21.Vedi tu

1.4K 68 115
                                    

Ho passato tutto il viaggio da sola nei sedili posteriori, perché Damiano guida ed Ethan da bravo gentiluomo si è fiondato sul sedile davanti senza interpellarmi minimamente.

Il moro mi ha rivolto solo un paio di sguardi dallo specchietto retrovisore, per poi smettere di calcolarmi e concentrarsi sulla strada soprattutto una volta che ha iniziato a fare buio.

Essendo a fine Febbraio le giornate cominciano ad allungarsi, ma comunque sembra già notte fonda dopo le sette di sera.

Le ore passano lentissime e l'unica cosa ad intrattenermi, oltre i numerosi pisolini, è la nuova decisione che ho preso: contrattaccare.
Proprio così, perché Damiano non può essere sempre quello col coltello dalla parte del manico e perché mi serve per capire effettivamente se posso avere su di lui almeno l'1 per cento del potere che lui ha su di me.

Mi addormento senza neanche accorgermene, e vengo bruscamente svegliata da degli strattoni al braccio.
Apro a fatica gli occhi non riuscendo a mettere a fuoco la situazione, e mi stropiccio le palpebre nella speranza di smettere di vedere sfocato.

«Oh svejate principessa sur pisello»

Queste sono le dolci parole che cullano il mio ritorno nel mondo reale, che come sempre è difficile da realizzare.
Damiano mi guarda trattenendo una risata, con ancora la mano sulla mia spalla ad attendere una reazione davanti alla portiera aperta.

«Siamo arrivati?»

Chiedo con la voce impastata, stiracchiandomi un po' e rabbrividendo per il vento che soffia sul lembo di pelle che si scopre nel momento in cui allungo le braccia verso l'alto.

A Damiano non sfugge il dettaglio e fa cadere gli occhi sul mio addome senza troppe cerimonie, senza fare nessun cenno di approvazione o disapprovazione.
Semplicemente mi osserva, tenendo lo sguardo puntato sulla mia pelle finché non mi risistemo la felpa in vita.

«Sì pupa, Ethan sta a fà il lavoro sporco e ne ho fatto portà dentro pure la mia valigia con la scusa che dovevo svegliatte»

Mi comunica come se avesse fatto l'affare del secolo, e io alzo gli occhi al cielo anche se infondo trovo buffo la tendenza comune che abbiamo nel voler fare sempre il minimo sforzo possibile.

«Dovresti ringraziarmi quindi»

Gli dico scherzando, mentre metto un piede fuori dalla macchina sentendo un po' di emozione nell'essere finalmente sul terreno romano.
Non tornavo qui da mesi, sono felice che si sia presentata la situazione.

Fa decisamente più caldo che a Milano, sembra di essere in piena primavera e in felpa si sta bene.
Damiano come sempre ha voluto strafare e se ne sta mezzo nudo con una maglietta a maniche corte che mi fa venire freddo solo a guardarla, quindi il mio istinto da mamma apprensiva prende il sopravvento.

«Sbrigati ad entrare che stai prendendo freddo»

Lo rimprovero aggrottando le sopracciglia, e lui alza gli occhi al cielo per poi chiudere la macchina e dirigersi con me verso l'uscita.

«Se tu te svegliassi con i tempi de una persona normale sarei già al caldo da dieci minuti, cazzo di gnomo sonnolento»

Ribatte con la sua solita prontezza, dando enfasi alla sua affermazione con una sonora pacca stampata sul mio fondoschiena che mi fa fare un saltello di sorpresa.
Lo guardo crucciata e mi massaggio il punto dolente che ha colpito con troppa forza, mentre lui mi guarda ridacchiando.

Parole||Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora