Capitolo 18 - Figuracce all'ordine del giorno

450 25 6
                                    

Capitolo 18 - Figuracce all'ordine del giorno


Le luci del mattino mi colpiscono in pieno viso. Sento i raggi del sole accarezzarmi la pelle e riscaldarmi. È una sensazione magnifica... Mi sento scomoda però. Mi giro repentinamente dall'altra parte del letto allargando le gambe. È un'abitudine che ho da quand'ero bambina. Ma all'improvviso inizio a sentire un lieve dolore al ginocchio e mi rendo conto di aver colpito qualcosa. I piccoli mugolii provenienti non molto distante da me lo confermano. Apro gli occhi e con mia immensa sorpresa mi ritrovo Cam davanti, con la faccia contratta dal dolore e gli occhi socchiusi. Inizio a deglutire nervosamente. Non mi aspettavo di certo di svegliarmi così. È senza maglietta. Percorro con lo sguardo il suo fisico atletico, soffermandomi più del dovuto sulla sua perfetta tartaruga. Ok, basta. Fissare un ragazzo così è un po' da pervertita.
«Che male!» esclama, con le mani sui gioielli di famiglia.
Sposto gli occhi sul suo viso. Appena sveglio, sembra quasi un angelo, con i capelli biondi che splendono ancor di più dal sole.
Non riesco ancora a capire però che ci fa qui. All'improvviso una folata di vento mi sferza la pelle e mi rendo conto di essere ancora con addosso il vestito blu regalatomi da mia madre. Ma stranamente mi ritrovo la zip mezza aperta. Che cosa strana... Aspetta un attimo. Non può essere...
Spalanco gli occhi e mi metto velocemente a sedere sul letto, cercando di coprirmi alla bel e meglio con la striminzita coperta che ci avvolge entrambi.
«C-che cosa ci fai tu qui?» chiedo con voce tremante.
Sul suo viso si dipinge un espressione sconvolta. Non sembra essere contento della mia domanda. Sbuffa sconcertato e scuote lievemente la testa, facendo ricadere dei ciuffi dorati sul volto.
«Prima mi fai del male e poi per prima cosa mi chiedi che ci faccio qui? Sul serio?»
Lo guardo inizialmente confusa. Poi capisco. Ero troppo presa a chiedermi che ci facesse lui con me nello stesso letto per chiedergli scusa per il calcio che involontariamente gli ho tirato.
Mi avvicino a lui titubante. La sua espressione arrabbiata non è che sia molto incoraggiante.
Gli poggio delicatamente una mano sulla spalla scoperta. La trovo stranamente calda. Come fa a non avere freddo a questa temperatura? Questa stanza sembra quasi un frigorifero e lui dorme seminudo. Almeno spero che sia seminudo...
«Scusa, scusa. Non volevo.» gli dico realmente dispiaciuta. «Lo sai che quando dormo non sto mai ferma.»
Cam fa un piccolo sorrisetto, dopodichè risponde con tono rassicurante «Già. Mi ricordo ancora tutti i calci e i pugni che mi davi di notte, quand'eravamo piccoli. Mi risvegliavo tutto pieno di lividi. Non sai che male... » Finge una smorfia di dolore.
Un sorriso inizia a farsi spazio anche sulle mie labbra.
«Bugiardo! Non ero così violenta! Mi descrivi come se avessi avessi avuto la forza di John Cena! E poi non mi avevi mai detto niente. Me l'hai fatto notare sì e no due volte...» gli do una leggera spintarella con la mano con cui prima avevo toccato la sua spalla, riportandola poi sulla coperta.
Lui abbassa lo sguardo, come se fosse stato colto in fallo.
«Se te l'avessi detto» inizia, guardando un punto fisso sul letto «non mi avresti più permesso di dormire con te per paura di farmi male. E non credo avrei sopportato l'idea. » È nervoso, si vede, ma allo stesso tempo estremamente dolce. Nessun ragazzo mi ha mai detto una cosa del genere. E credo che nessuno mi conosca meglio di lui. Forse neanche mia madre.
Rialza i suoi occhi azzurro cielo verso di me, scrutando attentamente la mia espressione.
Rimaniamo così per per un lungo istante. A guardarci. Come se avessimo ognuno di fronte a sé qualcosa da cui è impossibile staccare gli occhi.
Sento i battiti del mio cuore aumentare e una strana sensazione mai provata prima farsi strada nel mio stomaco. Saranno queste le famose farfalle di cui tutti parlano? Quelle farfalle tanto citate nei libri, nelle canzoni e nei film di ogni tempo?
In questo momento non saprei dirlo. L'unica cosa che so è che questa sensazione mi fa sentire viva e ... strettamente legata a lui.
Abbasso lo sguardo sulle mie mani ancora intente a sorreggere la coperta all'altezza del collo.
«Se continui a dire queste cose, te ne arriva un altro di calcio. E questa volta non sarà un incidente.»
faccio un sorriso forzato, continuando ad osservare i piccoli pois azzurri della coperta. «Ti ricordo che hai una ragazza e non credo che le farebbe piacere ascoltare queste cose.» lo riprendo.
Lui sembra fregarsene e con un movimento rapido si alza dal proprio posto e si avvicina al mio orecchio. Sento il suo respiro caldo solleticarmi la pelle e un leggero odore di vaniglia provenire dal suo corpo. «Se è per questo, non le farebbe piacere neanche sapere che ieri notte abbiamo dormito insieme.» sussurra.
La mia bocca si spalanca. Sono più che certa che abbia formato un enorme O in questo momento. Non mi ricordo nulla della notte scorsa. A parte la cena ed il gioco con la bottiglia. Ora che ci faccio caso non ricordo bene neanche quello. Oh mio Dio, che cos'è successo ieri?
Cam si allontana quel poco che basta per potermi guardare in faccia, e appena nota la mia espressione buffa inizia a ridacchiare.
«Sei rimasto qui tutta la notte?» chiedo io ancora sotto shock.
«Be', sì. Hai insistito così tanto... Volevi a tutti i costi fare sesso con me.» Mi volto di scatto verso di lui. «Mi hai violentato senza pietà.»
Sfodera un espressione così innocente che non riesco a capire se menta o meno. Non posso aver fatto una cosa del genere. Non sono il tipo...
«Ma... Mi prendi per il culo, vero?» Rimango ancora impietrita, con le sopracciglia leggermente aggrottate.
Lui scuote la testa serio, chiudendo gli occhi. Riaprendoli, li ripunta su di me e risponde «No, affatto.» L'espressione seria viene poi sostituita da un sorriso malizioso.
«Dovevi vederti. Sembravi una leonessa... » continua come se niente fosse. Mi copro ancor di più con la coperta, troppo in imbarazzo e ancora troppo scioccata dalle sue parole. «Non volevi sentire scuse...»
«Smettila!» Prendo il cuscino azzurro su cui prima avevo poggiato la testa e glielo lancio in piena faccia. Lui lancia un finto urlo di dolore e afferrandolo, se lo toglie dal volto e lo poggia accanto a sè.
«Sei solo un pervertito!» dico imbronciata. Cam scoppia a ridere di gusto. La sua risata non fa altro che confondermi ancor di più. Giuro che lo ammazzo. Lo castro e lo ammazzo. «Non farei mai una cosa del genere!» continuo ad urlargli contro, colpendolo a forza di pugni sul petto.
«In condizioni normali sicuramente no... ma ubriaca com'eri ieri...» lascia la frase in sospeso, irritandomi ancor di più e facendomi diventare sempre più paonazza. Se è un scherzo, non è per niente divertente. Sta rischiando di essere castrato per una cosa del genere. E questo sì che non farebbe per niente piacere a Marcy. Povera cucciola, non riuscirebbe più a vivere...
Comincio a battere ancor più freneticamente i pugni sul suo petto, presa da un incontrollabile rabbia.
«Ahia... Ahia!» urla Cam, ma non ci bado. Tanto lo so che non gli fa veramente male. Con il fisico che si ritrova... «Prima mi violenti e poi mi picchi. Come sei masochista... E poi sarei io il pervertito...» scuote ancora la testa, disgustato. Ma i suoi occhi mi fanno capire che si sta divertendo un mondo.
No, non se la caverà così. Se la sta cercando veramente. Con un tonfo sordo si butta sul letto, non prima però di prendermi per un braccio e attirarmi a sé. Cado sopra di lui, poggiando le mani sul suo petto. I nostri visi sono a pochi centimetri di distanza, tanto che riesco ad ammirare meglio i suoi occhi, che con la luce del sole, appaiono ora azzurro chiaro, quasi tendente al grigio.
«Ti ho già detto che sei bellissima quando ti arrabbi?» sussurra, mantenendo il contatto visivo. Con una mano mi sposta una ciocca di capelli che apparentemente mi era caduta sul viso, portandomela dietro l'orecchio.
Socchiudo leggermente le palpebre, valutando se mandarlo a quel paese o rispondergli in modo serio. Non mi accorgo neanche che la sua mano continua ad accarezzarmi la guancia. Di colpo però mi rendo conto di quanto il tutto sia sbagliato.
Cerco di assumere un espressione seria e con voce abbastanza sicura riesco a dire
«Ti ho detto che devi smetterla. Hai già una ragazza che, oltre ad essere molto più bella di me, può darti tutto ciò che vuoi. Non riesco proprio a capire che cosa vuoi da me.» Alle mie parole il suo viso si contrae leggermente, assumendo un'aria imbronciata. Non credo che la mia risposta gli sia piaciuta granchè.
«Lei non è più bella di te.» afferma con tono deciso ed ignorando il resto della mia frase.
«Ma smettila, non ho nulla di particolare.» rispondo fredda, alzandomi dal suo petto. Evitando il suo sguardo, cerco di spostarmi dal suo corpo ma la sua mano mi blocca il polso e mi attira nuovamente a sé, facendomi cadere su di lui come un sacco di patate.
«Non sto scherzando. Hai dei bellissimi occhi marroni lo sai?» continua, assumendo nuovamente un tono più dolce. «Di quella bellezza che va trattata come una questione importante. Non so se mi spiego.»
Rimango alcuni secondi a riflettere sulle sue parole. Abbasso lo sguardo sul suo ampio petto, leggermente triste. Il suo complimento mi lusinga estremamente, ma nell'attuale situazione in cui ci troviamo, non mi trasmette quello che forse mi avrebbe trasmesso prima. Perchè infondo lui non ha scelto i miei occhi, a detta sua importanti, ma quelli di Marcy, e ammetto che è anche colpa mia se ciò è successo. Quindi ora mi devo prendere le mie responsabilità ed essere felice per lui.

Arrivare a te [#Wattys2016]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora