Quasi quattordici anni prima
«Dove sono gli occhi, mamma?» indico su un grosso libro pieno di immagini il volto di una donna con un collo lungo e un volto magrissimo.
«Modigliani non dipingeva mai gli occhi delle donne che ritraeva» mi risponde distrattamente, mentre si sistema i capelli allo specchio.
«E perché?» mi viene spontaneo chiederglielo, per l'ennesima volta sono costretta a elemosinare da lei qualche informazione in più su un argomento.
Sono lontani i giorni in cui mi spiegava ogni dettaglio di ogni immagine che mi mostrava. Oggi è sempre più difficile passare del tempo con lei. È sempre fuori casa e non mi dice mai cosa fanno lei e papà così tante ore senza di me. Quando torna poi, l'unica cosa che sembra in grado di fare è rannicchiarsi a letto per dormire tutta la giornata.
Ho provato a farmi raccontare qualcosa dalla zia Gin, ma lei non fa altro che parlarmi di vestiti e di trucchi, mi annoia tremendamente.
«Lui sosteneva che gli occhi fossero lo specchio dell'anima e perciò che non fosse possibile dipingerli su tela. In più era convinto che donne e uomini non potessero capirsi tra loro, usava sempre un termine che non credo tu riusciresti a capire: incomunicabilità, tra sessi opposti ed esseri umani in generale».
«Ma qui ci sono, non è lo stesso artista?» indico un riquadro più piccolo accanto all'altro.
Mamma si sporge nella mia direzione e aggrotta le sopracciglia, osservando quella rappresentazione.
«Quello è il ritratto della moglie, perciò li ha disegnati» ancora una volta non prosegue nelle sue spiegazioni ma, dal modo in cui la guardo impaziente, capisce perfettamente che non mi basterà sapere solo questo.
«Eva sono stanca, ne possiamo parlare un'altra volta?» toglie i capelli, restando senza, e si stropiccia gli occhi con le mani ormai ridotte soltanto a ossa.
«Dimmi solo perché e poi dormiamo» so che questo è l'ultimo tentativo, dopodiché dovrò arrendermi.
«Secondo te, perché? Hai sei anni, dovresti essere in grado di capirlo da sola» mi risponde scocciata, alzandosi dalla sedia e trascinandosi a fatica nel letto.
«Perché la amava e perciò era l'unica donna che capiva?» trattengo le lacrime, ingoiando la disperazione in cui mi fa ricadere la sua indifferenza, dando la prima risposta che mi viene in mente.
«Esatto Eva! Perché è solo quando ami qualcuno che tra mille pupille spente riesci a riconoscerne due brillanti... guarda le tue come luccicano per me» mi porge la mano destra, mettendo in mostra il suo pesante smeraldo, dono di papà per la mia nascita.
«Se tu fossi un'artista, dipingeresti me con gli occhi?» le domando, continuando a fissare il colore di quel gioiello, perfettamente identico a quello delle mie e delle sue iridi.
«Se io avessi la forza di prendere un pennello in mano dipingerei l'umanità intera senza sguardo e solo te e papà con gli occhi più scintillanti del mondo. Io e te li abbiamo dello stesso colore, perché se è vero che "gli occhi sono lo specchio dell'anima", tu ti porterai dietro sempre un compito arduo: quando ti guarderai allo specchio in te ci saranno due riflessi, della tua e della mia anima. Custodiscila sempre amore mio».
«E se io ho la tua anima, tu cos'avrai mamma? Come continuerai a vivere?» mi spaventa sentirla parlare così, ultimamente lo fa spesso. Non capisco perché voglia alludere a un futuro che non ci vede insieme.
«Ma io vivrò per sempre dentro di te, questo mi basta. Adesso però vieni qui, non riesco più a tenere gli occhi aperti, è tardi. Se papà ci trova ancora sveglie si arrabbia» allunga una mano verso di me e mi aiuta a scalare l'altissimo - almeno per me - lettone.
STAI LEGGENDO
The Art Of Being Art
RomanceEva, diciannove anni e un metro e sessanta di insicurezze. I traumi del passato torneranno prepotentemente a tormentarla, quando dall'Italia si trasferirà a Los Angeles per cercare di esaudire il suo sogno e quello di sua madre. Soltanto una persona...