Capitolo 28

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A un cuore in pezzi nessuno s'avvicini. Senza l'altro privilegio di aver sofferto altrettanto.

Dalila per qualche secondo vide il capolinea avvicinarsi, ad alzare la bandiera era il cervello, consapevole di ciò che stava per accadere. Il Cuore invece sapeva le conseguenze ma mai avrebbe immaginato a un finale cosi disastroso.
«Piccola, e tu che ci fai qui.» sentì una voce anziana provenire sull'uscio della porta della biblioteca.
«Ah, sai anche io trascorrevo molto del mio tempo qui dentro, col nonno di Amara. Amavamo leggere insieme, anche suonare. Se non erro suoni il pianoforte giusto? Sai Amara parla di te ore e ore. È innamorata di te, quanto io ho amato il nonno. Suoni?»
«Salve, ah non so se è il caso.» disse con un po' di imbarazzo.
«Ma va là vieni qui.» le indicò di premere un pulsante sul pianoforte. Partì la canzone Beethoven moonlight.
«A che ricordi.» esclamò la nonna, mentre afferrava il braccio della ragazza facendola volteggiare. Danzarono sotto quelle note, mentre ricordavano le persone che amavano.
«Sai.» disse la nonna «Mio marito è identico ad Amara, tu invece ha un qualcosa di mio. Anche io alla tua età ero molto timida, ma mi piaceva danzare, suonare, leggere e ascoltare Robert leggere una delle sue storie.»
«Come darle torto, Amara ama scrivere, e leggere ciò che scrive e a me piace ascoltarla. Non vorrei esser scortese, ma come sapevate di me e vostra nipote?»
«Non ti scusare ragazza, è bastato guardare i vostri sguardi, sai, lo sguardo innamorato. So per certo che voi due sarete una bella coppia. Avete quella piccola scintilla che si illumina ogni volta che state insieme.»
«Certo, io amo molto Amara, ma dovrà sposare un uomo, e non ha spiaccicato parola sull'argomento. Forse vi sbagliate non mi ama così tanto da ribellarsi.»
«La gioventù, è così bella e innocente, cara mia ascoltami attentamente, dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice, ma non dubitare mai del suo amore. È quello che disse William Shakespeare. Fidati di Amara, vedrai che farà qualcosa.»
«Stessa frase che mi ha detto Amara prima di andarsene.»
«E allora di cosa hai paura mia cara.»
Si concluse la canzone e la nonna si allontanò per qualche secondo.
«Prego signorina prendi.» le pose un ciondolo con l'iniziale del nome con cui si firma la nipote, M.
«Amara ha iniziato a scrivere per parlare. Ha iniziato a scrivere per comunicare, certo però che se si dovesse firmare non metterebbe mai il suo nome e cognome. Così scrisse con lo pseudonimo Milord. Nome usato dal nonno. A ogni lettera indirizzata a te, a ogni storia che scriveva, a ogni articolo. Il misterioso Milord, uomo o donna che scrive romanzi.» fece un respiro profondo prima di continuare «Quindi avere quella lettera al collo è come avere lei per sempre.»
«Non so come ringraziarla.» disse prendendole la mano.
«Puoi fare una cosa. Prenditi cura di lei e amala con tutto l'amore di questo universo.»Andò in camera sua, si buttò a peso morto sul letto.
«Quanto vorrei che in questo momento, la luna raccogliesse ogni mia lacrima e la trasformasse in stelle cadenti, piangere non sarebbe affatto male così.» prima di crollare dal sonno.

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