Bello è, nascosti, sentirsi cercare!
Più bello essere trovati.«Trovata!»
«E già, sono qui, volevi dirmi qualcosa?»
«In realtà no, volevo solo vederti.»
«Allora io continuo.» annuì mentre osservava ogni singolo movimento, mentre si posizionava per scoccare una freccia. Era la prima volta che vedeva Amara con l'arco, ed era ancora più affascinante del solito. Quasi non le venne l'istinto di afferrarla per un braccio e portarla in camera.
«My lady?»
«Si?»
«Stai bene?» le chiese sventolando la mano davanti al viso.
«Si perché?»
«Eri incantata.» sorrise, appena vide Dalila arrossire.
Era così bello ritrovarsi in quei piccoli momenti, finché poteva, avrebbe passato tutto il tempo a disposizione con lei.
Fu lì che rividi quel briciolo di colore in quella vita in cui non esistevano né il bianco né il nero ma solo nuvole grigie.
"È dalla scorsa notte che non riesco a non dimenticare.
Cosa non riesco a dimenticare?
Noi.
Noi e il silenzio che ci avvolge ogni volta che stiamo insieme.
Non riesco a dimenticare quanto sia fondamentale il silenzio che dice più di qualsiasi parola.
Rievoca nella tua mente e nella tua anima ciò che abbiamo passata insieme.
Come si fa a dimenticare il primo amore della tua vita in una notte.
Spiegami questo e mi farò da parte."
«Infatti my lady non si può dimenticare.»
«Vuoi provare?» indicò l'arco.
«Non sono capace e se facessi qualche pasticcio. Ti guardo.»
«Dai prova hai me accanto.» le prese la mano e la portò alla postazione.
«Prendi l'arco.» - «Ok così brava. Portalo vicino al mento, aspetta ti aiuto.» si mise accanto a lei, accompagnò le braccia con le sue al mento.
«Così?» cercò il suo sguardo.
«Si così, ma dovresti guardare l'obiettivo.»
«Lo sto facendo.» disse guardandola ancora negli occhi. Le fece girare il viso e scoccò la freccia.
«Centro.» - «Cosa dicevi sulle tue capacità?»
«È solo fortuna.»
«Va bene come dici tu.»
«Amara.»
«Dalila?»
«Ora ti dico una cosa, ma...» si interrompe, fa un respiro profondo e poi:
«Sono innamorata di te Amara Wilson e non ci sono abbastanza parole per spiegare ciò che provo.»
«Infatti non servono le parole.» Si avvicinò di più a Dalila, le labbra si sfiorano creando una tensione non indifferente, il sole venne coperto dalle nuvole e quel piccolo spiraglio che si trapelava in quella stanza si riempì di pioggia, erano lì, l'una di fronte all'altra e niente e nessuna poteva far distogliere gli sguardi e la voglia di divorarsi. Amara sfilò tra le mani l'arco e lo posò sul pavimento, si alzò lentamente sfiorando il vestito corto arrivando a metà busto, il vestito andava a far intravedere le linee del suo corpo e il suo viso era proprio su quelle linee. Alzò gli occhi incollandoli su di lei, solo su lei, niente poteva distrarla se non lei. Continuò a salire, sollevando il vestito ormai zuppo, le sue mani iniziarono a sfiorare la sua pelle bagnata, fino ad arrivare nuovamente al suo viso paralizzato.
«Pensandoci bene, non era solo fortuna.»
«Ah no?»
«No,» le sussurrò all'orecchio.
Ad illuminare le due ragazze fu un lampo che segnò l'inizio di tutto.
«Ora tocca a me, mia piccola lord.» - «Iniziamo con questa.» indicò la camicia che aveva indosso. La sbottonò in modo maldestro e il più veloce possibile.
«Resterei qui ad ammirarti tutto il tempo.» le sussurra.
«Lo farei anche io, ma prima...» il vestito era ormai diventato un pezzo di tessuto che andava a svelare il suo corpo.
«Ora sì che ti posso ammirare Little Bell.»
«E ora?» le chiese.
«Cosa?»
«Cosa farai col mio piccolo corpicino?»
«Faccio prima a mostrartelo.»
Cercarono di fare il meno rumore possibile, ma la fame che le divorava era troppa. Le due erano diventante ormai avide e volevano solo la loro preda che non era una semplice pecorella, o no, erano entrambi lupi e facevano di tutto pur di divorarsi.
Tutto ciò che c'era prima sui tavoli erano sul pavimento, la prese per i fianchi e fece sì che le sue gambe aderissero bene ai suoi.
«Mi hai provocato abbastanza my lord.»
«Non hai ancora visto Little Bell, mettiti comoda su di me e fammi fare.»
Fu allora che Dalila sentì quel brivido che le scorreva su tutta la schiena. Si impadronì di lei, s' arrese, era sua, lo sapeva e le piaceva. Le mani di Amara dominavano il suo corpo, movimenti lenti e significativi i due corpi erano diventati un unico, le loro anime si erano fuse e i loro cuori potevano viaggiare nel corpo dell'altra. Le sue labbra macchiavano di peccato il suo viso, più era lento e più arrivava il desiderio, più c'era la tensione e più la brama saliva. Questo Amara lo sapeva e amava far impazzire la sua "Campanellino" per quanto in quel momento erano semplicemente due lupi affamati. Ma per come si dice "Il lupo perde il pelo, non il vizio" e Amara sapeva i suoi punti deboli. Parte dal collo fino ad arrivare nella parte superiore dell'ombelico, il fremito che emanò, la voce strozzata che cercava di ridurre al minimo il suo volume, ma senza successo, ansimò e si sentì. Questo permise Amara di continuare e di scavare ancora di più, arrivò il momento di levare una volta per tutte quei vestiti.
La pioggia era il perfetto sfondo che rendeva la scena ancor di più di quella che già era.
«Amara.» cercò di dire.
Non rispose, alzò piano l'abito fino a svestirla del tutto, le mani non si scostarono dal suo corpo, andavano a marcare ancora di più il potere e il possesso su di lei. Le alzò il mento costringendola a guardare più su, ansimò ancora il suo nome, quasi per supplica, ma Amara non ne fece tanto peso e continuò, continuò a mangiarla e a accentuare il suo territorio. Erano corpo a corpo, i baci di Amara metteva in confusione Dalila, costringendola a richiamarla ma questa volta con una voce meno soffocata.
«Sh, zitta, senti il rumore della pioggia che batte su di noi. Senti il tuo cuore battere così veloce dall'eccitazione. E ascolta attentamente le mie mani come fremono di averti.»
Quest'ultime facevano da collana al suo collo, mentre finalmente le sue labbra toccarono lei sue. Le piccole mani di Dalila si scollarono dal tavolo e si impadronirono dei capelli di Amara.
«Piano con quelle manine my lady.» le sussurrò. Non l'ascoltò e continuò quello che aveva iniziato, aveva qualcosa in mente ma Amara non se ne rese conto.
«My lord.»
«Si?» le sbottonò pian piano il pantalone. Scese dal tavolo e si abbassò cauta assicurandosi che stesse guardando, come i polpastrelli disegnassero la sua sagoma in maniera perfetta. Si alzò appoggiandosi ai suoi fianchi in un movimento che accentuassi il suo fondoschiena.
«Mi farai impazzire piccola lady.»
«Che c'è? Non mi dire che già sei bagnata? e non dico il corpo.»
«Sai i miei punti deboli alla perfezione.» la prese con forza e la porta a sé.
«So cosa ti piace my lord.»
«Dimostralo.» inarcò un sopracciglio, prima di sbatterla al muro.
«Vediamo un po', prima sopra o prima sotto.»
«Vuoi un suggerimento Little Bell.»
«Non ce n'è bisogno.» - «Parto da qui.»
Iniziò a baciarla dalla pancia in giù, per poi salire, Amara non fece manco il tempo di dire una singola parola che Dalila le chiude la bocca con una mano.
«Taci e goditi il mio corpo.»
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Neverland
RomancePer gli amanti di "come anima mai" vi ripropongo un genere simile al femminile. Trama Una storia d'amore tra due ragazze di Londra di alto rango, che cercano di costruire la propria storia. Amara la prima protagonista, donna con carattere a tratti...