2.8│Vittima

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TW: accenni a stupro. ⚠

«Allora buon ultimo pomeriggio. Ci sentiamo stasera».

«Non vedo l'ora! Ma scordati che non ti romperò ancora con qualche foto nel frattempo!»

Dall'altra parte dello schermo, Kyoka regalò un sorriso divertito a Mina, per poi salutarla di nuovo e chiudere la videochiamata.

Così la ragazza dai capelli rosa si tuffò sul suo letto nella camera d'albergo condivisa con le altre ragazze. Si perse a fissare il soffitto e a sperare che le ultime ore di gita, dopo la mattinata trascorsa alle terme, passassero in fretta.

Non che Berlino non le piacesse: era una città abbastanza fredda, in tutti i sensi, e non esattamente in linea con la sua personalità, ma in generale adorava viaggiare e conoscere nuovi posti e persone. Però, in quei momenti in cui era sola senza nulla da fare, sempre più spesso veniva colta da un senso di nausea che la bloccava, le faceva perdere il suo entusiasmo.

Nemmeno cazzeggiare al cellulare passando da un social all'altro la aiutò, anzi la fece sentire peggio. Ormai, più che un'abitudine, condividere le proprie giornate e osservare quelle degli altri attraverso uno schermo e dei like acritici era diventato una sorta di obbligo. Come se dovesse fare a gara per dimostrare di essere più felice degli altri, fingendo che la sua vita fosse composta solo dai bei momenti che immortalava nei suoi post o nelle numerose stories quotidiane.

Stava diventando un vizio che la stava soffocando. Anche la sua passione per la fotografia si stava rovinando e non la gratificava più, poiché ormai l'aveva legata irreversibilmente a quel dimostrare qualcosa agli altri. Dimostrare che cosa, a questo punto, non lo sapeva nemmeno lei. Perché la verità era che non stava bene, non era felice in quel periodo, anche se si frenava da sola dall'ammetterlo, e trovava insostenibile continuare a ostentare il contrario. Si convinceva sempre più che il consiglio di Toru buttato lì a caso in una conversazione come tante di qualche settimana prima, di prendersi dei giorni di pausa dai social per disintossicarsi, non era una così pessima idea.

Fu riscossa da un rumore contro la porta. Pochi secondi e una familiare cresta rossa, tenuta in alto da una bandana nera, fece capolino nella stanza. «Ehi, disturbo?»

Come se avesse mai potuto. Fu inevitabile sorridere di rimando, tirarsi su e fare spazio a Eijiro affinché si sedesse ai piedi del letto di fronte a lei.

L'amico gli spiegò che erano state le ragazze a riferirgli che l'avrebbe potuta trovare lì. Come la maggior parte della classe, erano al punto di ritrovo alla hall al piano terra per farsi consigliare dai professori e decidere sul da farsi in quell'ultimo pomeriggio che avrebbero passato nella capitale tedesca in totale libertà. Mina, invece, si era allontanata per videochiamare Kyoka, senza pensarci era finita in stanza e alla fine si era persa a fare nulla, intrappolata nei pensieri scomodi che aveva da qualche mese a quella parte.

Poi Eijiro le comunicò cosa aveva scelto di fare la BakuSquad e che ovviamente, se non aveva già in programma qualcosa con le ragazze, poteva unirsi a loro. Lei mostrò d'accordo, ma non con il solito entusiasmo con cui avrebbe voluto e anche l'amico se ne accorse.

«Senti, Mina, è da un po' che voglio chiedertelo... Va tutto bene?»

Eccola, la fatidica domanda che evitava da diverse settimane, cercando di non ritrovarsi in situazioni in cui non poteva fuggire o, se avveniva, trovando qualche scusa e arrampicandosi sugli specchi per svicolare.

Non si sentiva pronta ad affrontare il reale motivo del suo malessere, e quindi si era convinta che non fosse poi così importante farlo. Semplicemente, era successo ed era passato, non aveva senso rimuginarci sopra e avrebbe potuto continuare la sua vita senza permettergli di segnarla.

𝙢𝙮 𝙞𝙩𝙖𝙡𝙞𝙖𝙣 𝙖𝙘𝙖𝙙𝙚𝙢𝙞𝙖 ❘ a mha storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora