12.La volpe e l'uva

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Quando entro in macchina Pietro mi accoglie con un mezzo sorriso stampato sul volto, sporgendosi verso di me pericolosamente e stupendomi con un bacio a stampo che non era nei miei programmi.

Da quand'è che ci salutiamo in questo modo? Mi è nuovo.

Ha i capelli castani perfettamente pettinati all'insù e il viso dai lineamenti delicati che fanno trasparire un'innocenza e un'ingenuità che non corrispondono alla sua persona.

Mi ritraggo abbastanza velocemente dal contatto inaspettato con le sue labbra e sbuffo una breve risata nervosa che riempie l'auto di un disagio palpabile.

«Volevi parlarmi?»

Chiedo subito prima che possa calare il silenzio che renderebbe questa situazione ancora più imbarazzante.

Il castano si sistema meglio sul sedile slacciandosi la cintura, e guardandomi per qualche istante prima di parlare.

«Ti ho vista distante in 'sti giorni, che hai?»

Mi chiede scrutandomi con gli occhi chiari, e a me fa ridere che finga di preoccuparsi per me quando in realtà vuole solo sapere perché non vado a letto con lui da qualche giorno.

«In che senso?»

«Ti ho chiesto più di una volta di venire da me e hai sempre trovato scuse»

«Non erano scuse, sto solo passando più tempo a casa»

Mento, perché anche se effettivamente sto uscendo di meno credo di starlo facendo in parte proprio per evitare Pietro.

«A casa con quello?»

Chiede evidenziando un filo di irritazione nella voce, e facendo un cenno con il capo verso la porta di casa mia.
Ovviamente, Damiano è lì.
Se ne sta seduto su un muretto con le gambe divaricate, alterna lo sguardo dalla sua sigaretta alla macchina in cui siamo noi, e io lo maledico mentalmente per essere così impiccione e complicarmi la vita di continuo.

«Posso sapere cosa c'entra?»

Chiedo alterandomi a mia volta, come se non fosse effettivamente strano che Damiano sia uscito apposta per controllare la situazione.

«Dimmelo tu. Vivi con un altro e questo è uscito apposta per vedere che fai, a quanto sembra.»

«E anche se fosse? Io e te non stiamo insieme»

Gli ricordo con un sopracciglio alzato, incrociando le braccia e cercando di capire dove voglia arrivare.

«Ma potremmo.»

In macchina cala il silenzio più totale.
In un secondo la mia espressione nervosa è diventata tanto seria da far paura, al punto di togliere il sorriso dalla faccia di Pietro che credeva probabilmente di starmi facendo una bella proposta.

Vedendo il modo in cui sono ammutolita, Pietro scuote la testa e avvicina una mano alla mia gamba, pressandoci un po' e facendola scorrere verso l'alto.
Io lo guardo per un attimo indecisa sul da farsi, ma poi realizzo che se effettivamente andassi con lui sarebbe solo perché non voglio dargli un dispiacere.

Arriva fino alla mia vita e la stringe in un modo che conosco bene e che è sempre uguale, tanto da avermi quasi annoiata.
O forse mi ha annoiata perché mi è stato mostrato uno scorcio di passionalità diversa, che mi alletta molto di più di questo sesso senza emozioni.

Con fermezza quindi poggio la mia mano sulla sua bloccandolo all'istante, guardandolo dritto negli occhi in modo da fargli ben capire che non ho intenzione di andare avanti.
In più Damiano è ancora fuori, adesso un po' distratto dal cellulare ma comunque sull'attenti.

Parole||Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora