Spiace ammetterlo, ma la presunzione di Peter era una delle sue doti più affascinanti. Per dirla tutta, non esisteva un bambino più presuntuoso di Peter.Stavamo facendo il giro delle stanze fino a quando non entriamo nell'enorme biblioteca, con i due strumenti musicali, quei strumenti che suonammo io e Dalila. Di nuovo i suoi occhi si illuminarono. Lei amava leggere. E vedere tutti quei libri era come un sogno che si avverava. Come era per Campanellino vedendo Peter per la prima volta.
«Ma è stupenda, my lord.»
«Puoi prendere tutti i libri che vuoi.»
«Sul serio, a casa mia la biblioteca non è grande come questa, guarda qui, c'è una sezione solo Oscar Wilde, ci sono tutte le edizioni.» quello sguardo sognante, lo adoravo.
«Ti avviso che io non amo festeggiare il compleanno, quindi credo che ci saremo solo io, te e i miei fratelli.» annuì solo, non disse niente, non mi guardò nemmeno, si avvicinò al piano e mi fece segno di seguirla. Mi misi difronte a lei come la prima volta che ci siamo conosciute. E iniziò a suonare uno dei brani che c'erano sullo spartito. Quello del nonno. Il brano che Milord suonava sempre, Beethoven moonlight, e la nonna che lo seguiva col violino. Ero incantata di come sapesse suonare bene quel brano, oltre Milord, solo lei riusciva a suonarlo così bene. Ero lì, che la guardavo suonare, non volevo muovermi da lì, neppure per prendere il violino, desideravo sentire solo lei, per tutta la sera. Finalmente alzò gli occhi per guardarmi, erano pieni di felicità, mi scappò un sorriso vedendola così.
«È stupenda questa canzone.»
«Mio nonno la suonava sempre al chiaro di luna, mentre mia nonna l'accompagnava con il violino, oppure ballava. Amava ballare, da sola o con lui e nessun'altro.» involontariamente mi scese una goccia d'acqua dai miei occhi, credo che fosse una lacrima. Ricordando quando li osservavo ballare insieme, spensierati e innamorati. Dalila mi osservava, l'unica cosa che poteva fare. Sapeva che odiavo piangere, soprattutto davanti a qualcuno, ma a volte era più forte di me. Mi asciugai la lacrima e dissi: «my lady, vieni.» la presi per mano e la portai tra gli scaffali della biblioteca, feci partire la canzone di prima e iniziammo a ballare. La luna brillava tra grandi finestre illuminandoci, si intravedeva il colore brillante della luce che man mano si intensificava al sorgere della luna. Sapevo che dovevamo andare di sotto, per la mia "festa di compleanno". Ma preferivo stare da sola con lei e ballare all'infinito.
«Non sapevo che ballassi così bene, my lord.»
«Non sai tante cose di me my lady.»
«Come il nome maschile sulla tua opera.» mi fermai di scatto.
«Vuoi sapere il perché?»
«Si.» sospirai e dissi:
«Prima o poi lo dovevi sapere, vieni andiamo in questa stanza.»
«Quale stanza.» feci segno di guardare tra i libri. Spostai uno di quelli e si aprì una porta all'interno era pieno di candele. Era tutto come l'avevo lasciato. Può essere che Vivianne avesse acceso altre candele, durante la mia assenza. Ma tutti i fogli, le piume e l'inchiostro erano come la prima volta, che occupavano tutta la stanza, tante bozze mai utilizzate.
«Questo era uno dei tanti nascondigli di mio nonno.» si giurava attorno per osservare i tanti libri impolverati.
«Poi è diventato, il mio nascondiglio.» continuavo a parlare, lei sembrava però attirata dall'autore dei libri.
«Milord Wilson.» - «Nonno veniva chiamato così, ma il suo nome era Robert. Dopo tanti anni che veniva chiamato in questo modo ha persino firmato i libri con esso. E se io utilizzo il suo nome per le mie opere è perché molte di loro, sono ispirate, a esse. Robert era un grande scrittore e un bravissimo padre. il giorno prima che morisse, mi diete il compito di concludere al suo posto un suo libro, come regalo di compleanno. Questo.» indicai la copertina rossa sul primo scaffale, accanto delle candele, quasi consumate del tutto.
«Questo libro, c'è una parte fondamentale della vita dei miei nonni e della mia di vita.» lei ora si era seduta e non mi toglieva gli occhi di dosso e ascoltava con attenzione, poi fece una domanda:
«Volevi bene a tuo nonno.»
«Si.» mi avvicinai e mi abbassai per osservarla, aveva in mano il libro che avevo appoggiato sul tavolino alla sua destra.
«E hai concluso il suo libro, perché sapevi che stava per morire» guardò la copertina e prima che rispondessi lesse:<<10\11\1900>> - «Suppongo che la rosa viola rispecchia l'amore a prima vista, ma questi due invece?» indicò gli altri due fiori.
«Il narciso blu rappresenta la cavalleria e il rispetto che provava Milord per Vivienne mia nonna, invece la dalia rispecchia l'eleganza di Vivianne.»
«Ora perché stai per piangere?»
«Non sto per piangere.»
«Conosco i tuoi occhi Amy.» mi aveva chiamata veramente col mio nome, l'aveva fatto e in quel momento, non avevo nemmeno la forza di risponderle. Mi arresi, ma non piansi, volevo farlo e lei lo sapeva, ma non potevo. La presi delicatamente il viso tra le mie mani e la baciai. Le mani sfioravano il viso accarezzandolo, emettendo piccoli brividi facendo venire la pelle d'oca. Gli occhi rimasero chiusi per tutto il tempo, godendosi il momento, e le labbra si incollarono l'una all'altra, assaporando il brio della nostra pelle.
«Penso che se continuiamo così mi farai impazzire.» - «Little Bell.» appoggi la testa sulla sua spalla, sentii la pelle d'oca scorrere su tutto il corpo, le sensazioni e i brividi che emanava era segno del suo imbarazzo. Tuttavia si avvicinò ancora di più e mi accarezzo i capelli rendendoli ancora più gonfi quanto non lo siano già. Mi piaceva e lei lo sapeva, questo era l'unica cosa che contava.
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Neverland
RomancePer gli amanti di "come anima mai" vi ripropongo un genere simile al femminile. Trama Una storia d'amore tra due ragazze di Londra di alto rango, che cercano di costruire la propria storia. Amara la prima protagonista, donna con carattere a tratti...