0.5│Un fottuto raggio di sole

298 31 99
                                    

Si poteva definire Eijiro Kirishima come un concentrato di buoni propositi e altruismo, sempre pronto ad aiutare gli amici e chiunque fosse in difficoltà con il suo sorriso contagioso sulle labbra. Non a caso, secondo lui l'amicizia era la cosa più importante di tutte, anche dell'amore, che senza questa base non poteva esistere.

L'amicizia era anche la ragione per cui quel sabato pomeriggio si trovava ancora nel cortile della scuola, nonostante le lezioni fossero finite da un pezzo. Parlava spensierato con Denki e Hanta riguardo i loro temi di filosofia, in cui per la prima volta nella loro disastrosa carriera scolastica avevano preso più di una risicata sufficienza, e altre cose stupide. Con loro c'era anche Kyoka, che un po' in disparte fumava in silenzio e di tanto in tanto li squadrava scettica. Mina, invece, era impegnata in un inderogabile giro in centro città con l'amica Toru.

Stavano tutti attendendo che Katsuki si palesasse, dopo che era stato trattenuto dal professor Aizawa per ignoti motivi.

«Eccolo che ci degna della sua presenza» commentò sarcastica Kyoka, puntando gli occhi scuri in lontananza, su una delle uscite secondarie dell'edificio scolastico.

Katsuki, con la solita espressione corrucciata, mani nelle tasche dei jeans larghi e strappati e camminata sicura, li raggiunse in pochi secondi. «Eccomi, branco di idioti» fu il suo saluto.

Eijiro non riuscì più a trattenere la curiosità. «Allora, cosa ti ha detto?» chiese saltando in piedi. «Ti prego, diccelo, o sommo Re delle Esplosioni Mortali!»

La storia di quel soprannome risaliva al primo anno di liceo. Durante un intervallo qualsiasi, Katsuki fece prendere fuoco al cestino della classe. Prima che potesse spegnerlo, si attivò l'allarme antincendio e tutti gli studenti dell'istituto furono guidati a un'evacuazione di emergenza. Non fu mai chiarito come lo avesse provocato e se accadde per sbaglio o di proposito. Nel dubbio, si beccò una sospensione di una settimana.

Dopo quell'incidente iniziò a mettere la testa a posto e comportarsi meno da teppistello, ma ormai il ricordo della sua impresa era impresso nelle menti dei compagni. La ciliegina sulla torta fu messa da Denki che con la sua parlantina lo aveva assillato fino a scoprire, tra le altre cose, che da bambino sognava di diventare un supereroe con il potere delle esplosioni.

Dati questi fatti e il suo caratteraccio, avevano unito i loro solitari due neuroni e partorito quel soprannome. Lo usavano ancora adesso per prenderlo in giro bonariamente, eppure sembrava passata un'eternità per quanto erano cambiate le cose.

«Tch» Katsuki emise uno dei suoi versi scocciati. Ne padroneggiava una gamma di impressionante vastità, dai grugniti agli schiocchi della lingua, che negli anni Eijiro aveva imparato ad interpretare. In quel caso, le sue seguenti parole furono sufficienti a chiarire il concetto. «Farti i cazzi tuoi mai, eh, Capelli di Merda?» brontolò infatti, per poi assestargli un coppino ben mirato.

Dopo che quella volta se l'erano cercata affibbiandogli quel soprannome, lui aveva fatto altrettanto. Solo che la cosa gli era un po' sfuggita di mano e i suoi assomigliavano più a degli insulti.

Tuttavia ormai niente li faceva demordere i suoi amici. Continuarono a tormentarlo intanto che si sedeva non su una delle panche, come loro comuni mortali, ma direttamente sul tavolo di legno. Si trattava di una postazione del cortile in disuso e abbandonata da tempo che avevano reso di loro esclusivo dominio, perché, a detta del biondo dal passato piromane, il tetto della scuola era sopravvalutato.

«Ha solo blaterato che si aspettava di più perché non ho messo il mio vero io e che devo meditare su questo» si decise finalmente a rivelare. «Lui e 'sto fottuto meditare, sa dove può ficcarselo. Poi col cazzo che mi abbasso a stronzate sentimentali simili».

𝙢𝙮 𝙞𝙩𝙖𝙡𝙞𝙖𝙣 𝙖𝙘𝙖𝙙𝙚𝙢𝙞𝙖 ❘ a mha storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora