Capitolo 10 - Cena con delitto (Parte I)

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«Ev, è ora di andare».

Le parole di Kate mi destano dai miei pensieri.

Sono davanti a questo specchio a osservarmi ormai da mezz'ora.

Non mi ero accorta di quanto il tempo fosse passato in fretta, presa com'ero dalle mie angosce.

Oggi, però, scelgo di non farmi sopraffare dalla paura.

Ci proverò finché mi sarà possibile. 

Cercherò di regalarmi una serata normale.

Sarò la Eva ventenne che dovrei essere, sarò l'amica di Kate, la ragazza di Luke, la studentessa della Usc – sarò quello che avrei dovuto essere se la mia mente malata non avesse così tanto potere su di me. 

Mi rifiuto stasera di cedere alle lusinghe farmacologiche, non mi piace come mi annebbiano l'anima quelle pillole, voglio essere me stessa e, se esserlo significa potenzialmente affogare nell'oceano di paure che mi porto dietro, stasera rischierò la morte consapevole di avere un'alleata nella mia discesa verso gli inferi.

Kate mi dà la speranza di poter affrontare le sabbie mobili e uscirne vincitrice, anche dopo esservi sprofondata totalmente.

«Sei bellissima Eva» pronuncia estasiata Jaimie.

Non mi ero accorta fosse qui. Chissà quante cose mi sono successe intorno, mentre ero occupata a riflettere.

«Grazie» un flebile suono fuoriesce dalla mia bocca.

«Promettimi che proverai a divertirti» mi dice allungando il mignolo nella mia direzione, in attesa che io glielo stringa, come a voler suggellare un patto in maniera infantile.

«Ci proverò» le sorrido avanzando verso di lei, concedendole il dito per concludere il nostro accordo.

«Ti va di ballare?» dal computer di Kate cominciano a risuonare le note di Alone Together di Dan + Shay.

Faccio un respiro profondo e le porgo la mano.

Finalmente, mi lascio andare.

Balliamo così per qualche minuto, senza che vi sia alcun senso nei movimenti che i nostri corpi producono.

Quando ci lasciamo, mi sembra di ritornare a respirare meglio.

Il mio cuore si nutre di momenti spensierati come questi per ricominciare a battere normalmente.

«Mi dispiace interrompere il momento, ma sono arrivato da più di dieci minuti, sei pronta?» sbuffa Luke, poggiando la spalla destra allo stipite della porta e portando la mano opposta a giocare con il ciuffo di capelli scuri che gli ricade sulla fronte. Indossa un completo nero e una camicia bianca, i primi due bottoni aperti mostrano un piccolo accenno del suo petto muscoloso...è bello da togliere il fiato. Come sempre del resto, a differenza della sottoscritta.

«Siamo pronte» afferma sicura Kate alle sue spalle.

Non credo di averla mai vista più bella di oggi. Ha legato i capelli in uno chignon morbido, il viso è abbellito da uno strato leggerissimo di trucco, il vestito le incornicia perfettamente il corpo, mettendo in risalto tutti i suoi pregi e nascondendo i suoi minimi e insignificanti difetti.

«Ok, andiamo allora o faremo tardi» Luke allunga la mano nella mia direzione. Quando io faccio lo stesso verso di lui, me la stringe, intrecciando le sue dita con le mie.

Un passo dopo l'altro, la terra sotto i miei piedi sembra vacillare. Mi impongo però di mantenere un contegno e stringo la sua mano come se fosse l'àncora che mi permetterà di restare attraccata durante una tempesta.

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