Un paio di ore dopo, un hamburger e patatine e un pisolino, è arrivato il momento di incontrare Jay per parlare dell'argomento del nostro progetto. Ho provato più volte a chiamare Luke per avvertirlo, ma non ha mai risposto né alle telefonate, né ai messaggi che gli ho inviato.
Apro l'armadio alla ricerca di qualcosa di comodo da indossare. Le uniche magliette che mi fanno sentire a mio agio nell'ultimo periodo sono quelle dei Trojans, attualmente però, ho a disposizione soltanto quelle con la scritta Jefferson 1 sulla schiena, perciò non mi sembra il caso di sceglierne una, in quanto sarebbe come infierire ancora una volta sulla situazione di Jay. Opto allora per una t-shirt oversize con un cuore anatomico realizzato con la stampa della Notte stellata di Van Gogh e per dei mom-jeans scuri.
Gli ho chiesto di raggiungermi per studiare nella mia camera perché mi sento più tranquilla a rimanere in un posto familiare. Riesco infatti a sopportare abbastanza bene gli spazi universitari, considerando il fatto che la mia mente ha iniziato a concepirli come un grande prolungamento della mia casa, mentre, al contrario, avrei avuto sicuramente molta più difficoltà a recarmi alla confraternita, in quanto uscire dal mio spazio sicuro avrebbe significato perdere totalmente il controllo della situazione.
Mentre mi guardo allo specchio, insoddisfatta ancora una volta del mio aspetto, sento bussare alla porta. Non appena la apro, la figura imponente di Jay si palesa davanti ai miei occhi, oscurandomi la visione del corridoio illuminato. Anche lui si è cambiato, indossa infatti un paio di pantaloncini neri della Nike e una maglietta dello stesso colore con una stampa raffigurante una rosa appassita.
«Ehi» accenna appena un saluto.
«Ciao Jay. Vieni pure.» gli faccio cenno di entrare, allargando la mano destra.
«Kate?» domanda, perlustrando rapidamente l'intera camera.
«A cena fuori» gli rispondo, sperando che non mi faccia nessuna domanda in più, oggi non potrei sopportare il terzo grado di un altro Cook.
Si siede alla mia scrivania, osservando le fotografie nelle cornici poggiate sulla mensola. Non dice una parola ma lo vedo indugiare sull'immagine di me e mia madre davanti al David di Michelangelo, scattata proprio in occasione di quell'ultimo viaggio prima che lei morisse.
«Che ne dici di Firenze?» mi domanda.
«In che senso?» replico confusa.
«Per il progetto di storia» si volta verso di me e prosegue «il professore vuole che utilizziamo come post quem il 1492, per permettere anche a chi ha come nazione l'America di seguire la stessa cronologia-»
«La morte del Magnifico?» lo interrompo senza bisogno che prosegua.
Annuisce, ancora una volta sorpreso dalle mie conoscenze.
«Mi sembra un'ottima idea» sorrido soddisfatta «ho sempre avuto una grande passione per la storia, senza contare che vorrei specializzarmi proprio in Arte rinascimentale, quindi direi che di quel periodo so già abbastanza, potrebbe essere inoltre anche una valida scelta per mettere insieme le nostre conoscenze, le tue in ambito letterario e le mie in ambito artistico» ormai sono un fiume in piena, se solo volessi potrei mettermi davanti al computer e in tre secondi realizzare una presentazione perfetta da consegnare in quattro e quattr'otto.
«Calmati... abbiamo tempo, il corso è cominciato solo oggi» ridacchia «però mi piace la tua intraprendenza, perché significa solo una cosa: massimo dei voti! E non sai quanto ne ho bisogno dopo il mio disastroso secondo anno» si gratta la nuca come a voler dimostrare di aver razionalizzato quanto il suo comportamento sia stato degenerato lo scorso anno.
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The Art Of Being Art
RomanceEva, diciannove anni e un metro e sessanta di insicurezze. I traumi del passato torneranno prepotentemente a tormentarla, quando dall'Italia si trasferirà a Los Angeles per cercare di esaudire il suo sogno e quello di sua madre. Soltanto una persona...