Percorro il vialetto che porta alla Trojans più lentamente di quanto dovrei.
Mi sento quasi una Pamela Anderson - con una seconda scarsa di seno - che corre a rallentatore in uno dei tanti episodi di Baywatch.
Non so perché, ma mi agita troppo anche solo l'idea di essere fuori dalla confraternita.
Ho chiesto a Jaimie di rispondere subito al telefono non appena l'avessi chiamata, ma, ovviamente, alla ventesima volta che ci provo, non ottengo altro come risposta se non sempre la stessa voce meccanica della segreteria.
A questo punto, dopo un po' di minuti di attesa, decido che è arrivato il momento di entrare.
Ci sono pochissime auto nei dintorni e già questo mi insospettisce.
Anche quando mi avvicino di più all'ingresso, non odo niente: né musica e né voci.
Apro la porta e davanti a me si palesa il nulla.
È tutto buio e non sento alcun rumore se non quello del mio respiro che si è fatto pesante.
Tasto alla cieca al lato della parete e, dopo qualche tentativo, riesco ad accendere l'interruttore.
Non c'è nessuno, se non un ragazzo che non conosco che dorme sul pavimento sporco, immerso in una quantità industriale di bicchieri rossi e accanto a una chiazza di quello che credo essere il suo stesso vomito.
Deglutisco rumorosamente.
Cazzo, che ansia.
Con la voce tremante chiamo prima Jaimie e poi Kate.
Quando sto per perdere la pazienza, sento lo sportello di un'auto chiudersi alle mie spalle.
Mi volto nella speranza che siano le mie amiche.
Jay con una camicia bianca, un po' troppo stretta sui muscoli, tiene per mano una ragazza mentre questa ride scomposta a qualcosa che lui le ha appena detto. Quando si accorge di me, sorride un po' meravigliato della mia presenza. «Ciao bella» mi saluta, mentre continua a stringere a sé quella ragazza.
«Ciao, hai visto Kate e tua sorella?» mi viene spontaneo parlare in italiano, come se cercassi di non far intromettere la sua accompagnatrice nella nostra conversazione.
«Lexie aspettami in camera» le comunica semplicemente e, quando lei fa per obiettare, lui la liquida con un gesto della mano. La sua attenzione torna tutta su di me «Sono andati tutti a una festa in spiaggia, quelle due svitate sono salite sull'auto di Mad e... neanche Luke è qui».
«Ah, ok» faccio per andare via, ma lui mi blocca per il polso.
«Vuoi qualcosa da bere?» mi domanda come se avesse tutto il tempo di questo mondo e non ci fosse una ragazza ad aspettarlo di sopra.
Mentre attende che io risponda, soffia verso l'alto per spostare un ciuffo di capelli ribelli che gli ricade sugli occhi e batte il piede per terra come se fosse nervoso.
«Sono astemia» gli comunico semplicemente.
«Io no» ride «ma lo sai che non posso bere alcool...intendevo se ti va una coca o che so un bicchiere d'acqua. Mi sembra che qualcosa ti preoccupi» me lo dice con un tono preoccupato che stona con il suo solito atteggiamento.
«Oh no, sono solo stanca. Tua sorella mi ha svegliato nel cuore della notte per dirmi di venire qui a prenderle» sbadiglio.
«Dai beviamo una coca, così eviti di addormentarti mentre torni al dormitorio» si avvicina al frigo, lo apre e poi mi porge una coca-cola ghiacciata.
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The Art Of Being Art
RomanceEva, diciannove anni e un metro e sessanta di insicurezze. I traumi del passato torneranno prepotentemente a tormentarla, quando dall'Italia si trasferirà a Los Angeles per cercare di esaudire il suo sogno e quello di sua madre. Soltanto una persona...