2.0│Punizione

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art: MK

Era una mattina come tante di inizio febbraio in cui, dopo che aveva piovigginato, un timido sole era apparso all'orizzonte. Tsuyu Asui inspirò a fondo l'aria umida e sorrise. Amava la pioggia, il mare, il nuoto, l'acqua in tutte le sue forme ed erano i banali gesti come sentire l'odore della pioggia che le mettevano pace. Le piaceva fare attenzione anche alle piccole cose, ai momenti più insignificanti.

«Tu adesso hai gli allenamenti, giusto?» Ocha stava tentando di non tagliare fuori Sho dalla conversazione, mentre come sempre la DekuSquad percorreva insieme il vialetto prima di separarsi, chi per prendere il treno e chi per tornare a casa in autonomia. In realtà Izu era in punizione e Ten li aveva già abbandonati per raggiungere la sua macchina, così erano solo loro tre.

Il ragazzo dai capelli bicolore rispose con un semplice cenno della testa. Per Tsuyu era stato difficile rispetto a come le riusciva con le altre persone, ma alla fine si era fatta un'idea anche su di lui e cioè che era una persona così buona, solo andava aiutato un po' a socializzare ed essere meno apatico. Se negli anni precedenti i loro tentativi erano stati pressoché inutili, di recente sembrava essere scattato qualcosa in lui. Questa era appunto la sua impressione e di solito ci prendeva sempre su queste cose. Fin da piccola era stata lodata per le sue capacità di osservazione unite alla sua empatia.

«Sho, a te piace il nuoto?» approfittò dell'assist di Ocha. Una volta le aveva accennato che praticava triathlon.

«Mmh. Insomma».

La risposta confermò le sue ipotesi. Per lei, invece, il nuoto era una delle principali ragioni di vita. Aveva iniziato da piccola e mai smesso, non concepiva un'esistenza senza. Non che la situazione fosse sempre idilliaca, c'erano momenti belli e altrettanti brutti, come gli infortuni o allenarsi fino alla sfinimento per poi non ottenere risultati. Ma pensava che le emozioni contrastanti si provano anche e soprattutto nei confronti delle proprie passioni, un po' come nelle questioni sentimentali.

«Perché continui, allora, se non ti piace? Non dovresti sprecare tempo in qualcosa che non ti soddisfa» continuò ad alta voce i propri pensieri, ottenendo che si stringesse nel parka e sfuggisse guardando altrove. Si rimproverò per la sua schiettezza, altra cosa che le facevano notare spesso ed era un'arma a doppio taglio. «Non ti stavo giudicando. Intendevo che prima o poi troverai anche tu qualcosa che ti piace davvero».

Stavolta Sho inclinò la testa verso di lei, suo personale modo per comunicare che la stava prendendo in considerazione. «Lo spero».

Gli sorrise. Pareva banale ma che sperasse in qualcosa era già diverso dalla solita indifferenza.

Ormai erano arrivati al cancello, perciò lui le salutò con un silenzioso gesto della mano.

«Ehi Ocha, tutto a posto?» si rivolse quindi alla sua migliore amica con cui sarebbe andata alla stazione e che si era persa a smanettare al cellulare.

«Ah, sì!» Le mostrò lo schermo contenta. «Guarda, Kyoka mi ha appena scritto che sta bene e la stanno dimettendo giusto adesso».
La loro amica era svenuta quella mattina durante educazione fisica, probabilmente a causa di un calo di zuccheri. Non era la prima volta e si era ripresa abbastanza in fretta, comunque per sicurezza era stata portata all'ospedale che avevano la fortuna di avere poco distante dalla scuola.
«Magari potremmo passare a farle un saluto».

«Meno male! Mi piacerebbe, ma i miei sono via per lavoro e ho promesso di andare subito a casa dopo scuola per badare ai miei fratellini, poi più tardi ho anch'io gli allenamenti».

«Vero vero, me ne avevi parlato».

Non era una novità che Tsuyu passasse le giornate divisa tra scuola, compiti, nuoto e famiglia da quando aveva memoria. Perciò appariva un po' noiosa e questo fatto, insieme al suo essere sempre molto diretta, non le aveva procurato molti amici. Questo fino alle medie, poi al liceo le cose erano cambiate. Aveva trovato persone altrettanto responsabili come Ten, con tanta voglia di impegnarsi come Izu, altre amichevoli come Ocha e le ragazze, e si era trovata bene anche con l'ambiente generale che richiedeva più maturità agli studenti.

𝙢𝙮 𝙞𝙩𝙖𝙡𝙞𝙖𝙣 𝙖𝙘𝙖𝙙𝙚𝙢𝙞𝙖 ❘ a mha storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora