Confusione. Rumore. Dolore. È tutto tanto, troppo. Vorrebbe solo che finisse. Lo sguardo furioso di papà, la voce possente che lo sgrida, lo spintone sul pavimento. Il profumo della cena che lo attira in cucina, il fischio del bollitore dell'acqua, e poi gli occhi terrorizzati di mamma, il bruciore, le lacrime...
Shoto si svegliò di soprassalto. Emerse dal sacco a pelo e si tirò a sedere.
Destabilizzato, seguì l'istinto di uscire da lì e darsi una calmata. Una volta abituatosi all'oscurità, zigzagò silenzioso tra i compagni di classe addormentati nei loro sacchi a pelo, avvolti invece in sogni sereni, e raggiunse il bagno a pochi passi dalla loro stanza.
Lo specchio gli restituì un'immagine di lui sconvolto, per i suoi standard. La fronte sudata, gli occhi spalancati e una goccia d'acqua sulla guancia. Respiro pesante e dita tremanti, la toccò e solo allora capì che si trattava di una lacrima. Nemmeno credeva di essere ancora in grado di piangere, apatico qual era diventato. Ci era voluto un incubo per fargli provare qualcosa, sebbene così negativa come la paura: era stato come rivivere tutto senza possibilità di uscita, era sembrato così reale.
Perché un incubo del genere, proprio quella notte? Non lo sapeva. Forse bere tutto d'un fiato quella cosa strana offerta da Hanta non era stata la scelta migliore. Lo aveva fatto addormentare di colpo e magari scombussolato l'inconscio, o qualcosa del genere.
In ogni caso, cercare di darsi spiegazioni era inutile. Contava la realtà dei fatti, e cioè che l'anno nuovo non era affatto iniziato nel migliore dei modi e non poteva cambiarlo, solo accettarlo.
Fece appello al suo autocontrollo e tornò in sé. Si osservò meglio le mani. Nella parte bassa dei palmi erano comparse delle piccole mezzelune. Piegando e distendendo le dita un paio di volte, dedusse che nel sonno aveva stretto i pugni talmente forte da conficcarsi la pelle con le unghie.
Ruotò la manopola del lavandino, con le mani ancora tremanti, e iniziò a sciacquarle sotto l'acqua gelida che al contatto si colorò di un pallido rosso. Bruciava, ma niente in confronto alla scottatura all'occhio sinistro. Erano passati più di dieci anni eppure ricordava il dolore vividamente, complici anche gli incubi che ogni tanto, come quella notte, tornavano a tormentarlo.
Si appuntò mentalmente di chiedere a Izuku, il giorno dopo, un consiglio su come trattare quelle piccole ferite. Lo reputava un esperto, dato che senza sapere come si ritrovava sempre ricoperto da qualche taglietto, livido o cicatrice, e soprattutto la persona di cui si fidava di più.
Fu ridestato dal suono gracchiante della maniglia. Dalla porta semichiusa sbucarono gli occhi felini e assonnati di Kaminari. «Disturbo?»
Non ebbe nemmeno la forza di emettere uno dei suoi "Mmh" affermativi. Tornò a pulirsi, mentre il compagno si spostava dietro di lui, al water, e fischiettando piano si calava i boxer gialli fosforescenti e pisciava. Quel ragazzo e il pudore erano un qualcosa di sconosciuto l'uno all'altro, proprio due rette parallele. Non che a Shoto importasse o facesse particolarmente senso.
Si sciacquò anche il viso e si pulì con calma nel suo asciugamano. Si distingueva da quelli degli altri perché era tutto bianco e morbido, di un tessuto apposito per non irritare la sua pelle delicata. Lo ripose tra quelli verde e blu, ovviamente di Izuku e Tenya. Il tutto senza alzare lo sguardo allo specchio, perché non ci teneva tanto a vedere le chiappe pallide di Kaminari.
«Nottataccia anche per te?» tornò a chiedere il ragazzo dai capelli biondi tra cui spiccava una ciocca nera, raccolti in un codino sopra la fronte, una volta che ebbe finito e lo affiancò per lavarsi le mani.
Annuì soltanto in modo impercettibile e uscì dal bagno, mettendo in chiaro che non aveva voglia di fare conversazione. Non che fosse uno stronzo insensibile. Ok, sì, forse era anche questo, ma davvero doveva uscire subito da quelle quattro mura. Si rese conto di non riuscire quasi a respirare e ogni tanto le immagini del sogno gli balenavano ancora in testa confusamente, aveva bisogno di un po' d'aria fresca e di stare da solo.
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𝙢𝙮 𝙞𝙩𝙖𝙡𝙞𝙖𝙣 𝙖𝙘𝙖𝙙𝙚𝙢𝙞𝙖 ❘ a mha story
Hayran KurguE se esistesse un universo alternativo in cui i personaggi di My Hero Academia sono normali adolescenti? O dove come studenti di un liceo classico italiano sono alle prese con problemi scolastici, disastri di dimensioni all'incirca apocalittiche e d...