1.8│Migliore amica

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art: manga, vol. 31, colourized

«Mina, ti pregherei di staccarti da quel cellulare».

«Ah-ah, sì, un attimo» la ragazza dagli inconfondibili capelli rosa shocking rispose in automatico al rimprovero di Tenya, senza ovviamente ascoltarlo.

Ripercorrendo senza un motivo preciso la chat con quel francesino wannabe di Yuga, si era imbattuta nelle foto condivise nelle giornate precedenti con l'amico rimasto a casa: troppo belle per riuscire a smettere di ridere. Escludendo i selfie e le panoramiche sui luoghi visitati durante le escursioni, la maggior parte erano state scattate di nascosto agli amici da lei stessa o dalla sua partner in crime Toru nei momenti più improponibili durante la vacanza alla baita di Momo.

I goffi Tenya e Izuku quella volta che aveva tentato di insegnare a tutti un po' di breakdance.
Le sue creazioni con i capelli delle ragazze, nonché di Eijiro e Denki.
Shoto che rimaneva un figo pur da collassato su un divano.
Le adorabili guanciotte rosse di Ochako che da brilla si trasformava nell'Orso Abbracciatutti.
Hanta mentre si strafogava di biscotti convinto di non essere visto.
E un immancabile primo piano ravvicinato tutto mosso di un furente Katsuki, perché si era accorto di essere ripreso nella rara quiete mattutina di quando beveva il suo caffè e aveva cominciato a rincorrerla per tutta casa minacciandola di morte.

Già, proprio bei ricordi.

La memoria piena ormai da mesi reclamava pietà, ma difficilmente avrebbe cancellato quelle immagini. Di sicuro non prima di trasferirle su una delle apposite chiavette USB dalla fantasia fucsia zebrata che custodiva gelosamente nei cassetti della sua scrivania. A proposito, avrebbe dovuto trovare un nascondiglio migliore. Contenevano reperti in grado di distruggere la reputazione di diverse persone, lei inclusa.

Comunque, la fotografia, anche quella più banale, istantanea o delle stories su Instagram, le piaceva proprio per questo. Permetteva di catturare qualsiasi fugace istante e renderlo eterno, non perdere alcun ricordo e sorprendersi quando se ne rinveniva uno che si era dimenticato.

«Te l'ho già spiegato, sì?» stava continuando Tenya «Se usati troppo, i dispositivi elettronici possono arrecare mal di testa e danni permanenti alla vista».

Ancora sorridendo per quelle foto, Mina decise di dargli ascolto per una volta. Ripose il telefono dalla cover brillantinata in una tasca del suo giubbotto di pelle, cantilenando: «Ok, la smetto, scusa papà».

Aveva iniziato Hanta a chiamarlo così, per scherzo ma neanche troppo, e presto tutti l'avevano seguito. A confronto con la Bakusquad e non solo, quanto a maturità sembrava davvero anni più grande e durante quella settimana si era atteggiato da padre con figli scalmanati al seguito ancor più che a scuola. Insieme a Momo, era la nota razionale del gruppo classe, indispensabile a mantenere un precario equilibrio dati certi altri soggetti, tra cui Mina si autoincludeva.

Il rappresentante si lasciò andare a un sospiro e un piccolo sorriso, per poi raggiungere Shoto che camminava poco più avanti rispetto a lei, Eijiro, Hanta e Denki nella via principale del paesino in cui avevano deciso di trascorrere l'ultimo giorno in montagna. Ultimamente abbandonava la sua espressione tesa da palo in culo più facilmente, quindi la ragazza suppose che la vacanza gli avesse fatto bene.

«Ehi, cos'è quella faccia?»
Non appena aveva smesso di ridacchiare, Mina si era accorta dell'espressione persa di Denki, uno dei suoi rari sorrisi mesti e lo sguardo pensieroso rivolto verso un punto preciso davanti a sé. Percorse la stessa traiettoria e incontrò la sagoma minuta di Kyoka, ferma insieme alle altre ragazze per aspettare loro ritardatari prima di inoltrarsi tutti insieme nella piazza disseminata di bancarelle di ogni genere.
«È successo qualcosa che non so?» riprovò.

𝙢𝙮 𝙞𝙩𝙖𝙡𝙞𝙖𝙣 𝙖𝙘𝙖𝙙𝙚𝙢𝙞𝙖 ❘ a mha storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora