Domenica 15 giugno 2003. Parte I

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«Ehi, sveglia!».

E pensare, si disse lei, che era talmente bello il cullio che la avvolgeva. Aprì gli occhi e si ritrovò davanti il bagnino Maci, con gli occhiali da sole a nascondere gli occhi assonnati, il viso un po' attonito ed torso nudo un po' skinny che alla luce di quell'ora non era per nulla male. Quando si mosse, sentì qualcosa di scomodo e duro sulla schiena.

Era su un pedalone, in riva al mare, che ondeggiava lentamente sulla marea calante. A giudicare dall'altezza del sole all'orizzonte, doveva essere mattina presto, forse le sette o le sette e mezza.

«Oh mamma! Se mia mamma mi becca ancora fuori mi ammazza! Fortuna che mi hai svegliata! Oddio, mi hai salvata di nuovo!» disse lei, concitata, scendendo al volo e scoccando un abbraccio al ragazzo.

Lui replicò con un goffo «Ma guarda che se trovo qualcuno addormentato sui pedaloni, lo sveglio a prescindere» ma lei era già nel suo trip sul fatto che quel tizio, così disponibile e presente, l'avesse già salvata un paio di volte. L'idea era di dargli un bacino sulla guancia perché quel corpo relativamente esile ma già caldo non era poi così male a contatto con il suo, ma nell'istante in cui aveva preso la decisione, Maci si girò dalla sua parte e il bacino si trasformò in qualcosa di un po' più serio.

Si, certo, potete storcere il naso davanti a queste ragazzine che limonano tutti quelli che incontrano, ma la situazione era strana, e lei era veramente incasinata. Da quando era in quella vacanza, le uniche cose che le avevano dato l'idea di essere inscalfibili erano la Debby al bar, Nicola che si lamentava, e Maci che ripassava sui libri mentre teneva la spiaggia, in silenzio.

E si limonarono, ma nemmeno tanto e nemmeno appassionatamente. O meglio, Maci avrebbe anche continuato, ma circa quindici metri più a monte c'era Nicola, rastrello in mano, che guardava, scuotendo leggermente la testa. La Mory lo notò a sua volta, e si staccò, colta da un vago rossore, recuperò le sue infradito e ripartì.

«Senti babydance, se tutti ti limonano così volentieri ci sarà un perché, vuoi far provare pure me?» disse Nicola, fissandola appoggiato al rastrello. Lei si bloccò e lo osservò per un lungo attimo. Se ne stava lì shirtless a guardarla, e se volete figurarvi un manzo vero, avreste trovato pane per i vostri denti. Per uno strano attimo lei si fece enormemente confusa.

«Stai dicendo sul serio?» chiese in un sussurro con la faccia abbastanza sconvolta. Non aveva mai pensato a Nicola in quel senso.

«Va là, cavati da lì che devo rastrellare, vampira».

****

Con mille attenzioni, rientrò in camera arrotolandosi sulla lingua il bacio ad un bagnino e la schermaglia con l'altro. La madre dormiva così come i due fratellini, con Corrado tutto storto in mezzo alle coperte. Non fece praticamente in tempo ad appoggiarsi al letto che suonò la sveglia, iniziava la domenica.

Visse quella mattina di domenica in uno strano stato, come se fosse dentro una bolla e vedesse quello che succedeva fuori. La Mona fu irreperibile, probabilmente la serata in discoteca era andata bene. Ma poi, si disse lei, cosa voleva dire "bene"? Si era fatta impastare le chiappe come con il Fara? O si era spinta oltre? Lo avrebbe voluto sapere, ma in alcuni momenti ebbe paura di saperlo. Era una condizione strana, inaspettata anche solo qualche giorno prima, quando lei e la sua amica si sentivano al telefono e lei millantava di aver conosciuto bei tipi senza nemmeno averla aspettata, e l'amica frignava i suoi "vorrei ma non posso".

Quella che le sembrava l'eterna ragazza a rimorchio era diventata improvvisamente una ragazza da rimorchio, con un fare sì, un po' goffo, ma sufficiente a quei gallettini della riviera per allungare mani e lingua.

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