1.9│Ubriaco

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art: Matsuri 松裡

Com'è che aveva pensato?
"Forse, per una volta la rabbia poteva essergli utile. Poteva farsi aiutare da lei a prendere a cuore una persona che non fosse sé stesso e a dare vita a qualcosa di costruttivo".
Stronzate. Solo e soltanto un cumulo di stronzate con cui al solito cercava di ripulirsi la coscienza e che poi lo conducevano inevitabilmente all'ennesima cazzata.

«Fanculo!» l'imprecazione spontanea abbandonò le labbra di Katsuki quando, così sovrappensiero, premette troppo forte il rasoio sulla pelle e si tagliò sul mento. Per il nervoso scaraventò l'oggetto nel lavandino e dovette aggrapparcisi con le mani facendo respiri profondi per non dare in escandescenze già di prima mattina.

Incontrò il suo riflesso nello specchio. Subito lo evitò. Si odiava più di ogni altra cosa al mondo, e cioè un livello molto alto. Quell'odio lo corrodeva dall'interno sempre più, giorno dopo giorno, e scaricarlo random verso qualcosa o qualcuno di esterno non funzionava più. La sua testa era un completo casino, non solo per la sbronza della sera prima, voleva soltanto che smettesse ma non sapeva più come fare.

Finì di radersi e si sciacquò con l'acqua troppo gelida di quel maledetto bagno. Grazie al cielo era l'ultimo giorno alla baita di Yaoyoricca. La sera avrebbe potuto finalmente tornare a casa e archiviare quella stupida vacanza. Non ne poteva più di convivere ventiquattr'ore su ventiquattro con il resto della classe e soprattutto Deku che aveva preso a ignorarlo.

«Fanculo». Non era possibile che l'accaduto di tre giorni prima continuasse a incasinargli il cervello in quel modo. Perché quello stronzo si ostinava a starsene al centro dei suoi pensieri?!

Ormai era chiaro. Con gli anni, crescendo, aveva capito che lasciarlo stare era meglio. Aveva anche compreso che Deku era una persona decente e non si meritava il suo odio. In sintesi: si sentiva terribilmente in colpa. Soltanto che, quando aveva provato a esprimerlo, aveva mandato tutto a puttane. Che pensava di fare l'altra sera?

Dopo il discorso di Deku davanti a tutti su quanto è bella la vita, non ce l'aveva più fatta a stare in quella stessa stanza. Come poteva dire così dopo l'inferno che gli aveva fatto passare? Era uscito sul portico e lì si era potuto abbandonare all'attacco di rabbia mista a panico che stava trattenendo. Aveva familiarità con quelle crisi e non le avrebbe augurate nemmeno al suo peggior nemico, che per la cronaca non sapeva se indicare più nel suo acerrimo rivale da una vita o in sé stesso, il che rendeva quanto facessero schifo.

Anche piangere, faceva schifo. Annebbiava la vista, bloccava la gola al punto di non riuscire più a respirare, impediva di pensare lucidamente.

Per questo, quando la causa di tutto era venuta lì a risolvere il suo casino come se niente fosse, perché dopotutto aveva sempre subito le conseguenze dei suoi guai per tutta la vita rialzandosi con quel fottuto sorriso sulle labbra, era esploso di nuovo. La rabbia era la sua reazione, tra le tante cose, anche a quando era confuso, non riusciva a controllare le sue azioni e a comprendere i suoi stessi sentimenti.

Deku aveva aggravato tutto blaterando qualcosa sul perdono, allora Katsuki lo aveva tenuto al muro farfugliando qualcosa di sconclusionato e cacciato via. Però, quando lo aveva assecondato, con quell'espressione sofferente riflesso della sua perché era un fottuto ammasso di bontà ed empatia, non aveva provato solo rabbia ma anche... paura, forse? Qualcosa di così intenso da spingerlo a trattenerlo.

Non sapeva dire, con i sentimenti faceva schifo, anche se non a livello del Bastardo a Metà, e spesso diceva e faceva proprio il contrario di ciò che intendeva. Sapeva solo che era qualcosa di diverso dalla solita rabbia e che in quel momento in realtà dentro di sé gli stava urlando di restare.

𝙢𝙮 𝙞𝙩𝙖𝙡𝙞𝙖𝙣 𝙖𝙘𝙖𝙙𝙚𝙢𝙞𝙖 ❘ a mha storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora