16.Se vede che sei felice

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Cammino verso casa con i nervi a fior di pelle, non so neanche perché mi sia fatta convincere da Ethan ad uscire a quest'ora.
Mi ha detto di avere urgente bisogno del mio aiuto e io da brava sorella mi sono ritrovata alle undici di sera a cercare un supermercato aperto per cercargli un rasoio nuovo.

A quanto pare tra poco lui e Damiano devono uscire in qualche posto più chic del solito, e mio fratello si sente male alla sola idea di mostrarsi al mondo con quei quattro peli che gli crescono in faccia.

È una richiesta ridicola, non so neanche perché l'ho ascoltato, è che le poche volte che mi chiede qualcosa con quegli occhioni da cerbiatto io non riesco a dire di no.

Ci sono stata anche un bel po' al supermercato, con il cassiere che mi importunava con battutone maliziose e una signora anziana che mi giudicava perché non avevo voglia di darle retta quando provava a parlarmi.

Finisce che adesso è praticamente mezzanotte, e come se non bastasse quando busso nessuno mi apre.
Allora estraggo faticosamente le chiavi dalle tasche dei miei jeans un po' troppo attillati, le infilo nella toppa e apro la porta.

È tutto buio, non faccio in tempo ad insospettirmi che la luce si accende e decine di persone saltano in aria urlando "buon compleanno" e correndo verso di me sorridendo a trentadue denti.

Io rimango con il rasoio a mezz'aria e la bocca spalancata mentre vengo abbracciata da persone che non identifico neanche, non capendo come sia possibile la loro presenza qui e sentendomi sempre più felice mentre uno dopo l'altro i miei amici vengono a farmi gli auguri.

Dopo qualche minuto in stato catatonico comincio a ricambiare gli abbracci e a ringraziare tutti per essere venuti.
Giada mi saltella incontro buttandomi le braccia al collo e stritolandosi ancora più entusiasta di me per questi festeggiamenti improvvisati.

Cerco con lo sguardo quello che immagino sia il responsabile di tutto questo, e trovo Ethan sul fondo del salotto che, insieme a Damiano, mi guarda sorridendo e aspettando che vada da lui.
Emozionata gli corro incontro e lo abbraccio, ogni volta più stupida di ciò che fa per me.

«Auguri Lulù»

«Ti voglio bene»

Gli dico sinceramente, ancora avvolta tra le sue braccia, non glielo dico abbastanza spesso e se lo meriterebbe sempre.

«Allora sto rasoio me lo hai preso o no?»

Mi chiede poi ridendo e allontanandosi, e io alzo gli occhi al cielo divertita dalla sua fantasia.

«Vado a salutare gli ospiti, poi vieni in cucina che iniziamo a bere»

Ethan mi fa l'occhiolino e io annuisco, poi si allontana dopo avermi stampato un bacio sulla guancia.
Mi sembra che ogni volta trovi una scusa per lasciarmi con lui.

A questo punto mi giro verso Damiano, che mi sta guardando con un mezzo sorriso e le mani infilate nelle tasche.
È davvero bello, stasera forse più del solito.
Ha una camicia bianca sbottonata fino a metà petto che lascia intravedere una scritta tatuata sulla pelle ambrata, della matita nera sotto l'occhio a sporcare la sua immagine pulita e i capelli lasciati liberi che gli conferiscono un'aria quasi selvaggia.

«Non me li fai gli auguri?»

Gli chiedo allora un po' imbarazzata, inclinando il capo e sorridendo leggermente.

«Vie' qua»

Risponde lui semplicemente, allargando le braccia ed invitandomi a farmi avvolgere da esse come ho sognato per troppe volte nel corso della mia vita.

Parole||Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora