3.7│Teeth

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now playing:
Teeth,
5 Seconds of Summer

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Fight so dirty, but you love so sweet
Talk so pretty, but your heart got teeth
Late night devil, put your hands on me
and never, never, never ever let go

Denki adorava le serate così. Lui e i suoi amici a sbronzarsi insieme da qualche parte, non importava dove o con quale pretesto anche perché spesso di motivi validi non ce n'erano, se non svuotarsi la mente per un po'; la cosa più impegnativa diventava riuscire a mettere un piede davanti all'altro e non contavano più i suoi stupidi pensieri.

Come quella sera di fine aprile. Nel giardino di Hanta, su quelle scrause sedie di plastica bianca da bar. La brezza leggera addosso, per cui dovette stringersi nel giubbotto di pelle sopra al top giallo troppo corto, qualche buona bottiglia della sua vodka alla frutta preferita. I discorsi da improvvisati filosofi, dai problemi esistenziali ai fatti più idioti, e di tanto in tanto i silenzi mentre ammiravano le stelle. Prima che qualcuno dovesse essere portato in bagno o nel luogo più simile per vomitare l'anima.

Sì, Denki adorava le serate così.

Un po' meno se l'interlocutore e l'oggetto stesso della conversazione erano un Katsuki parecchio provato.

«Bakubro, secondo me basta che ne parlate e-»

«No».

«Perché non torniamo dentro e provi a-»

«No».

«Ok, sono volate un po' di parole brutte però, dai, non è niente di irrisolvibile-»

«Ho detto no! E voi che cazzo ne sapete, hah?!»

Eccolo che scoppiava, eppure in modo meno impetuoso del solito. Non era merito dell'alcol in circolo, dato che lo sfiorava adesso per la prima volta della giornata, piuttosto della discussione con Izuku di poco prima che lo aveva lasciato in quello stato. Sembrava sul punto di esplodere ma senza mai raggiungerlo davvero, frenato da qualcosa di più grande che invisibile lo tormentava dall'interno e quindi saggiamente se ne stava lì sulla sedia perso nella sua testa a tracannare la vodka rubata a Denki come se potesse annegare quel qualcosa.

Per la cronaca, neanche gli piaceva, quella vodka. Amava spesso dirgli che aveva dei gusti di merda e gli serviva qualcosa di dannatamente più forte per sopravvivere alle loro uscite.

Ma questa volta non arrivò nessuna battuta, né nessun affettuoso insulto randomico su quanto Denki e Hanta fossero idioti o simili. «Voi non sapete niente, perciò...» soltanto un mormorio, che gli morì in gola. Prese un altro lungo sorso.

Il biondino si scambiò uno sguardo con Hanta, all'altro fianco dell'amico in paranoia in mezzo a loro. Apprensivo e anche fin troppo consapevole. «Sappiamo più di quanto pensi».

«E questo che cazzo dovrebbe significare» Katsuki sbottò a quella serietà che non gli apparteneva. «Sono giorni che fate così i criptici. Mi date sui nervi. A meno che potete entrare nella mia testa e vivere quello che vivo io e queste stronzate, non potete sapere proprio niente... No? O mi sbaglio?» Si fermò da solo dallo straparlare quando gli altri due deglutirono a vuoto contemporaneamente con fare colpevole, e allora la consapevolezza sembrò colpire anche lui.

𝙢𝙮 𝙞𝙩𝙖𝙡𝙞𝙖𝙣 𝙖𝙘𝙖𝙙𝙚𝙢𝙞𝙖 ❘ a mha storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora