Capitolo 8

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Lei gli domandò dove abitava.
"Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino", rispose Peter.
"Che indirizzo buffo!". Peter si sentì smarrito. Si accorse per la prima volta che forse era davvero un indirizzo buffo.

«Eccola la nostra AMARA, benvenuta» mi viene incontro Milord.
«Sorellona finalmente auguri.» era più entusiasta di me, del mio stesso compleanno che quelle "i" non finivano più.
«Grazie Benny.» lo presi in braccio e feci segno col capo di salutare Dalila.
«Ciao, tu devi essere Dalila, piacere io sono Benny il fratellino preferito di Amy.» poi si rivolge a me, sussurrando:
«È proprio bella questa ragazza tienitela stretta.» e mentre io ridevo sotto i baffi, non potevo non notare la faccia confusa di Dalila.
Prima che entrassimo in casa, vidi i suoi occhi di illuminarsi, nonostante lei facesse parte in un rango sociale più alto del mio, era stupita dalla casa stessa, della fontanina all'ingresso e dai cinque piani interminabili. Con quel sorriso che toglieva il fiato a chiunque, e quella ingenuità di una bambina che aveva appena visto i suoi sogni realizzarsi. Portammo con l'aiuto di Milord, i bagagli nelle nostre camere. Ovviamente per la mia famiglia tranne che per Benny, che già aveva capito tutto, Dalila era solo una mia compagna di corso. Ma feci sì che le nostre camere fossero comunicanti al quinto piano. Ormai tutti sapevano che l'ultimo piano era mio, forse perché mi piaceva sempre stare sul grande tetto. Lì c'era una tranquillità spaventosa, e avevo tutta la visuale di quello che succedeva al di sotto. Durante l'estate, potevano dire che ci vivessi su quel tetto. In fondo era anche il posto preferito di mio nonno dove scriveva e anche io come lui, lì, andavo per scrivere. Ho sempre scritto ispirandomi alle sue opere. Metà tetto era coperto, con delle tegole, lui si sedeva e con la pioggia che gli cadeva difronte iniziava a scrivere, si isolava da tutti e da ogni distrazioni, tranne di una persona però, mia nonna, Vivianne. Leggeva affianco a mio nonno, oppure ballava sotto la pioggia.
Tutti chiamavano, nonno, Milord, questo soprannome, glielo diete mio padre, che lo vedeva come uno dei lord inglesi, in giacca e cravatta, e con una mente intellettuale, ecco perché mi faccio chiamare così.
Entrambi i nonni mi hanno cresciuta, quando mia madre, Elle, e mio padre, Nick, viaggiavano per lavoro. La mia educazione e tutto ciò che posso sapere sulla musica e sulla galanteria, che mi ha sempre affascinato e il modo in cui un uomo si approcciava a una donna come un vero gentiluomo, lo devo a loro e alla loro grande pazienza. Poi però mio padre morì, il giorno dopo del mio quattordicesimo compleanno, l'undici novembre, 1900, in un incidente in treno, mia madre riuscì a salvarsi per un pelo, nello stesso anno morì Milord, di una malattia che non ricordo il nome, l'unica cosa che disse Milord a Vivienne, prima di morire, fu: "Prima di chiudere questo enorme libro, faresti un ultimo ballo?" si concluse così la sua vita.
E io ero il collante della felicità di tutti e tre, Benny era nella pancia di Elle quindi non conosceva nessuno dei due.

Spazio autrice
Ei ciao, questo è l'ottavo capitolo. Come va con la lettura di Neverland? Spero che vi sta piacendo.
Lo so che si sta andando un po' a rilento ma pazientate ancora un po'.
Nei prossimi capitoli l'attenzione ricadrà sulla storia di Amara.

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