Ha funzionato egregiamente mi dissi. Tutto questo è troppo nuovo per me. Io ero dentro ad una vasca grande e non fatta di legno e con un grande aggeggio che metteva l'acqua e che poteva anche regolare la temperatura senza lasciare per ore e ore la tinozza al sole.
Ero solo.
Non conoscevo nessuno, non sapevo come comportarmi, che cosa dire o fare. Mio cugino Lucas aveva detto che era pazzo quell'uomo, ma da quando ha detto 'per non affrontare più i problemi' e avrei voluto tanto scappare dal padre di Anne. Sicuramente questo non migliorerà la situazione di Lucas ed Anne ed infatti devo trovare un modo per tornare e affrontare tutto, ora scappare peggiorerà solo le cose e più tardi torno in fabbrica, peggio è.
Quando ero meravigliosamente assorto dai miei pensieri, ecco che sento bussare 'alla zio Billy' e sentire una voce al di là della porta: "James! Ci sei! Va tutto bene?" sentii.
"Ehm...certamente, sto benissimo" dissi io dall'altro lato.
"Dov'è il tuo telefono che avviso i tuoi?"
"Non puoi" dissi io.
"Come? E perché scusa?" chiese lei facendosi più acida.
"Non sò che vuol dire quello che hai appena pronunciato e non ho i genitori...sono morti quando sono nato e vivo, o meglio vivevo, dai miei zii che si trovano nel passato...da dove vengo io..." dissi.
Si sentiva che la ragazza non sapeva che dire, ma poi fece dei respiri profondi e dissi "Mi dispiace". Sentivo che il 'mi dispiace' che aveva detto lo pensava veramente. Si capiva dal tono di voce che ha cambiato dall'acidità al dispiacere.
Ci fu di nuovo silenzio che si interruppe di nuovo da lei: "Da quale anno provieni?" chiese di nuovo lei.
"Mille ottocento vent'uno" risposi.
"Ti manca qualcuno? Avevi degli amici o una fidanzata"
"Amici no visto che, aimè, non ho più potuto frequentare la scuola; e niente amore per me, sono sempre l'ultima ruota del carro e le ragazze non si avvicinano a me e io tanto meno a loro" risposi cercando di non farmi tremare la voce. La cosa che mi da invidia è che non sono Lucas: lui si sta per sposare, in fabbrica ha degli amici e tutti gli vogliono bene, ma, mi considerano solo come James Hill, la palla al piede del ragazzo perfetto del quartiere.
La ragazza continua a farmi domande mentre io rispondevo per poi parlare del più e del meno; di come era la mia vita e finalmente capii che qualcuno si immedesimava in me. Rideva e scherzava insieme a me e non di me.
Quando se ne andò, mi alzai e mi misi un asciugamano in vita e a pensare il perché zia Mary era così propensa a farmi ingrassare, quando la ragazza aprì la porta.
La avevo vista ma al buio non tanto: aveva quel vestito molto appariscente e i capelli acconciati alla perfezione castani misto al biondo e con dei boccoli. Si impalò davanti a me.
Menomale che avevo l'asciugamano mi dissi che imbarazzo, anche se così non è che la situazione sia tanto migliore.
"Oh, ehm sc...scusa, cioè non volevo che...insomma si...ecco..." odio balbettare. In imbarazzo mi capita sempre quando una ragazza ogni tanto mi parla e quando inizio a balbettare anziché mettermi ad aggredire qualcuno per far vedere il mio ego come fanno gli altri.
"Oh, non importa" disse con una leggera risatina.
"Si...ecco...voi sapete il mio nome, ma io non conosco il vostro" dissi io.
Lei smesse di ridere e mi porse la mano e io la strinse: aveva le unghie molto curate e ben tenute, mentre le mie erano piene di calli e decisamente non curate.
"Io sono Amy, mentre l'altra ragazza si chiama Lory" disse lei.
Rinforzai la stratta di mano e sorridemmo.
"Quella specie di vestito è in lavatrice, ti do qualcosa di mio fratello" disse posando sul lavandino dei vestiti che prima non avevo notato.
Poi uscì e chiuse la porta.
Io presi tutto quello che aveva portato lo indossai e mi osservai.
Era diverso, io ero diverso.
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Verso il futuro
Teen FictionQuesta è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese commerciali, luoghi, fatti e avvenimenti sono frutto dell'immaginazione dell'autrice o usati in chiave fittizia. Qualsiasi rassomiglianza con fatti reali o con persone realmente esistenti o es...