Penelope
Il sole scendeva lentamente oltre la finestra, e una flebile luce illuminava la sala d'attesa della neuropsichiatria infantile.
Era un posto allegro e colorato, con disegni di bambini appesi alle pareti e giochi posti in una scatola in un angolo.
Penelope andava alla neuropsichiatria infantile da cinque mesi ormai, e nel giro di cinque mesi aveva cambiato ben sette psicologhe.
Non si era trovata bene con nessuna, perché tutte dicevano le stesse cose: "tu non senti delle voci, ti inventi tutto", "ti tagli per attirare l'attenzione", "se ti vedi grassa mettiti a dieta".
Tutte frasi che non avevano fatto altro che peggiorare i pensieri di Penelope; la voce la torturava tutto il giorno.
Non aveva più tempo per studiare, per leggere, per stare con Talbott o sognare Mark, perché era impegnata tutto il giorno ad ascoltare la vocina nella sua testa.
Le sussurrava cattiverie, la obbligava a fare azioni inutili, altrimenti, diceva, sarebbero successe le peggiori cose.
Penelope era stufa, ma sua madre l'aveva convinta a provare ancora; così, quel giorno aveva appuntamento con un nuovo psicologo.
Eccola lì, sua madre, seduta di fronte a lei, bella come sempre e vestiti di tutto punto... e poi c'era lei, Penelope, con i capelli ricci arruffati e la divisa scolastica.
Ancora.
Sempre quella.
La sua prigione di tessuto che le stava rovinando la vita.
«Vedrai che andrà meglio, questa volta.» la madre di Penelope, Amèlie, le sorrise.
«È uno psicologo maschio. Già era difficile con le psicologhe femmine, figurati con un uomo.» ringhiò Penelope.
«Buonasera.» un ragazzo di circa trent'anni comparve sulla soglia della porta, e Penelope rimase di sasso.
Non sembrava uno psicologo: era giovane, alto e carino, coi capelli castani e gli occhi grigi come la strada.
«La signorina Clearwater...?» parlò, e Penelope e sua madre si alzarono.
«Io sono la mamma. Posso entrare?» domandó Amelie, e l'uomo annuì.
«Certamente. Seguitemi.»
Penelope seguì sua madre e lo psicologo oltre il corridoio, per poi entrare in una stanza.
Lo studio era esattamente come tutti gli altri studi che Penelope aveva visto: pavimenti e mura bianchi, scrivania e sedie al centro, un lettino a lato e un lavandino.
Penelope non aveva mai capito perché negli studi degli psicologi ci fosse un lavandino.
«Accomodatevi,» l'uomo sorrise e si sedette di fronte a loro, poi squadró Penelope, «che look... particolare.»
«Non è un look.» ringhiò Penelope, «è una prigione.»
Non aveva voglia di essere amichevole con il nuovo psicologo: sapeva che sarebbe stato come tutte le altre.
«Okay, okay,» nonostante l'atteggiamento di Penelope, il ragazzo non si scompose, «ti va di presentarti?»
«No.»
«Penny!» la rimproveró sua madre, ma lo psicologo le fece cenno di tacere.
«Allora sarò io a presentarmi.» parlò, «mi chiamo Norberto Nost, ho trentun anni e sarò il tuo psicologo.»
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LA BAMBINA DI NESSUNO 2 - La Fiamma Ingannatrice
FanfictionSaga: "La Bambina di Nessuno" ✨ SECONDO LIBRO • Trama: Il terzo anno ad Hogwarts si prospetta ricco di opportunità per Sally, che si sta godendo a pieno il consiglio di Albus Silente: sii serena, finché qualcosa non andrà storto. Il Signore dei Vamp...