Capitolo 10 - Colpita e affondata

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Capitolo 10 - Colpita e affondata

Osservo attentamente il tramonto, seduta nella mia comoda sedia in legno. La sottile coperta di cotone mi copre le gambe. Siamo solo a novembre e fa molto freddo.

Cerco di rappresentare in modo decente la colorazione del cielo, sul foglio che ho in mano.

Quando mi sento triste, stanca, felice o semplicemente normale, adoro mettermi comoda e disegnare.

E dopo aver visto questo spettacolo da dietro la finestra, non ho resistito a catturarlo.

Dopo svariati tentativi non riusciti, metto da parte i materiali sul piccolo tavolino che ho di fianco e prendo il cellulare.

Devo togliermi il pensiero.

É da quel giorno che America non viene piú a scuola.

Da quando abbiamo fatto il gioco dei segreti.

Ripenso al biglietto vuoto che avevo tra le mani. Non so perché, ma la mia mente lo associa sempre ad America.

Scaccio via quel pensiero dalla testa e con mano tremolante cerco il numero della mia amica sul telefono.

La chiamo.

E come al solito non risponde.

É da una settimana che fa cosí.

Io la chiamo e lei non risponde.

Sto cominciando a pensare che mi nascondi qualcosa.

Mi alzo, piegando la coperta e adagiandola sopra la sedia. Entro in casa e vedo Sarah che scende dalle scale con un borsone in mano.

La guardo interrogativa.

Indossa dei leggins grigi abbinati ad una semplice felpa nera.

«Dove stai andando?» le chiedo.

«Oggi inizio il corso di danza classica.» afferma entusiasta.

Rimango a bocca aperta. Ma lo stupore si trasforma velocemente in rabbia.

Non mi hanno detto nulla.

Sarah nota subito la mia espressione.

«Mamma e papá non te l'hanno detto?»

No. Non me l'hanno detto.

Ma di certo non glie lo riferisco. Abasso lo sguardo a terra e inizio a salire lentamente le scale, cercando di mantenere la calma.

«Mi dispiace, Kylie. Forse non volevano farti ricordare quel peri-» cerca di dire la lei, ma poi si interrompe.

Come cazzo fa a sapere di ció che é successo?

Mi volto verso di lei, con gli occhi pieni di rabbia. Appena vedo il suo volto innocente, non resisto piú. Riverso su di lei tutta la mia rabbia e la mia frustrazione.

«La devi smettere di scusarti, cazzo! Mi fai irritare! Perché sembra che sia io quella che sta sbagliando tutto, ma non é cosí! Smettila di fare la santarellina!»

Lei mi guarda per poco, con gli occhioni lucidi ed esce dalla porta senza dire nulla.

All'improvviso, mi rendo conto di essermi comportata in maniera un po' troppo brusca con lei. Cosí mi precipito alla porta. La apro e appena cerco di chiamarla, la voce mi si blocca in gola. Sarah é appena entrata all' interno di un auto bianca.La riconoscerei tra mille. Ogni volta la mattina, mi fermavo al cancello della scuola e guardavo quell'automobile passarmi di fianco.

Infatti, come mi aspettavo, al posto del guidatore scorgo la figura di Josh.

Tutti i miei buoni propositi svaniscono all'istante e sbatto violentemente la porta. Mi dirigo furiosa verso le scale, salendole a due a due. Appena arrivata nel lungo corridoio, mi incammino verso la mia porta, ma poi mi blocco sul posto. Mi giro lentamente a destra e fisso la camera di Sarah. La porta é aperta e si riesce a scorgere tutto: lo spazioso letto in mezzo alla stanza, coperto da una coperta lilla, la grande finestra sopra di esso. Entro dentro la camera per avere una visuale migliore di ció che si trova all'interno. Rimango colpita dall'ordine che regna nella stanza. Non c'é nulla fuori posto.

Arrivare a te [#Wattys2016]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora