Capitolo 30 - Danse Macabre

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Capitolo 30 - Danse Macabre

«Ehi, vado a prendere da bere. Vuoi che ti porti qualcosa?» chiede Dylan alzandosi e mettendomisi di fronte.

Annuisco convinta senza staccare gli occhi da Marcy e Cameron, i quali stanni ballando al centro della sala.

«Va bene, torno subito.» risponde notando che non lo sto piú ascoltando. Senza dire altro si allontana in direzione del tavolo dove sono stati messi a disposizione degli studenti un'enorme ciotola di punch, svariate bibite e cibo a volontà.

Continuo a fissare la coppietta felice, che tanto felice alla fine non è visto che l'espressione di Cam sembra piú quella di uno che sta andando al patibolo che di uno che sta ballando con la ragazza piú popolare della scuola.

All'improvviso il suo sguardo si alza da terra e si fissa sul mio, immobilizzandomi sul posto. Cerco di mantenere la mia maschera di indifferenza nonostante dentro di me senta il mio cuore perdere sempre piú pezzi. I suoi occhi sembrano stanchi, privi di vita e addirittura... delusi?

«Ecco a te.» Dylan mi si para davanti con due bicchieri in mano, interrompendo quel supplizio.

Gli rivolgo un debole sorriso, afferrandone uno. «Grazie.»

«Cosa stavi guardando?» chiede sedendosi accanto a me. Stringo la presa sul bicchiere sopresa dalla sua domanda.

«Niente di che.» mento bevendo un sorso di quel liquido rossastro. La sua dolcezza sembra un po' ricompensare l'amaro che sento dentro di me.

Dylan non ci casca, anzi segue il mio sguardo e capisce tutto.

«Vuoi ballare?» chiede all'improvviso cogliendomi alla sprovvista.
Abbasso un po' il viso sul mio vestito rosa perla, nascondendo ai miei occhi la delusione che sicuramente si dipingerà sul suo volto dopo la mia risposta.
«Non ne ho molta voglia, mi dispiace.» cerco di scusarmi.

Non riesco a vedere la sua reazione ma dal modo in cui stringe i pugni sulle gambe non sembra molto felice. E non lo biasimo, non è colpa sua se io mi sento così.

«Vuoi ritornare a casa?» chiede poi con una punta di delusione. Alzo di scatto la testa e noto nei suoi occhi una supplica; stanno cercando di dirmi di non accettare.

Scuoto la testa sorridendo tristemente. Non voglio rovinargli la serata, cercheró di rimanere con lui almeno fino alla fine della festa.

Stupendomi un'altra volta Dylan si alza all'improvviso, afferrando poi anche la mia mano.

«Andiamo.» dice solamente, portandomi con sè non so dove.

Attraversiamo folle di studenti attacati tra loro, sbronzi e addirittura fatti, per poi dirigerci verso una porta dopo la quale si trova un'immenso corridoio.

«Dove stiamo andando?» chiedo spaesata e un po' impaurita.

«In un posto piú tranquillo.» si limita a rispondere, stringendo ancor di piú la presa sulla mia mano.

Prima che possa rendermene conto ci ritroviamo davanti ad una porta, che Dylan apre senza troppo indugio. Scopró cosí finalmente che il posto in cui mi voleva portare è una camera.

Con la stessa tranquillitá di prima, Dylan si richiude la porta alle spalle e si siede sul letto matrimoniale.
Poi mi osserva alzando un sopracciglio mentre continuo a rimanere immobile davanti a lui, senza sapere cosa dire o fare.

«Non vieni?» chiede sbattendo leggeremente la mano sul posto di fianco al suo.

Ma io non mi muovo.
Notando la mia faccia sconvolta scoppia poi in una fragorosa risata.

«Non sto cercando di portarti a letto.» spiega. «Anche se la cosa non mi dispiacerebbe.» aggiunge poi ritornando serio.

Rimango ancora immobile per qualche secondo, sentendomi peró molto piú sollevata.

«Su dai, vieni adesso.» batte un'altra pacca sul letto e finalmente io mi decido ad avvicinarmi e a sedermi accanto a lui.

«Perchè mi hai portata qui?» chiedo ancora non capendo il suo gesto.

«Perchè c'è silenzio. Ascolta, non si sente niente.» mi fa notare mentre apre leggermente le braccia per enfatizzare la cosa.

Resto in ascolto e mi rendo conto che ha ragione. Il rumore della musica e degli schiamazzi degli studenti non si sentono piú, sembrano addirittura un lontano ricordo.

«Non mi sembravi molto a tuo agio alla festa quindi ho pensato che ti avrebbe fatto bene cambiare un po' d'aria.» si volta per guardarmi in viso, con un'espressione seria che mi preannuncia un discorso che lo sarà altrettanto.

«Lo so che tra te e Cooper c'é qualcosa, non sono stupido. Peró ho voluto provarci lo stesso. O meglio, continuo a farlo.» inizia, posandomi al contempo una mano sulla guancia destra.

Mi irrgidisco, sentendo il suo tocco come qualcosa di estraneo. Ma nonostante ció non mi scanso e lo lascio proseguire.

«E sai perchè?»
Rimango in silenzio, aspettando le parole che fremono di uscire dalle sue labbra.
«Perchè tu mi piaci e non voglio vederti soffrire cosí per uno che non ti merita e che alla prima occasione si porta a letto un'altra.»

Vorrei dirgli che non é vero. Che si sbaglia. Che Cam non è affatto cosí. Ma forse sotto sotto non ci credo neanche io abbastanza.

Le sue labbra si posano velocemente sulle mie prima che possa aprire bocca per dire qualcosa. Rimango con gli occhi spalancati mentre preme ancora un po' la sua bocca sulla mia. Non passa molto prima che si stacchi e mi guardi ansioso alla ricerca di qualche mia reazione. Ma io sono ancora impietrita, con il sapore di un ragazzo che non amo sulle labbra.

Dylan abbassa gli occhi, capendo. Fa un profondo respiro prima d alzarsi. La delusione nei suoi occhi è veramente un colpo al cuore. Tengo a lui, anche se non nel senso che lui desidera.

«Mi dispiace.» mormoro, toccandomi sbadatamente le labbra.

Lui scuote la testa, dopodichè mi guarda un'ultima volta.
«Va bene. Ho capito.» dice per poi allontanarsi con passo svelto dalla stanza, lasciandomi da sola.

Mi alzo anch'io, cercando di fermarlo ma è troppo tardi. Se n'é già andato e alla porta trovo l'unica persona che non mi sarei mai aspettata in un momento del genere. Ovvero Cam.

Ma la sua espressione ha assunto un non so che di disgustato che all'inizio non capisco. Poi mi rendo conto dell'accaduto. Mi ha vista. Mi ha vista entrare in questa stanza con Dylan e avrà capito male.

Ma alla fine la cosa non dovrebbe riguardarlo, no? D'altronde lui mi ha tradita veramente con Marcy.

Lo vedo sorridere amaramente e poi serrare con rabbia la mascella.

«Non pensavo che fossi cosí. E io che ero venuto a scusarmi ancora con te nonostante tutto.»

Scuote la testa per poi girarsi verso il corridoio ma all'improvviso si ferma, come se si fosse ricordato di qualcosa.

«Ah, e per la cronaca Marcy a quanto pare non è incinta. Non so quale di voi due sia peggio, sul serio.» scuote ancora la testa. «Inoltre, penso che sia ovvio che tra noi è finita. Sul serio stavolta.»

Dopodichè si allontana definitivamente. Non si volta nemmeno una volta a vedermi. Se ne va senza neanche lasciarmi spiegare. E se ci penso ha ragione. D'altronde è anche quello che io ho fatto con lui, no?

Sto per scoppiare a piangere e a tirar fuori tutte le lacrime che stavo cercando di trattenere ma un grido che squarcia improvvisamente la notte mi blocca. Inizio a correre verso la fonte di tale rumore, ritrovandomi fuori all'aperto, all'uscita che si trova dalla parte contraria alla sala della festa.

Di fronte ai miei occhi c'é una Marcy in lacrime, con il trucco sbavato e le mani tra i capelli. Cam è al suo fianco e sta cercando di calmarla. Ma ció che attira la mia attenzione è qualcosa disteso a terra. Mi avvicino sempre di piú, fino a che con orrore riconosco la sagoma che giace per terra: è Dylan ed è morto.

Arrivare a te [#Wattys2016]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora