Ma questo fa sul serio? In che senso 'in che anno siamo'? E poi come parla questo?
Sicuramente avevo la faccia di un pesce lesso mentre dicevo "Ehm, siamo nel duemila ventuno". Lui spalancò la bocca. Sembrava scioccato.
"Dove siamo?" chiese di nuovo.
A quel punto Amy si avvicinò a me e mi sussurrò "E' più ubriaco di quello che ci ha provato con te" disse per poi fare una leggera risatina. Io le diedi una pacca su un fianco per farla tornare in sé sussurrandole che doveva stare zitta.
Tornò in sé.
Risposi che eravamo in America, a New York e che si trovava vicino alla discoteca 'Le Bain'.
Lui biascicò qualcosa come 'ha funzionato' e si rilassò.
Amy, ad un certo punto chiese: "Tu chi sei? Come sei arrivato qui?"
Quel ragazzo si alzò a fatica e si mise davanti a noi. "Mi chiamo James Hill e ho sedici anni, sono arrivato qui non so nemmeno io come, ma se vi confidassi i miei pensieri non mi credereste mai..." disse per poi chiudere la bocca e abbassare lo sguardo. Io e Amy continuavamo a fissarlo e lui lo prese come un invito a continuare, cosa che era ovviamente vera.
"È iniziato tutto qualche ora fa credo. Io stavo tornando a casa dalla fabbrica ma il capo stava sbraitando contro una madre che lavorava lì per mantenere la famiglia e che io conoscevo. Quando sono entrato ne stava dicendo di tutti i colori e stava per darle un sonoro schiaffo, io decisi di intervenire ma lui di ripicca si era messo a far del male anche a me" disse alzandosi un grande ciuffo di capelli per mostrare cinque dita rosse e ben piazzate sulla guancia. "Prima avevo incontrato un uomo che aveva mostrato a me e a mio cugino questa presunta 'macchina del tempo'. Io per evitare di essere preso a schiaffi fino alla morte mi sono rintanato là dentro per non farmi trovare, ma poi sono caduto per qualche ragione a me ignota e mi sono ritrovato qui." Concluse poi.
Non ci posso credere! Ha viaggiato nel tempo! Che figata pazzesca! Però è anche vero che non lo conosciamo e lo abbiamo trovato disteso a quattro di bastoni vicino ad un benzinaio. Fatto sta è che sta solo e che è spaesato e io faccio di tutto per le persone sole e spaesate, tanto domani se ne tornerà a casa sua dopo un dopo-sbornia o se ne tornerà nella sua epoca.
Stavo per dirgli di salire in macchina, ma Amy precedette. Salimmo tutti e tre in macchina in silenzio... posso dire che troppo imbarazzante.
Io ero al volante, mentre Amy era vanti con me e 'James era nei sedili posteriori. Decidemmo, o meglio io e Amy (perché James se ne stava a vedere per tutto il tempo dai finestrini New York illuminata dai palazzi e dai semafori mentre ogni tanto cercava di soffocare uno sbadiglio), di andare a casa di Amy perché aveva saputo da un messaggio dei suoi che erano tutti e tre da qualche parente che voleva fare le congratulazioni per il college a Stan Galley e che tornavano a casa il giorno dopo per pranzo.
Entrammo con James che guardava allibito dagli irrigatori del giardino.
Quando entrammo e ci sedemmo sul divano lui iniziò a chiedere che cos'era un irrigatore, sul perché non utilizzavamo i cavalli e sul come potevamo vestirci così. All'ultima domanda che si poteva interpretare come una domanda retorica maschilista, ho notato che arrossiva e che guardava il pavimento con uno sguardo misto ad imbarazzo e curiosità.
Io cercai di spiegargli, ma ad ogni mia risposta si creavano da parte sua altre cinque o sei domande strane tipo 'ma voi lavorate ancora in fabbriche' e a questa domanda però si poteva sentire una nota quasi impercettibile di tristezza. Io gli risposi di no e che tutti fino ai diciotto anni erano sottoposti alla scuola dell'obbligo e se avessero voluto avrebbero potuto continuare con l'università e lui sorrise ( e dentro di me mi chiesi il perché).
Mentre lui faceva domande ed io rispondevo Amy osservava con una faccia del tipo 'ma che cazzo dice questo'.
James puzza da morire quindi lo spediamo a fare la doccia e, ovviamente, si meraviglia del soffione della doccia e delle spine della corrente mentre continuava a fare domande sulla televisione e di come potesse funzionare un telecomando senza un filo che lo collegasse alla TV.
Dopo avergli dato degli asciugamani e aver chiuso la porta a chiave io mi avvicino ad Amy che era restata in silenzio con lo stesso sguardo da quando è entrata in casa.
"Secondo te è vero" chiesi a Amy. "una cosa che sappiamo entrambe per esperienza è che l'alcol manda a puttane il cervello, probabilmente lui ora pensa questo, ma è più probabile che in realtà è ubriaco fradicio e che non ha una vita facile e per questo per lui è più facile pensare che venga dal passato" disse Amy parlando a bassa voce per non farsi sentire.
Io non so che cazzo pensare. Potrebbe esserlo, ma proprio forte visto che non sapeva neanche cosa fosse una macchina, o un televisore, o altre cose del cenere che per un adolescente del duemila ventuno è roba da tutti i giorni.
Ad Amy dissi esattamente questo e lei rimase in silenzio.
"puoi preparare il divano letto per James, tanto sai come si fa, mentre io resto qui?" chiese lei.
Io annuii ed andai a fare il divano letto per James.
Mentre stavo rifacendo mi stavo chiedendo che cosa stesse pensando James in questo momento, probabilmente a quanto tutto questo fosse incredibile per lui mentre noi ci vivevamo tutti i giorni e non ci faceva ne caldo e ne freddo.
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Verso il futuro
Teen FictionQuesta è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese commerciali, luoghi, fatti e avvenimenti sono frutto dell'immaginazione dell'autrice o usati in chiave fittizia. Qualsiasi rassomiglianza con fatti reali o con persone realmente esistenti o es...