Capitolo 9 - Dimmi il tuo segreto e ti diró chi sei

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Capitolo 9 - Dimmi il tuo segreto e ti diró chi sei

Siamo quí in salotto, sedute una di fronte all'altra, nei comodi divani in pelle nera. La luce del sole illumina la stanza, delineando in vari punti delle strane ombre.

Quand'ero piccola, di notte, ne avevo paura. Ogni volta che ne vedevo una, uscivo dalla mia stanza per entrare in quella dei miei e rifugiarmi nelle forti braccia di papá. Lui mi stringeva forte a sé, coprendomi bene con la coperta per non farmi sentire freddo.

Quel gesto, anche se piccolo, mi faceva sentire protetta. E amata.

Mi mancano quegli istanti.

Alzo lo sguardo e osservo l'orologio appeso al muro. Mi perdo nei suoi dettagli. La forma rotonda e il lucido legno in mogano, gli conferiscono un aspetto quasi moderno, nascondendo in realtá la sua antichitá.

Ha piú anni di me quell'aggieggio!

La mia attenzione viene poi catturata dal delizioso suono delle sue lancette: lento, costante. Poso lo sguardo su di esse e noto che sono passati ormai 10 minuti.

Sarah continua a torturarsi le mani e non ha ancora spicciato parola. É nervosa, si vede.

Trema leggermente e i piccoli piedi continuano a battere irrefrenabilmente sul pavimento.

Piú la guardo e piú mi pento di averla trattata cosí freddamente in questi giorni. Non le ho quasi mai parlato.

Decido di rompere il ghiaccio, visto che lei non parla.

«Allora? Cosa devi dirmi?»

Rimane un po' in silenzio, come se stesse soppesando ogni singola parola che deve dire.

«Mi dispiace...» mormora infine.

La guardo incredula. Ma di cosa si scusa?

Con voce tremolante ripete

«Davvero... Mi dispiace.»

Delle lacrime iniziano a rigarle il viso di porcellana. Le sue mani si posano in fretta su quel piccolo viso coprendolo quasi del tutto.

La guardo confusa, cercando di non far trasparire il senso di colpa. Perché lo so che in realtá, colei che ha sbagliato sono io.

L'ho trattata freddamente perché mi sentivo tradita, senza rendermi conto peró che cosí, a mia volta, stavo ferendo lei.

Alza il viso dalle proprie mani e finalmente mi fissa negli occhi.

«Non volevo sconvolgerti la vita, credimi. Volevo solo conoscervi...»

Sospiro ormai esausta da come sta precipitando la situazione. Non so piú cosa dire.

«In questi giorni ho riflettuto molto su ció che é successo. Ho capito i miei errori e voglio trovare un modo per rimediare. Ma non ti garantisco che riusciró ad aprirmi completamente con te e trattarti come se fossi mia sorella. Non sono brava a rapportarmi con le persone» asserisco.

Sarah rimane ad osservarmi per un po', senza dire nulla. Le gote le si sono tinte leggermente di rosso a causa del pianto ormai cessato.

Annuisce leggermente con la testa, puntando poi lo sguardo sul pavimento.

Mi alzo dal divano.

«Ora, se non ti dispiace, voglio andare in camera mia. Sono stanca.» le riferisco.

Inizio a dirigermi verso la porta, quando la sua voce mi blocca di nuovo.

«Kylie...

Tu mi odi, vero?»

Arrivare a te [#Wattys2016]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora