0.6│Uno, nessuno e centomila

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art: anime, 4×18

Insicurezze e fragilità erano il pane quotidiano di Momo Yaoyorozu. Solo che ne era consapevole ed era perfettamente brava a nasconderle dietro a innumerevoli maschere.

Il concetto di maschera l'aveva sempre affascinata. L'uomo la utilizzò fin dall'alba dei tempi. Nella preistoria durante la caccia o riti magici e propiziatori, nell'antica Grecia e nell'antica Roma, nell'arte del teatro, nel Medioevo anche con finalità mediche contro il terribile flagello della peste. A interessarla di più era però il suo significato psicologico, indagato soltanto nel Novecento. Lo psichiatra Jung, allievo del celebre Freud poi allontanatosi dalle sue orme, spiegava bene che ogni individuo è composto da più parti, da lui chiamate Persona e Ombra. La prima è proprio la maschera nel senso attribuito al termine dagli antichi greci, ossia coincide con gli aspetti esteriori di ognuno; la seconda, invece, è il nostro io più profondo, inconscio, di cui spesso sia noi sia gli altri siamo inconsapevoli. Tuttavia, non accettare l'esistenza dell'Ombra, dell'oscurità che vive innanzitutto dentro di noi, è pericoloso. Diventa sempre più vorace e potente fino a distruggere le relazioni con gli altri e la Persona stessa.

Quella domenica sera, nel ripercorrere mentalmente questa argomentazione alla base del tema di filosofia sulla dialettica hegeliana in cui prese il massimo dei voti, Momo non poté fare a meno di pensare alla sua amica Kyoka. Era questo che le stava succedendo? La sua antitesi, la sua Ombra, la stava divorando da dentro? E come poteva aiutarla, se si nascondeva dietro maschere e bugie e se lei non era da meno?

Si sentiva un'ipocrita. Perché anche lei non poteva evitare di indossare maschere in quella rappresentazione teatrale che era la vita. Per ogni situazione ne aveva una diversa: la studentessa perfetta, la danzatrice straordinaria, la tastierista nella band scolastica, la modella che ogni tanto posava per l'azienda tessile Best Jeanist, l'amica premurosa con Kyoka e persino la ragazzina alla sua prima cotta palesemente ignorata con Todoroki.

E viveva con la costante paura di essere smascherata, con il timore che qualcuno un giorno avrebbe dimostrato che tutti i suoi successi non erano frutto della sua bravura, ma solo di casualità, fortuna, della sua famiglia benestante. Poteva prepararsi fino all'eccesso per ogni verifica, per ogni spettacolo, per ogni evenienza, ma una volta smascherata che cosa sarebbe rimasto? Chi c'era dentro a quel corpo grazioso, intelligente, educato? Qual era la sua identità, la sua essenza più profonda? Chi era veramente Momo Yaoyorozu?

Emise un lieve sospiro e si rigirò nel letto, nel vano tentativo di costringersi a dormire. Di solito scivolava nel sonno non appena poggiava il viso sul cuscino, stanca per i mille impegni della giornata, eppure ultimamente pensieri come quelli la tenevano sveglia fino a tarda notte. Sapeva che le preoccupazioni e un cattivo sonno a lungo andare avevano effetti negativi sul cervello e sulla salute in generale, i genitori glielo ripetevano fino allo sfinimento. Ma lei che sapeva sempre tutto non aveva idea di come gestire gli imprevisti che di recente stavano scombinando l'ordine della sua vita.

Fu uno di questi imprevisti, nello specifico proprio quello che portava il nome di Kyoka Jiro, a sconvolgere anche quella notte.

Si presentò a casa sua verso le due. Senza preavviso e non nel migliore degli stati. Per fortuna i genitori di Momo erano via per lavoro e la governante non si svegliò al breve suono del campanello.

«Non sapevo dove altro andare. Sei libera di cacciarmi» proferì soltanto l'amica. Le braccia raccolte ad abbracciarsi da sola e ripararsi dal freddo, la voce rotta e lo sguardo mortificato posato a terra.

«Non ci penso neanche. Vieni, entra».

Per diverso tempo Kyoka non parlò. Rispose solo a cenni e monosillabi alle sue domande riguardo a come si sentiva, se aveva bevuto e quanto, se poteva fare altro per lei. Sembrava sconvolta, ma non perché troppo ubriaca. Non era la prima volta che andava così e sapeva riconoscere in che stato si trovava.

𝙢𝙮 𝙞𝙩𝙖𝙡𝙞𝙖𝙣 𝙖𝙘𝙖𝙙𝙚𝙢𝙞𝙖 ❘ a mha storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora