Capitolo 4 - Che i giochi abbiano inizio

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Capitolo 4 - Che i giochi abbiano inizio

Respira.

Respira.

Cerco di convincere me stessa mentre sento l'aria nei polmoni mancare.
Il buio mi circonda, per cui mi é ancora piú difficile riuscire a calmarmi.

L'oscuritá mi riporta alla mente sempre brutti ricordi; mi immobilizza gli arti e gela il sangue nelle vene ogni volta.

Chiudo gli occhi impaurita e mi giro lentamente verso la persona che mi sta tenendo il polso. Sento subito la paura lasciar posto ad un fievole sollievo non appena riesco a distinguere chi ho davanti.

«Ma sei impazzito? Che diavolo ti salta in mente?» strillo ancora sconvolta dalla situazione.

Cam continua a non parlare. Dopo attimi che sembrano secoli, anzi anni, sospira, tirandomi per il braccio in modo tale da essere piú vicini.
La situazione mi spaventa un po' adesso, a dir la veritá.

«Senti, non voglio farti del male. Sono venuto per spiegarti. Devi stare lontana da me se non vuoi che ti succeda qualcosa di brutto, chiaro?» annuncia affrettatamente guardandosi intorno circospetto, come se dovesse andarsene da un momento all'altro.

Respira.

Respira.- impongo nuovamente a me stessa.

Prendo coraggio e gli punto contro l'indice della mano libera.

«No, adesso sentimi tu. Non so che cosa ti é preso in questi giorni. Non riesco a credere che tu mi abbia mandata a fanculo solo per una ridicola scommessa! Valevo cosí poco per te?»

Ormai le parole scivolano via dalla mie labbra da sole, incontenibili. Sono venate da una cieca rabbia ma allo stesso tempo da un dolore che fino ad ora credevo non avrei mai provato.

Sento gli occhi riempirmisi di lacrime, la mente annebbiata da un crescente ed incontrollabile sentimento di delusione.

No stupidi occhi, questa volta non dovete farlo. Non voglio piú piangere per questo cretino. Soprattutto non davanti a lui.

«Sí, perció stammi lontana.» é tutto ció che proferisce.

Con una frase vuole spazzare via anni e anni di amicizia. Come se fosse cosí semplice.

«Stai scherzando, spero...»
La mia voce esce fuori stavolta come una supplica. É piú forte di me, sono troppo debole in questi casi.
«No, Kylie.» risponde ferreo.

E con quelle due parole rompe definitivamente il mio autocontrollo.

Le lacrime trovano una
via di fuga e scendono copiose lungo le guance mentre come una bambina dopo essermi liberata dalla sua morsa, incomincio a colpirgli il petto con le mani.

«Mi fai schifo, mi fai totalmente schifo, lurido bastardo!»
Urlo con tutte le forze che mi rimangono in corpo, con tutta l'anima.

Di colpo lui si irrigidisce. Mi prende i polsi e mi fa sbattere violentemente contro il muro.

«Credi che per me sia facile fare tutto questo?» chiede guardandomi negli occhi.

«Credi che sia facile?» urla disperato, tenendomi ancor piú stretta.

Non capisco. Con le sue parole mi ha confusa ancor di piú.

«Che c'é di cosí complicato?»

«Kylie-»

«Dimmelo.» insisto con voce piú ferma e calma.

Cameron scuote la testa quasi addolorato. Fa un sorriso amaro e lascia liberi i miei polsi, allontanandosi simultaneamente.

«Non posso.»

Fa per andarsene ma lo fermo afferandolo per il lembo della maglietta.

«Perché no?» insisto ancora disperata, asciugandomi un po' le lacrime che non cessano di inondarmi le guance. «Perché, Cam?»

Lo vedo stringere i pugni e irrigidirsi completamente.
Si volta come una furia e senza neanche darmi il tempo di metabolizzare il tutto, mi attacca nuovamente al muro bloccandomi al contempo i polsi sulla testa.

Cerco di chidergli un'altra volta perché ma senza preavviso mi chiude le labbra con le sue.

Rimango immobile, con gli occhi sgranati, mentre le sue labbra premono con prepotenza sulle mie.

Non so cosa fare. Tutto questo é cosí sbagliato.
Sono cosí scioccata che neanche mi rendo conto che sto ancora piangendo.

Il bacio dura un po' e vedendo che lui non si stacca, lo spingo violentemente via da me.

Mi pulisco subito le labbra prima lentamente, poi con foga, cercando di togliere il sapore di quel bacio rubato.

Non doveva andare cosí. Diamine, non volevo arrivare a questo punto.
Perché noi siamo, o meglio, eravamo amici e questo non va bene.

«Perché l'hai fatto?» mormoro con gli occhi bassi, troppo sconvolta per guardarlo in faccia.

«Perché sapevo che tu non ne saresti stata felice.»

Alzo di scatto la testa, presa alla sprovvista dalle sue parole.
Lo guardo sconcertata, arrabbiata, delusa, mentre anche lui mi osserva a sua volta. Nei suoi occhi peró non riesco a scorgere nulla, nessun sentimento.

Dicono che gli occhi sono lo specchio dell'anima, eppure come si fa a scorgere l'anima in occhi che non esprimono nulla? Le persone possono perderla?

«Te lo dico un'ultima volta: stammi lontana.» aggiunge.

«E se non lo facessi?» lo sfido.

Sulle sue labbra appare un sorriso sadico che mi fa fremere dalla paura, facendomi accapponare la pelle.

«Allora sarei costretto a fare cose peggiori di questa che ho appena fatto.» dice semplicemente con una scrollata di spalle.

«Non lo faresti mai.» mi sfugge senza che riesca ad evitarlo.
«Il Cam che io conosco non lo farebbe mai.» aggiungo, sperando in una qualsiasi sua reazione, ma nulla.

Ha ancora gli stessi occhi freddi di prima. É come se si fosse messo una maschera.
Fa un altro sorrisetto amaro.

«Il Cam che conoscevi é morto, Kylie.»
Dopodiché se ne va, lasciandomi a fissare immobilazzata la sua figura sparire nell'oscuritá.

Arrivare a te [#Wattys2016]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora