Se una persona mi piace molto, non dico mai il suo nome ad altri: sarebbe come cederne una parte.Alzo un momento la testa e vedo due bambini che corrono verso di me, come se mi volessero assalire con le loro piccole mani delicate e Dalila dietro di loro che cerca di prenderli. Lascio il libro a terra e mi alzo, placando i due gemelli, che stranamente mi abbracciavano. Era un tranquillo pomeriggio con un sole che spaccava le pietre e un piacevole venticello.
«E questi due splendori chi sono?» eccola lì, ancora col fiatone cerca di dire qualcosa, di incompressibile, così parlano i piccoletti.
«Siamo i cugini di Dalila.»
«E perché mi state abbracciando?»
«Perché siamo affettuosi» a quel punto mi rivolgo a Dalila.
«Tutto bene? Sembri stanca.»
«Lo sono, questi due mi hanno fatto correre per tutto il college, e no, non sono affettuosi, ti abbracciano solo perché, ho parlato io di te.»
«Hai parlato di me?»
«Non fare quella faccia.»
«Che faccia?»
«Quella incredula, ho parlato di te ai miei cugini perché sai fare le magie e a loro piacciono molto queste cose.» aveva ragione, sia sulla mia faccia che da un lato era incredula, e dall'altro era felice, sia sulla magia.
«Quindi volete vedere un trucco di magia?»
«Si!»
«Va bene allora, guardate bene.» intravidi dei fiori proprio affianco a loro, così con un gesto poco chiaro con le mani, li presi senza che i gemelli se ne accorgessero e con un altro movimento delle mani e anche delle braccia, faccio apparire il fiore da dietro alle loro orecchie.
«Contate fino a tre e poi vedete sulle vostre orecchie.»
«Ok, 1...» il primo gemello.
«2...» il secondo gemello.
«3!» insieme. E proprio dietro alle loro orecchie avevano un fiore.
«Una rosa, rosa?» esclama il secondo gemello.
«Già.» continua il primo.
«Questa rosa rappresenta l'amicizia e questo vuol dire che ora noi siamo amici, ma guardate meglio dentro.» entrambi si affacciano e videro della polverina gialla, era il polline e consapevole che lo sapessero, feci finta di niente e dissi:
«Questa è la polverina magica di trilli. Sapete chi è giusto?»
«Certo che sì, lei è la fatina di Peter.» dissero allo unisono.
«Esatto e cosa faceva la sua magia?»
«Faceva volare i bambini sperduti.»
«Esatto, vedo che sono preparati. E che ne dite di prenderne un po' e spargerla in aria così che voi voliate?»
«Veramente, possiamo volare.» erano stranamente increduli, allora confermai e quando gettarono in aria il polline, li presi in braccio e li feci volare come avevo promesso. Le loro risate erano identiche a quelle di Dalila, armoniche e dolci, anche lei rideva e vedevo la stanchezza nei suoi occhi scomparire.
«Voliamo.» urlarono. Poi li misi giù e i loro volti si incupirono, eppure nei loro sguardi si intravedeva ancora un pizzico della loro gioia in quelle magie.
«Ma come fai a fare tutte queste magie?»
«È il segreto del mestiere e un pizzico di fantasia.» guardai Dalila che nel frattempo si sedette affianco a me e ai gemelli, poi continuai:
«Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è fede, fiducia e polvere di fata, e vedrete che volerete alto e lontano arrivando a una vostra Neverland.»
Pian piano vedo la luna sorgere e il cielo si fa più scuro. Dopo che i gemelli furono riportati a casa da Dalila, non l'ho vista più, fino a quando non la vedo da una delle finestre della biblioteca. Aspettai un po' prima di salire.
«My lady.» sono dietro alla poltrona dove è seduta e le sventolo sul suo viso delle chiavi, mentre cerca di leggere.
«Amy mi hai appena chiamata My lady.» nessuno mi ha mai chiamato "Amy" se non Benny.
«Preferisci Milady?»
«No, dico perché questo appellativo?»
«Non c'è un perché, quando ti vedo mi ricordi le nobildonne delle corti reali, belle e affascinanti, con vestiti lunghi e corsetti.» si limitò a ridermi in faccia e subito torna sulle chiavi che le impedivano di leggere. Mi faceva sentire sia stupida sia felice com'era possibile.
«E queste chiavi?»
«Sono tue, sono della nostra camera.» - «Dopo quello che mi hai detto sulla tua ex coinquilina, ho fatto di tutto per farti cambiare stanza e se prova solo a sfiorarti, giuro che l'ammazzo.»
«Grazie.» solo un semplice grazie, perché.
«Grazie?»
«Cosa vuoi che faccia i salti di gioia per tutta la biblioteca?» perché è diventata all'improvviso nervosa. I suoi occhi. Erano loro che mi dicevano che c'era qualcosa che non andava.
«No, ma...»
«Ma? tu mi vedi come quella ragazza indifesa che non si può difendere da sola.»
«Non volevo dire questo.» balbettavo e la mia voce pian piano se ne andava col silenzio che c'era tra noi.
«Cosa volevi dire allora, apprezzo ciò che hai fatto, ma non mi hai consultata e se non volessi cambiare stanza o coinquilina?»
«Perché non dovresti. Sono tre giorni che mi dici degli attentati pugni che ti voleva dare quella ragazza e di come desideravi cambiare. E ora il tuo ringraziamento è la tua freddezza? Bene. Ciao.» Quella sera non tornai in camera, dopo che avevo dato le chiavi a Dalila, non me la sentivo di rientrare. Così mi diressi nella sala musica. Per fortuna che so dove nasconde la chiave il custode. Quando entrai però non ero l'unica a sapere di quella chiave, Axel, era lì e suonava la nostra canzone. Axel l'ho visto una volta e quella volta si era portato via Dalila per qualche motivo. Sbattei la porta e ottenni l'attenzione del ragazzo.
«Mi hai spaventato.»
«Poverino»
«Ho fatto qualcosa che non ti è piaciuto?»
«Oh no.»
«Sei ironica?»
«Già.»
«È per questa mattina?» non risposi, mi limitai ad afferrare il mio strumento e lo accordai.
«Scusami se l'ho portata via così dal nulla, è che le dovevo dirle una cosa importante.» era teso, dal modo in cui aveva la postura delle spalle, le sue mani tremavano e i suoi occhi. I suoi occhi non erano come stamattina, erano tristi e rassegnati. Misi la rabbia da parte cosa che non faccio mai e mi sedetti vicino a lui.
«Perché sei triste?» non rispose. «Si vede che hai qualcosa che non va, e anche se siamo partiti col piede sbagliato, vorrei aiutarti.»
«Dalila, non te la detto?»
«Cosa mi doveva dire?»
«Sai perché io sono qui nonostante questo fosse un college femminile?»
«In realtà non ci avevo pensato.» anche mio fratello era lì, John per raccomandazioni di nostra madre, lui invece?
«Sono qui per ordine del maggiordomo di Dalila. Lui vuole che la sorvegli, così ha fatto in modo di farmi entrare, ma Dalila, l'ha scoperto e si è arrabbiata. Oggi mi ha detto di non parlarle e di non seguirla. Io non volevo mentirle è una ragazza stupenda. Ma non merita di essere triste per colpa mia. Ho tradito la sua fiducia.» lo interruppi.
«Facciamo un passo indietro, il maggiordomo di Dalila, James, ti ha chiamato Axel per proteggerla, dal momento che i genitori se ne sono andati. Giusto?»
«Giusto!»
«E perché proprio tu?»
«Questo non posso dirlo.» non approfondii.
«Ho capito, e ora cosa vuole fare?»
«Ci stavo arrivando, vuole cambiare College.» non potevo credere alle mie orecchie, no non doveva accadere. Non erano passate neanche due settimane.
«Le parlerò e cercherò di farla restare, dopotutto è stato il maggiordomo a creare tutto questo scompiglio.»
«Non so quanto serva, la conosco da poco ma può essere molto testarda.»
«Più testarda di me, non credo.» mi alzai e subito mi diressi verso la mia camera. Prima che varcassi la porta sentii dire Axel:
«Sono gay.»
«Come?»
«Sono gay, puoi stare tranquilla, non ti ruberò Dalila.»
«Tu come sai che io...?»
<<Ti si legge dagli occhi. Sei un libro aperto Wilson.» sorrisi e me ne andai, attraversando tutto il tragitto nascondendomi dalle guardie.
Presi coraggio e entrai, era stesa sul letto, con solo l'intimo, dio quanto è bella e stava leggendo.
«Cosa leggi.»
«Il castello di Canterville, di Wilde.» è un inizio mi ha risposto.
«Allora, vado dritto al punto.» mi stavo cambiando, ero di spalle, ma potevo sentire il suo sguardo su di me.
«So che te ne vuoi andare, per colpa di Axel. Ma non è stata colpa sua e stata colp...»
«Amy.»
«No, fammi parlare, è colpa del tuo maggiordomo, non di Axel, non cambiare college solo perché Axel ha eseguito uno stupido ordine. Si è pentito e ti vuole bene.» dissi tutto d'un fiato, prima che mi fermasse nuovamente.
«AMARA.»
«Che c'è?» il respiro diminuiva pian piano.
«Siediti.» ubbidii «Non cambierò college, ho parlato con il mio maggiordomo e non si intrometterà più. Anche se voleva solo proteggermi»
«È troppo facile, qual è la fregatura?»
«Nessuna fregatura.» mi tirò a sé abbracciandomi.
«Oggi ero arrabbiata con lui e me la sono presa con te, e mi dispiace.» ci addormentammo, i nostri corpi però fremevano di avvicinarsi, ancora di più.
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Neverland
RomancePer gli amanti di "come anima mai" vi ripropongo un genere simile al femminile. Trama Una storia d'amore tra due ragazze di Londra di alto rango, che cercano di costruire la propria storia. Amara la prima protagonista, donna con carattere a tratti...