𝙏𝙝𝙚 𝙢𝙪𝙨𝙞𝙘𝙞𝙖𝙣

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2. 𝙄𝙡 𝙢𝙪𝙨𝙞𝙘𝙞𝙨𝙩𝙖

 𝙄𝙡 𝙢𝙪𝙨𝙞𝙘𝙞𝙨𝙩𝙖

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Lui siede nella penombra della sua stanza, provando quell'esperimento un'ultima volta ma ogni tentativo sembra vano. La medicina non sembra fare per lui, perciò deve abbandonare l'università e magari trasferirsi altrove. Ma dove? A trentacinque anni, Jeremy Brauer ha appena acquistato il suo primo appartamento da scapolo nei pressi di Chicago, dove studia e lavora come avrebbe dovuto fare molti anni prima. Ha origini tedesche da parte di padre, ma non ha mai visitato quella parte dell'Europa. Dopo essersi diplomato al liceo, ha aspettato un po' prima di scegliere quale facoltà prendere. Sono trascorsi i mesi, gli anni e lui non aveva la minima idea su dove sarebbe finito, su dove sarebbe voluto finire. Non aveva mai avuto grosse ambizioni, e alla fine si è ritrovato ad accettare un consiglio – o meglio un ordine – da parte di suo padre. "Ti permetto di trasferirti in città da solo, ma devi iscriverti al college. Stai perdendo il tuo tempo qui, e tua madre ne soffre troppo". Così, si è ritrovato a trenta anni a girovagare tra i corridoi tra milioni di adolescenti, sentendosi fuori posto. Tra una lezione e l'altra, la compagnia di un gruppo di studenti suoi coetanei ha reso quell'agonia meno opprimente. "Cosa porta un giovane yankee nella ventosa Chicago?" gli ha domandato Brian, trentenne di origini polacche trasferitosi negli Stati Uniti con la madre. "La certezza di non saper fare nulla, oltre accettare le condizioni dei miei genitori".

"Non abbatterti. Non puoi essere così pessimo". Da quel giorno in avanti, Brian lo avrebbe supportato tanto da fargli scoprire un nuovo talento. La musica, una qualità che secondo lui aveva sempre tenuto nel sangue. Era abile con la chitarra classica e con il pianoforte, ma è con il sassofono che dava il meglio di sé e ne ha scoperto le vibrazioni positive ascoltando canzoni jazz risalenti agli anni quaranta, quando i soldati sopravvissuti alla guerra si ritiravano nei locali per festeggiare la vittoria. Jeremy ha acquistato immediatamente vinili su vinili di Louis Armstrong, Harry James perché secondo lui è su disco rigido che si può avvertire il vero suono degli strumenti, come quando sono stati registrati. All'improvviso, lo studio della medicina non gli ha più trasmesso nulla e per quanto volesse rendere fieri i suoi genitori, ha deciso di prendere la palla al balzo e di trasferirsi a New Orleans con Brian e Charlie. Trovare un appartamento non è stato così semplice. Sono giunti in città con una sola valigia, colma di vestiti ma anche di sogni e speranze. In New Orleans vedevano un nuovo inizio, una scommessa. A fine anno, i tre amici avrebbero realizzato qualcosa. Jeremy si è messo subito alla ricerca di una scuola di musica, dove ha iniziato a studiare gli strumenti e a saper leggere la musica come i veri artisti. Nel giro di qualche mese, resosi conto che quelle nuove abilità lo rendevano stranamente felice e appagato, ha deciso di farne anche un lavoro cercando impiego come musicista nei locali più alla moda della città.

"Dove hai suonato?" gli hanno domandato i proprietari, prima ancora che potesse dire il suo nome. "Per lo più nel garage..." ha preso tempo, sperando che loro intuissero l'ironia "...ma sono uno studente in musica. Sono capace di poter suonare su quel palco" lo ha indicato con la mano, serrando le sopracciglia. "Mi dispiace, signore. Assumiamo solo cantanti e musicisti con un'esperienza nel settore. In questo periodo dell'anno, non possiamo permetterci errori".

"Le dico che posso farcela. Mi dia un'opportunità". L'ultimo titolare di un locale che lo ha ricevuto, ha semplicemente scosso la testa, tornando dietro le quinte. Jeremy si è guardato intorno, domandandosi cosa avrebbe dovuto fare per suonare in uno di quei posti. Nei giorni seguenti ha continuato a girare in lungo e in largo e senza successo, fino ad una sera di marzo quando Charlie si è presentato nel loro appartamento con un sorriso che gli riempiva l'intera faccia. "Cos'è quel ghigno? Hai vinto alla lotteria?" ha scherzato Brian. "No, molto meglio. Ho trovato un impiego".

"Barista?" Charlie ha scosso il capo. "Farò quello che amo. Suonerò in un locale come pianista ufficiale". Immediatamente Jeremy ha serrato le sopracciglia, scettico mentre Brian ha sorriso. "Non mi dire. Come hai fatto a trovare un impiego simile?".

"Ho i miei contatti e so farmi apprezzare" subito è calato un silenzio imbarazzante, seguito da una mezza smorfia di Brian che si era accorto che Jeremy era impassibile, quasi irrigidito nell'udire quella notizia.

"Adesso potresti mettere una buona parola per il nostro musicista d'eccezione, non credi?" ha domandato Brian, ricevendo un cenno con la testa da parte del suo amico. "Mi è difficile adesso, ma ci proverò. Intanto vi lascio questi" ha consegnato loro due volantini con l'evento in programma per la serata. "Suonerò lì da stasera e vi vorrei nel pubblico. A fine concerto potrei presentarti al titolare" Charlie ha guardato Jeremy ricevendo un unico sguardo affranto. "Penso che andrò in centro, stasera. Non ho voglia di rinchiudermi in un locale jazz. Mi scolerò una birra da solo, o magari del bourbon. Ho sentito che va di moda qui". I suoi due amici erano a conoscenza di quello che gli stava passando per la testa, e di conseguenza decisero di insistere. Dopo il tramonto, è Charlie a lasciare per primo l'appartamento per poter andare a lavoro. Jeremy, prima di uscire di casa, ha messo su un po' di musica, per poi guardare la custodia del sassofono posta in piedi vicino alla finestra e domandandosi se sarebbe arrivato mai il suo momento, come era accaduto per Charlie. 

𝘾𝙤𝙣 𝙜𝙡𝙞 𝙤𝙘𝙘𝙝𝙞 𝙚 𝙘𝙤𝙣 𝙡𝙖 𝙫𝙤𝙘𝙚 | 𝘾𝙝𝙧𝙞𝙨 𝙀𝙫𝙖𝙣𝙨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora