art: mikadzuki_eru
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River Flows In You
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Momo arrivò all'auditorium alle sedici in punto.
Quel sabato pomeriggio, dopo scuola e danza, era il turno delle prove con la band e grazie all'intercessione del prof Hizashi avevano ottenuto dal preside di poterlo usare, a patto di lasciarlo immacolato. Erano abituati al palco, ormai conoscevano la sensazione di starci sopra, con davanti una distesa di un centinaio di occhi e in questo caso sedie vuote, meglio delle loro tasche; più che altro avevano chiesto così perché tornava sicuramente più comodo un posto più grande della sfigata auletta di musica nella zona più remota del secondo piano del liceo U.A. Qualunque posto, in realtà, sarebbe stato meglio della sfigata auletta di musica.
Non si stupì, una volta aperta l'imponente porta del teatro, a trovarvi già tutti i membri del gruppo. Erano in anticipo e impegnati a discutere, così vivacemente che quasi non notarono la sua presenza.
La fine dell'anno scolastico, nonostante il temibile maggio di mezzo che sembrava sempre un limbo lungo almeno il triplo di un mese normale, si avvicinava e con essa anche il solito concerto. Però questo non sarebbe stato come tutti gli altri. Era l'ultimo per lei e i suoi amici in quella scuola, un po' un loro tributo d'addio che perciò volevano rendere speciale.
«Allora» stava ricapitolando Kyoka, accucciata sul pavimento in legno lucido del palco col fedele basso in grembo «Cominciamo con qualcosa di catchy, poi altro di più calmo e il pezzo al piano di Momo, concludiamo con il botto. Almeno siamo d'accordo su questo? Al solito insomma. Qualcosa tipo la formula del secondo anno: "Demons", "Symphony", "We Will Rock You"... Avete proposte del genere?»
«Ma anche no. Di quella volta solo l'ultima si salvava».
«Katsuki, potresti essere un po' più collaborativo» la ragazza sibilò tra i denti al biondo che, abbandonato col busto sui tamburi della batteria, sbuffava di continuo, come se la sua noia non fosse già evidente di per sé. Ogni anno lo stesso copione.
Kyoka alzò gli occhi al cielo e allora si accorse di Momo, che in diligente silenzio si era spostata alla sua tastiera e stava posando le sue cose. Senza di lei a mediare non si giungeva mai a un dunque: la guardò adorante, come se fosse l'incarnazione di un angelo salvatore.
«Oh, oh!» nel frattempo un Denki su di giri richiamò l'attenzione «A me era piaciuta quella che fa pooo po po po po pooo po!»
La sua voce non esattamente intonata rimbombò nello spazioso auditorium, generando poi qualche secondo di puro vuoto e disagio.Fumikage si schiarì la gola. «... "Seven Nation Army"?»
«Boh, sì, quella».
«Faccia da Scemo» brontolò Katsuki, le dita a massaggiarsi teatralmente le tempie «Uno, non cantare mai più. Due, non possiamo riproporre una cosa già portata».
Mentre il biondino protestava dicendo che le sue doti canore non erano così male, cercando sostegno dagli altri, invano, Momo si disse che la testa calda aveva ragione. «Quindi ci serve qualcosa di nuovo» intervenne diplomatica.
«Appunto, Yaoyoricca, e che sia decente».
«Mmh... "Zombie"?» la cantante riprese a proporre alternative.
«Tch, per principianti. In più anche questa l'abbiamo fatta, al primo anno, ricordi?»
«Ah. Sì e preferirei non ricordare».
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𝙢𝙮 𝙞𝙩𝙖𝙡𝙞𝙖𝙣 𝙖𝙘𝙖𝙙𝙚𝙢𝙞𝙖 ❘ a mha story
FanfictionE se esistesse un universo alternativo in cui i personaggi di My Hero Academia sono normali adolescenti? O dove come studenti di un liceo classico italiano sono alle prese con problemi scolastici, disastri di dimensioni all'incirca apocalittiche e d...