Capitolo 4 - Un anno dopo

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-Un anno dopo-


Sono in piedi in bilico sopra un tetto.

Ancora una volta non c'è alcuna via di fuga, o meglio, non ce n'è nessuna che io possa utilizzare.

L'unico modo per scendere, infatti, è sempre lo stesso: una scala a pioli.

Le mani tremano.

Passo dopo passo mi avvicino, so che sto andando incontro alla mia fine.

Arriverà anche questa volta, è inevitabile.

Appoggio il piede destro.

Sento un rumore provenire da sotto la suola della scarpa.

Lo scalino, sotto il mio peso, si stacca.

Non cerco neanche di aggrapparmi per arrestare la caduta.

Cado nel vuoto.

Sbarro gli occhi.

Quando riprendo coscienza di dove sono, mi rendo conto di aver urlato.

Luke dorme accanto a me, ma non sembra essere stato minimamente disturbato dalle mie grida disperate. Ormai, ci ha fatto l'abitudine. Dall'inizio della mia permanenza a Los Angeles questo sogno, che prima era sporadico, è diventato ricorrente. Quasi tutte le mattine do il buongiorno al mondo così, urlando e digrignando i denti, mentre cado nel vuoto.

Non sono mai riuscita a fare più di due passi su quella scala, prima che si infrangesse sotto i miei piedi. Non sono neppure mai arrivata a scontrarmi con il suolo, né per morire, né per capire se in basso, grazie a qualche miracolo, io potessi trovare una rete da salvataggio ad aspettarmi.

Il mio primo anno alla Usc è cominciato come mai mi sarei immaginata.

Dopo qualche settimana dalla festa, Luke mi ha dichiarato il suo interesse. Poco dopo, siamo diventati ufficialmente una coppia.

Kate e Jaimie, giorno dopo giorno, sono diventate sempre più necessarie, abbiamo stretto una forte amicizia e, in pochissimo tempo, ho raccontato loro cose che credevo non sarei mai riuscita a confidare a nessuno.

Sono andata a tante feste della confraternita, in discoteca a Los Angeles, ho persino preso un volo senza conoscere la destinazione per poi passare dei meravigliosi giorni a New York con le mie amiche.

Ho indossato abiti stretti, corti, scollati. Mi sono truccata tutti i giorni e indossato scarpe eleganti anche per andare a lezione.

Luke, dopo la prima vittoria dei Trojans, è salito sugli spalti a cercarmi e mi ha baciata davanti a tutta l'università dedicandomi il suo ultimo touchdown.

Le sedici pillole sono durate per altrettante meravigliose esperienze e poi, di nuovo il nulla.

Pantaloni della tuta e felpe larghe; disturbo ossessivo compulsivo intervallato a sciatteria senza freni. L'unica cosa alla quale ho lavorato costantemente è stata la mia carriera universitaria.

Ho frequentato sei corsi in tutto il mio primo anno. Tutti portati a termine con il massimo dei voti.

Alla fine del primo semestre, sono rimasta una settimana in camera a studiare, senza mai fare una doccia. Non ho neppure risposto ai messaggi di Luke che, a un certo punto, aveva iniziato a temere fossi morta.

Tuttavia, diciamo che, per quanto la nostra storia sia cominciata come una favola, ben presto si è trasformata in un incubo. Ovviamente molto più per lui che per me.

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