Spazio autrice:
Per la prima volta compaio all'inizio e non alla fine. Mi rendo conto che è un capitolo molto pesante, io stessa in ogni rilettura mi sono sentita prosciugata. So anche che c'è poca azione e molto dialogo, ma credo che dopo nove anni fosse giusto così. Spero che anche voi possiate ritenere questo finale adeguato e, se così non fosse, ci terrei tanto a sapere cosa ne pensate. Ricordatevi sempre quanto vi voglio bene...
Buona lettura, Maty🥀.
Ps. se vi va concedetemi una ⭐ o un 💬.
Jay
Parte II
Entro in aula a lezione già cominciata. La professoressa è di spalle. Stringe nella sinistra un piccolo laser che sta puntando sull'immagine controversa di una donna che allatta un uomo anziano. Mi siedo tra le ultime file e seguo il resto della spiegazione, come fossi uno studente qualsiasi.
Non si accorge di me, fino a quando un allievo maldestro, seduto proprio davanti a me, non fa cadere tutto il contenuto del suo zaino per terra, provocando un tonfo fortissimo che si propaga, grazie all'eco, per tutta la classe.
«Per oggi va bene così, ci vediamo tra due giorni» annuncia, cercando di mantenere la calma. Continua a guardare nella mia direzione ma, è come se al tempo stesso, mi guardasse attraverso.
«Ev-» mi blocca con una mano prima che io possa parlare.
Aspetta che tutti gli studenti siano usciti e poi, solo dopo aver preso un respiro profondo, è lei a dirmi qualcosa. «Jay non so che cosa tu ci faccia qui, ma non ho neanche due minuti da dedicarti, ho una giornata pienissima e un treno per andare da papà da prendere. Puoi tornare a Londra, non abbiamo niente da dirci» me lo comunica con tutta la freddezza che riesce a simulare, sebbene io intraveda un piccolo fuoco bruciare al suo interno.
«Io non voglio dirti addio» le afferro un polso, tirandola verso di me.
«Infatti non sei mai stato capace di farlo, io al contrario tuo, ne sento la necessità. Non è importante dirlo ad alta voce, la cosa fondamentale è pen-».
«Sei arrabbiata per Kat?» la interrompo, domandandole immediatamente e indirettamente se la sua fuga improvvisa non fosse più legata alla gelosia che ad altro. Non mi sembrava così tanto intenzionata a chiudere l'altra notte, anzi, mi pareva quasi di aver intravisto nei suoi occhi uno spiraglio di possibilità per noi due.
«Tu non eri sveglio, non hai visto il suo volto quando mi ha trovata in cucina a preparare la colazione. Probabilmente sarebbe stata meno spaventata a vedere un fantasma che a incontrare me» serra la mandibola, scuotendo la testa «non mi sono sentita mai così tanto fuori luogo in un posto come in quel momento».
«Non c'è niente di più che una cosa fisica tra noi» affermo risoluto «non mi crederai, ma non ho mai amato nessun'altra donna dopo di te. Non so cosa lei provi per me, ma so esattamente cosa io sento nei tuoi confronti».
Scoppia a ridere, continuando a far ruotare la testa da una parte all'altra.
«Devo andare Jay, faccio da assistente a un esame e non posso proprio tardare. Ciao!» mi saluta, come se fossi l'ultimo dei conoscenti incontrati per caso. Mi dà una pacca sulla spalla e si allontana, saltando qualche gradino e facendosi spazio tra gli studenti che si stanno accalcando per prendere posto per la lezione successiva.
Resto fermo al centro dell'aula per qualche secondo, prima di prendere l'ennesima decisione.
Sono determinato a farle leggere la mia ultima lettera e a farle aprire il mio regalo, deve sapere ciò che le avevo scritto; deve sapere ciò che avrebbe potuto essere; è necessario parlare, ma farlo per davvero stavolta. Non mi farò distrarre da niente, ho un solo obiettivo e oggi farò di tutto per portarlo a casa.
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The Art Of Being Art
RomanceEva, diciannove anni e un metro e sessanta di insicurezze. I traumi del passato torneranno prepotentemente a tormentarla, quando dall'Italia si trasferirà a Los Angeles per cercare di esaudire il suo sogno e quello di sua madre. Soltanto una persona...