Capitolo 16

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Quando non sarai più parte di me ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelle, allora il cielo sarà così bello che tutto il mondo si innamorerà della notte.

Le prime luci del sole riscaldavano l'atmosfera in quella stanza fredda e spoglia. Il gocciolio della pioggia che rimbombava dalla grondaia, gli uccellini cinguettavano sugli alberi pieni di neve e si sentivano le prime persone che portavano i loro cani a fare la prima passeggiata della giornata. Guardai per un po' i piccoli buchi da dove fuoriusciva una volta l'acqua, mentre lei era affianco a me, con una delle mie camicie. Il suo fiato sul mio collo, era così caldo. Aveva le mani incollate alle mie e le sue gambe bloccavano tutto il corpo. Potevo stare in quella posizione scomoda per l'eternità, fuorché stesse lei al mio fianco. Poi però era il momento di alzarci, prima di arrivare in ritardo a lezione. Ma a quanto pare quella giornata era troppo bella e a restare in un'aula con trenta collegiali che fingevano di prendere appunti, non se ne parlava proprio. Svegliai lentamente Dalila, tuttavia la stanchezza era troppo grande per alzarsi dal letto. Così mi alzai per prima dal letto, mi vestii in fretta e uscii per comprare la colazione.
Appena esco dalla camera incontro Axel.
«Axel e tu che ci fai qui?»
«Stanotte ho accompagnato io Dalila da te. Avete chiarito?»
«Si, abbiamo chiarito. Ma tu dove sei stato? Camicia mal abbottonata, cravatta sciolta, capelli spettinati e quello lì su collo...?» mi fermò prima di continuare.
«Dove pur ammazzare il tempo, mentre tu e la tua ragazza chiarivate. Ho incontrato un vecchio amico in quel bar.»
«Ah è da lì che esci. E di cosa avete parlato tu e il tuo amico?» nessuna risposta.
«Va bene, vai prima che ti veda Dalila dal balcone. Però voglio sapere tutto di questo nuovo amico.» fece segno di sì e si dileguò.
Era proprio una bella giornata, con tanto di sole che illuminava la mia figura e un cielo limpido. I negozi erano pieni di decorazioni natalizie, con tanti dolci di ogni tipo. Ne presi alcuni, con della cioccolata calda e due mini elfi con delle rose in mano come porta fortuna. Risalii le scale e aprii la porta. Trovai Dalila ancora nel letto, aveva i capelli ancora scompigliati e in dosso i miei occhiali neri e grandi, che leggeva alcune pagine del nuovo libro che sto elaborando senza risultati.
«Ho portato la colazione.» non mi calcolò di striscio.
«Secondo me qui devi migliorare un po' il monologo del protagonista.» Indicò la parte che dovevo modificare. Sorrisi e le dissi.
«Fai come se fosse tuo, io ormai non ho più idee.»
«Blocco dello scrittore, capita anche ai migliori.» prese la prima penna che trovò e aggiunse delle note ai bordi.
Appoggiai sul comodino la colazione e mi avvicinai a lei.
«A proposito di libri.» iniziò a dire prendendo uno dei biscotti rossi.
«Ieri sera stavo finendo di leggere il libro che ti presi, ma manca la frase finale, qual è?»
Vero, avevo notato che quando venne aveva il mio libro in mano. La frase finale c'è l'avevo io in quel quaderno che ora teneva in mano. Era una frase che scrissi di getto, in un giorno di pioggia, sul tetto di casa mia. Posso ancora sentire il rumore del vento che fischiava nelle orecchie e il rumore della pioggia che batteva forte sul prato. Come se anche il tempo avesse capito che cosa significasse quella frase, dopo che la scrissi arrivò in contemporanea un tuono e un lampo, se quello fosse stato un segno, non lo saprò mai.
«My lord.» vidi una mano che si muovevo davanti ai miei occhi.
«Ci sei, my lord?»
«Si, vuoi sapere qual è la frase finale?»
«Si.»
«Va bene la frase è...»

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