Capitolo 24

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Lo scrittore vi racconta la sua verità, celandola tra righe di bugie.

Chi era realmente quel uomo? Si chiesero.
Che cosa conosceva più di loro e sui loro genitori?
È perché proprio in quel momento ha deciso di parlarne?
Tutte domande senza una risposta valida, solo supposizioni.
Squilla nuovamente il telefono. Non era l'uomo anziano, né la famiglia delle due ragazze. Una donna sulla trentina o meno, con voce calda, quasi accomodante, tuttavia quella era una voce distaccata e fredda come un cubetto di ghiaccio. Non assomigliava a nessuno che le due ragazze conoscevano. Ciononostante questa donna alquanto misteriosa chiedeva di incontrare una persona che alloggiava a all'interno del college. Una persona che già da un po' di tempo non si faceva né vedere né sentire. Una persona che probabilmente poteva rivoluzionare o distruggere in pochi secondi la vita delle nostre protagoniste.
<<Chiamata importate dall'ambasciatrice >> si senti dire, oppure <<Chiamata importante dalla madre di... >> ma non si sentì il nome.
Dalila e Amara non si interessavano più di tanto dopo quello che avevano sentito dal vecchio, ne avevano abbastanza di altre sorprese. Vissero la loro giornata normalmente, come due studentesse normali che studiavano a Oxford, come due semplice ragazze che coltivano le loro passioni e come una coppia di fidanzate che si nascondevano dalla società per il solo amare il sesso uguale al proprio. Così continuò, continuo anche degli incontri col vecchio per altre storia sui genitori, e continuò fino a quell'ennesima chiamata senza una risposta dal diretto interessato.
Ultima chiamata: «caro figlio mio come stai sono 3 giorni che ti chiamo so che sono stata distante in questo periodo ma per favore richiamami.» fu proiettata nell'intera scuola così da avvisare l'interessato. La voce era diversa rispetto alla prima volta ora era senz'altro calda e tremolante sembrava quasi che stesse piangendo. Erano nell'aula di scrittura quando sentirono l'audio, e solo una persona non alzò lo sguardo per sentire. Solo una persona percepì immediatamente di chi fosse quella voce e solo lui non era sorpreso per quello che diceva la donna. «Quella persona era...»
Tutti erano incollati alla finestra. Donna, alta, bella, attraente, con dei capelli lunghi neri come la pece e dei vestiti formali con dei decolté abbastanza alti. Si dirigeva verso la segreteria, ci fu un silenzio per qualche secondo fino a quando, di nuovo la voce calda, ora era più decisa rispetto a qualche minuto prima, erano parole ferme con un obbiettivo preciso, un obbiettivo molto vicino a loro.
«potete chiamarmi il signorino...»
«Subito signorina sappiamo chi è.»
I collaboratori scolastici si diressero nell'aula dove si trovava il presunto signorino. E ragazze erano sorprese per chi fosse quella chiamata e di chi stessero parlando tutti quanti.
«Chi era quella donna?» si domandarono alcuni studenti
«Ho sentito che avrebbe appena acquistato le azioni del college diventando un loro socio.»
«Perché?» si chiesero
«Per stare più vicino al figlio.»
«Chi è il figlio?»
«Si suppone che fosse...» si interruppero, un enorme rumore proveniente da uno dei banchi. Era lui che con testa bassa si avvia verso la porta, cercando di non badare alle voci di sottofondo. Dalila cerca di afferrargli il braccio aveva capito che fosse lui il figlio dell'ambasciatrice, ma non capiva del perché non gliela avesse detto. Le scappò un "Axel" ma non si girò. Il figlio era lui, colui che la madre ha cercato di parlargli era lui, Axel.
«Mamma? Che ci fai qui»
«Eccolo il mio adorato figlio. Sai ero preoccupata per te, ho sentito che stai frequentando di nuovo il figlio del maggiordomo dei Wilson.»
«Anche se fosse?»
«Amore della mamma, sarebbe un problema, per la mia immagine e della tua.»
«La mia immagine è riconosciuta e rispettata, se tu questo non riesci a farlo, puoi anche ritirarti dell'elezioni e non investire per il college.»
«Se è questo quello che vuoi, allora ti ritiro tutto, carta, la macchina e fammici pensare, giusto ridammi le chiavi di casa.»
«Va bene tutto, ma le chiavi di casa? Sul serio?»
«Sono serissima, forza dammele.» il povero Axel diete le chiavi alla madre senza replicare e se ne va nella sua camera. Io e Dalila avevamo sentito e visto tutto, ma appena fatti due passi ci fu un'altra "Sorpresa"
L'arrivo di un uomo sulla quarantina, in forma, con barba folta, occhiali e capelli castani. Aveva già capito chi era. Mi fece segno di seguirlo ai dormitori.
«Come stai?» domandò rivolgendosi a Amara, con un tono poco formale.
«Senza la tua presenza si sta meglio.» rispose con tono fermo.
«Certo, ti capisco sono ormai cinque anni che non ci vediamo. Posso spiegarti come sono andate veramente le cose, tra me e tua, madre.»
«Chi è quest'uomo Amara?» intervenne Dalila, preoccupata dalla tensione che si percepiva in quella stanza.
«Oh! Scusa tesoro, non mi sono presentato.» fa una piccola pausa avvinandosi con la sedia su cui era seduto «Sono lo zio di Amara, e sono qui per dare questo alla mia nipotina.» le rivolge una foto, di lei e del padre, che si abbracciano le ritornò in mente quel secondo di tempo, le brillavano gli occhi di quanto fosse felice. Ritornò subito in sé ricordando chi fosse davanti a lei. Un uomo che aveva abbandonato la sorella e i suoi nipoti, restando il codardo di una volta. Scappare e scappare solo questo poteva fare in quella situazione, ritornando poi per...?
«Volevo solo ridarti la foto.» gli scappò uno starnuto. Lui era allergico alla pittura fresca e effettivamente le sbarre delle finestre e l'orologio erano ancora freschi di pittura.
l'uomo svanì, Amara rimase immobile ad ammirare la foto.
«Perché mai solo ora mi ha dato questa foto?»
«Vedi nel retro.» le propone Dalila.
«"Spero che ti recapiti questa foto in tempo. Recati a questo indirizzo e dici il tuo nome. il tuo vero nome, così che ti diano ciò che ti spetta. Ah! E riferisci alla tua amata che c'è un posto anche per lei, così che diventi ciò che ha sempre sognato"» il padre le aveva scritto questo. Era la sua calligrafia.
«Come faceva a sapere che... insomma noi...» Dalila aveva un nodo alla gola. Come poteva il padre della sua amata sapere queste cose.
«Papà già sapeva che sarebbe successo tutto questo. Come già sapeva che tu saresti diventata una pittrice e io una scrittrice. Ti chiedi il perché, non lo so nemmeno io.»
Dalila mentre osservava attentamente la foto notò che l'inchiostro non era del tutto asciutto. Ciò significa che avrebbe dovuto utilizzare qualche ora prima l'inchiostro.
«L'inchiostro non è asciutto.»
«Come?» sfiorò lentamente la scritta del padre notando ciò che le aveva detto Dalila.
«Non è che tuo zio ne sa qualcosa?»
«No! Mio zio è tutto, tranne che scrivere una frase così, per di più con la scrittura di papà.»
«Allora come te lo spieghi?»
«Sono convinta che fosse stato direttamene lui a scriverlo. Non chiedermi come. Non chiedermi niente, sono certa che fosse lui. Ora usciamo di qua, domani mattina partiamo per Londra.» mentre si allontanavano cadde un foglio.
"Quanto avrei voluto esserci per te figlia mia. Ti prego sii sempre te stessa. Raggiungi il tuo sogno e ama la persona che ti sta accanto in questo momento.
Da tuo papà, direttamente dal paradiso. "

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