Capitolo 1

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La nostra storia d'amore è iniziata come una qualunque storia.. Nei soliti modi banali.
Ero seduto ad uno dei tavoli del bar nel quale lavoravo durante il college, avevo approfittato del fatto che non ci fosse nessuno così da poter tentare di finire uno dei compiti che il mio professore di letteratura aveva assegnato alla classe, e poi è entrato lui.

Finalmente ero riuscito a trovare l'ispirazione per finire di scrivere quella storia e dargli il finale che meritava quando vengo infastidito dal campanellino posto vicino alla cassa che richiama il personale.

Lo suonava in continuazione e sapevo che lo stava facendo di proposito quel ragazzo presuntuoso, ma non ce la feci più e sbottai facendo sbattere le mani sul tavolo molto violentemente per poi rivolgergli uno sguardo torvo.

Lo vidi sorridere soddisfatto e in quel momento capì che quel ragazzo sarebbe stata la mia rovina.

Mi avvicinai al bancone e con molta pacatezza cercai di parlare con quello sbruffone.

"È possibile ordinare?" disse sorridendo sornione

"Certo. Di cosa ha bisogno?" sorrisi fintamente io mentre tentavo di mantenere il mio autocontrollo.

"Del tuo numero di cellulare per favore"

Era davvero uno sbruffone presuntuoso.. Eppure ogni volta che me lo chiedeva, io non so.. Provavo delle scosse lungo la schiena. Lo diceva con quel sorriso da defincente sul viso, ma i suoi occhi mi guardavano così intensamente che mi confondevano. Lui mi confondeva. Non riuscivo mai a capire dai suoi gesti e dalle sue parole così diversi tra loro, se facesse sul serio o se scherzasse.
Ma in qualsiasi caso, all'epoca, non ero un tipo che si fidava molto della gente e avevo già deciso da tempo di rimanere indifferente nei confronti di quel ragazzo di cui non sapevo nemmeno il nome.

"Non esiste" sfoggiai di nuovo il sorriso finto che ogni volta gli riservavo sperando che capisse e se ne andasse per non tornare più.

"Non hai un telefono?" chiese lui stando al gioco

"No"

"E allora dimmi.. Quello cos'è?" disse indicando il telefono che stava di fianco alla cassa, ovviamente mio.

"Un oggetto qualsiasi"

Lo vidi sorridere, davvero divertito. Era più carino il suo sorriso naturale di quello che usava per rimorchiare. Forse si credeva davvero troppo figo.

"L'altra volta era a riparare, un altra volta lo avevi perso.. Oggi non hai un cellulare.. Sai sei davvero interessante"

Penso che quello fu lo sguardo più intenso che ci fissiamo mai scambiati.
Non riuscivo proprio a capirlo.. Quel ragazzo per me era un mistero così come lo erano le sue intenzioni..
Lo vidi sorridere e abbassare lo sguardo.

"Un caffè.. Grazie" rialzò lo sguardo e tornò a rivolgermi un sorrisino da stronzo che velocemente cercai di  contraccambiare con uno ancora più finto di prima e tentati di sbrigarmi il più velocemente possibile così da vederlo sparire finalmente e poter continuare a scrivere in santa pace. Ero più confuso di prima.

Gli porsi la tazza del caffè, ovviamente d'asporto e attesi i soldi che non mancarono ad arrivare. Li presi, diedi il resto ma lui non lo accettò. Continuò a fissarmi sorridendo in modo accattivante e disse solamente "Puoi tenerli" facendomi l'occhiolino.

Chi mi conosceva all'epoca, era consapevole del mio caratteraccio. Non riuscivo a gestire i nervi e quel tizio me li stava facendo saltare tutti. Avevo voglia di prenderlo a schiaffi e togliergli quel maledetto sorriso dalla faccia.

Maledetto pallone gonfiato.

Mi ripresi il resto accennando un sorriso di cortesia, ovviamente sempre finto, e guardai l'uscita sperando che capisse che volevo che se ne andasse.. Bevve un sorso di caffè mentre era poggiato con entrambi i gomiti al bancone e sorrise di nuovo guardandomi negli occhi, faceva finta di non aver capito eppure lo sapevo benissimo che in realtà lo aveva fatto.

Lo stava facendo di proposito.. Voleva farmi saltare i nervi.
Prima che io riuscissi a dirgli qualcosa, si alzò, si voltò verso l'uscita e facendo un segno con la mano disse "ci vediamo dolcezza".

Ero nero dalla rabbia ma tentai di calmarmi anche perché ormai era uscito dal locale e io avevo di meglio da fare che spredicare contro un tizio maleducato qualunque.

Tentai di calmarmi e finì di scrivere la mia storia.

Questo fu il primo incontro con colui che ora, dopo 6 anni, è l'uomo della mia vita.

Sentì dei rumori che mi svegliarono e allungai un braccio sull'altro lato del letto alla ricerca del mio fidanzato, che non trovai. Aprì gli occhi e lo vidi tutto vestito che si allacciava la cravatta davanti lo specchio.

"Amore.. Che ore sono?"

"Le 7.30"

"Ma è presto" dissi io sedendomi sul letto.

"Devo andare a lavoro prima oggi. Ho una riunione importante" disse dandomi ancora le spalle.

Lo vidi che si infilava la giacca, prese la cartellina e aprì la porta.

"Non dimentichi niente?" gli chiesi mettendo su un finto broncio

"No.. Ho preso tutto" disse lui facendo vagare lo sguardo nella stanza e le mani nelle tasche controllando davvero di aver preso tutto. Così protesi le mie labbra per dargli un indizio, che colse ma non fece.

"Sono di fretta" detto ciò si voltò e si chiuse la porta alle spalle lasciandomi ferito e solo nel nostro letto con un peso sul cuore che ancora, in quel momento, non ero riuscito ad identificare o facevo solo finta di non averlo fatto.

Se solo me ne fossi reso conto prima, avrei potuto fare altro per migliorare la situazione, ma preferì ignorare quella brutta sensazione che mi si era attaccata allo stomaco e rivolsi la mia attenzione ad altro.

In quel momento ancora non sapevo che quello era solo l'inizio della fine per la nostra relazione.

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