30.Ho perso il controllo

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Credo di non aver mai mangiato così lentamente in tutta la mia vita.
E dire che quando si parla di panzerotti io di solito ne mangio uno al secondo; eppure oggi rischio di farmeli andare di traverso con Damiano che mi squadra dall'inizio alla fine del pasto.

Io evito di guardarlo tutto il tempo, non alzo la faccia verso di lui neanche una volta, mi preoccupo solo di chiacchierare con gli altri membri della tavolata e di fingere che lui non esista.

Sono arrabbiata.
Questa situazione è arrivata ad un punto di non ritorno per quanto mi riguarda, io ho già un piede nella fossa e a separarmi dal caderci completamente ci sono circa un altro paio di sguardi.
Qualcuno potrebbe chiedersi come sia possibile che io stia scivolando nella trappola con scritto il suo nome così facilmente, ed è una cosa che neanch'io mi spiego.

Sarà il suo fascino innegabile, il suo modo di saper usare le parole giuste quando vuole, l'attrattiva che si crea per colpa del suo fare un po' misterioso.

O forse più semplicemente saranno i nostri silenzi, le cose non dette che ci sfuggono via quando ci guardiamo, il fatto che forse in realtà dura da un po' tutta la vita.

Non so il motivo, ma a questo punto non è quello l'importante. Devo rimanere lucida e capire come preservarmi prima di perdere completamente la testa per lui, perché so che se non prendo le dovute precauzioni me la sfascerò contro il muro.

Alla fine la cena si conclude dopo un'ora circa, il che è un record per noi che dopo dieci minuti a tavola già ci alziamo solitamente.
Per un attimo sono tentata di seguire Vic fuori a fumare, ma so già che il fumo mi andrebbe di traverso al solo pensiero che Damiano mi stia aspettando.

Quindi rimango ferma al mio posto e mi alzo solo quando vedo il moro incamminarsi verso la sua stanza dopo avermi lanciato uno sguardo veloce.

Con nonchalance lo seguo lungo il corridoio fino ad arrivare alla sua camera, nella quale entra lui per primo seguito a ruota dalla sottoscritta
Forse per farmi rispettare non ci sarei nemmeno dovuta venire, però sono curiosa di sentire cos'ha da dirmi.

Lui si siede sul letto mentre io resto in piedi di fronte a lui, con le braccia incrociate e svariati metri di sicurezza a dividerci.

«Nte siedi?»

Mi chiede accennando col capo al posto accanto a lui sul materasso.

«No. Dimmi quello che hai da dire e basta»

Gli chiedo sperando che tagli corto, anche se da come si è messo comodo sembra proprio che abbia l'intenzione di prendersi tutto il tempo del mondo.

«Però devi partì calma che se no me stai già a fà innervosì»

Mi ammonisce e io sbuffo una risata, sempre più stupita dalle sue manie di egocentrismo che gli fanno mettere sé stesso al centro anche quando deve chiedere scusa a qualcun altro.

«Non prendo ordini da chi non sa neanche mettere d'accordo le sue personalità, scusa. È una filosofia di vita»

Ribatto, alzando le spalle e sfoggiando un sorrisetto che ammetto possa essere un po' irritante.
Lo vedo inspirare ed espirare profondamente per mantenere la calma, e io mi chiedo come debba essere difficile avere un carattere tanto nevrotico da rischiare di smattare per una battutina.

Okay, forse su questo devo lavorare anch'io.

Decido di calmarmi perché capisco che se continuerò ad essere così tagliente non andremo da nessuna parte, e dopo un po' di silenzio da parte di entrambi Damiano si decide a parlare.

«Senti Lù, sarò chiaro con te. A me non piacciono gli impegni»

Dice tutto d'un tratto, e io trattengo il fiato sperando che ciò che segue corregga in qualche modo quello che ha appena detto.

Parole||Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora