Capitolo 21

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Aprii le finestre facendo entrare l'ultimo vento gelido della stagione, che accompagnava i raggi del sole illuminando la stanza. I piccoli granelli di luce gialla fuoriuscivano rendendo l'atmosfera ancora più romantica. La osservai per qualche secondo, mentre dormiva. Si era addormenta di nuovo dopo quello che era successo. Segnavo col dito i suoi lineamenti. Il perfetto contorno che disegnava l'espressione del volto come se fosse una metafora sull'eleganza.
Dalila era Dalila, senza sé o ma,
Lei era:
Quella persona che ti fa accelerare il cuore ogni volta che la vedi.
Quella persona che riesce a capire in un solo sguardo cosa provi.
Quella persona che faresti di tutto pur di renderla felice.
Quella persona che all'inizio sembrava una sorta di un'utopia, fino a quando non l'ha vedi e realizzi che esiste, è reale e sta difronte a te, che ti guarda, ti osserva. Osserva i pochi gesti che fai con gli occhi, con le mani, con i piedi. Cercando di capire che sensazione hai in quel momento. Era la mia anima gemella.
L'anima gemella che si lega a te con uno dei sentimenti più forti di questo mondo: "L'Amore".
L'amore lega l'animo delle due persone, ma può separarle fisicamente, lasciando solo il segno di quell'intensità che c'era.
Interruppi il mio lunghissimo monologo quando sentii Dalila.
«Mi sono addormentata?» disse con ancora la voce rauca di primo mattino, strofinandosi gli occhi cercando di mettere a fuochi chi avesse davanti.
«Oggi non ci sono le lezioni, che facciamo?» mi tirò a sé, bloccandomi l'addome, cercai di alzarmi, ma Dalila mi strinse più forte. Dopo un po' di fatica mi alzai, sbattendo il piccolo comodino che era posto ai lati del letto. Quello era di Dalila. Si aprì uno dei cassetti. Sbirciai involontariamente. All'interno c'era solo una cosa, una scatoletta rossa con dei brillantini sopra, e una serratura con la chiave. Non pensa che avesse portato qualcosa di suo a casa mia. La presi e gliela feci vedere.
«Questa cos'è?» chiesi curiosa. Però lei faceva di tutto tranne che rispondermi. Cosa ci sarà mai?
«My Lady cos'è questa scatola?» ora rispose.
«Amy è una semplice scatola con un lucchetto.» disse d'un tratto. Mi aveva chiamato col nome. Era possibile che una semplice scatoletta potesse innervosirla? Però devo riconoscere che era da un po' di giorni che Dalila nascondeva qualcosa e non mi ha mai detto cosa. Feci io la prima mossa. La presi per un braccio, si stava finendo di vestire, con ancora una scarpa e una ciabatta, la trascino fuori dalla camera. Presi la macchina e la portai al college. Controvoglia la porto nel primo luogo dove ci siamo baciate. Per fortuna che molti degli studenti si ritrovavano a casa dai genitori non c'era nessuna possibilità che qualcuno ci potesse disturbare.
«Ora mi dici perché in un momento all'altro sei diventata fredda?» non rispose.
«PERCHÉ IN UN MOMENTO ALL'ALTRO SEI DIVENTATA FREDDA?» non voleva rispondere. Aveva lo sguardo rivolto verso il basso, le mani gelide che nonostante la rabbia si aggrappavano alle mie. Non capivo cosa stesse pensando. Sospirai come un segno di arresa. Ci sedemmo una dinanzi all'altra, in silenzio. Avevo portato con me la scatolina, la misi al centro e la osservavo attentamente. Dalila era tenta a non parlare e io non la costrinsi. Tuttavia appena la muovevo anche di un solo centimetro, alzava lo sguardo di poco, per vedere cosa stessi facendo. Aveva paura che l'aprissi? In fondo la chiave era attaccata vicino. Potevo aprila in ogni momento. E così feci. Presi la scatola, l'appoggiai sulle mie gambe, la guarda un altro po', poi presi la chiave e lentamente aprii la serratura. All'ultimo giro Dalila mi fermò, bloccandomi il braccio.

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