Jay
«Svegliatevi, ho bisogno di voi» un lamento fastidioso si insinua nei miei sogni, impedendomi di compiere l'ultimo touchdown che avrebbe portato la Usc alla vittoria del Campionato universitario. L'insistenza della voce mi costringe a svegliarmi, mentre sento delle ossa sporgenti applicare peso sul mio corpo e scostarmi bruscamente verso il lato del letto.
Quando apro gli occhi, la prima cosa che vedo è lo sguardo spiritato di Kate. È distesa al centro del letto, separando me ed Eva come un muro, mentre volge il capo ritmicamente a destra e sinistra.
«Shhhh, mi scoppia la testa» Eva porta entrambe le mani sulle tempie.
«Che c'è K?» riesco a dirle appena; sono ancora molto confuso dopo la serata di ieri.
«Ho fatto una cazzata» pronuncia a bassa voce «non giudicatemi, vi prego» prosegue con tono di supplica.
«Non c'è neanche bisogno che parli... certe cose un gemello le sente. Per uno che non scopa, l'altro si diverte» mi stropiccio gli occhi, cercando di lenire il fastidio che provo nel guardare la luce.
«Oddio che schifo, avete scopato in questo letto?» la mia migliore amica mi rivolge un'espressione disgustata.
«No, svegliati Kate... intendeva dire che tu e JJ l'avete fatto» Eva ancora con le palpebre serrate, scuote la testa rassegnata.
«Oh sì, ehm, giusto. Adesso come lo dico a Steve? Lo sapevo che non dovevo ubriacarmi con lui nei paraggi» mi strappa il cuscino da sotto la testa, lo sposta sotto il viso e ci affonda la faccia.
«Innanzitutto non credo sia una buona idea raccontarglielo... e poi ho sempre creduto che tra te e JJ ci fosse ancora qualcosa, perciò non dare la colpa all'alcool, stento a credere che tu l'abbia usato solo per il sesso» allungo la mano per riappropriarmi del mio cuscino, spostando la sua testa sul mio petto.
«Che gran troia che sono» si aggrappa con entrambe le braccia al mio collo, stringendole tanto da farmi soffocare.
«Per me dovresti dirlo a Steve, quello che hai fatto non è carino... ti devi prendere un po' di tempo da sola per pensarci, è palese che tra te e JJ ci sia tanto di irrisolto» Oph continua a rispondere senza guardarci; forse stanotte qualcuno si è introdotto qui dentro e le ha incollato le palpebre.
«Eva sei sveglia?» una voce maschile proviene dal corridoio, accompagnata da un bussare flebile.
«Papà?» Oph schiude gli occhi alla velocità della luce, rizzando in piedi.
Io faccio lo stesso, raccogliendo prima tutti i miei vestiti e poi scappando in bagno.
Lascio la porta socchiusa per origliare. Non è la prima volta che mi capita una situazione del genere, non mi sorprenderei se tra non molto io dovessi ritrovarmi costretto a calarmi in mutande dal tetto.
«Buongiorno» Eva, sbadigliando per finta, lo invita a entrare.
«Salve, signor Neri» sento Kate salutarlo per prima e poi lui ricambiare gentilmente.
«Ero venuto a vedere se stavi bene dopo le scenette di ieri sera, non mi è piaciuto affatto il tuo comportamento». Ritorna utile saper parlare italiano e poter quindi capire tutto quello che le sta dicendo, visto che lui sembra voler utilizzare la sua lingua natale per impedire a Kate di fare ciò che io posso fare senza sforzi.
«Scusami, lo sai che non bevo mai... ho fatto un paio di sorsi da Kate e sono andata un po' fuori» che bugia articolata... ah, piccola Ophelia ho tanto da insegnarti sul mentire.
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The Art Of Being Art
RomanceEva, diciannove anni e un metro e sessanta di insicurezze. I traumi del passato torneranno prepotentemente a tormentarla, quando dall'Italia si trasferirà a Los Angeles per cercare di esaudire il suo sogno e quello di sua madre. Soltanto una persona...