10.Più divertente

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Nonostante tutti gli avvenimenti degli scorsi giorni, oggi sono felice.
Ho passato tutto ieri ad evitare Damiano, non mi andava di vederlo né di parlarci, chiedendo anche di poter tornare a piedi tutta la settimana, ma oggi se non voglio far insospettire qualcuno è proprio il caso di smettere di evitarlo.

L'occasione per mostrare la mia pace verso chiunque si è presentata proprio alla seconda ora di lezione di oggi, quando la professoressa di matematica ci ha restituito il compito della scorsa settimana facendomi guadagnare una delle mie prime sufficienze abbondanti in materia.

Essendo che tutti conoscono la portata e la rarità di questo evento, non appena raggiungo il portone di casa lo spalanco con un'energia mai vista che fa sussultare entrambi i ragazzi nel salotto dentro casa.

«Indovinate chi ha preso sette in matematica?»

Urlo, sfoggiando un sorriso smagliante e allargando le braccia per farmi acclamare.

«Davvero? Non ci credo, dobbiamo festeggiare!»

Risponde Ethan entusiasta, porgendoli il pugno che io ricambio volentieri sinceramente contenta del risultato ottenuto.

«Ebbrava Lucina, 'o sai usare il cervello allora eh?»

Mi prende in giro affettuosamente il moro, che però fortunatamente non si avvicina per congratularsi perché è alle prese con la riparazione di una lampada a muro che si trova  al livello della sua testa.

Ha la lingua infilata tra i denti e sta cercando con estrema concentrazione di farla accendere senza il minimo risultato.

Gli chiedo se ha bisogno di aiuto?
No, devo parlargli il minimo indispensabile.

Però se devo dimostrargli che va tutto bene questa è l'occasione perfetta, no?
No, e poi non devo dimostrare nulla visto che molto probabilmente lui non si è neanche accorto che ieri non gli ho parlato.

Ma sta distruggendo il lampadario!
Adesso basta, non...

«Oh Lù, non è che me vieni a dà una mano?»

Ecco, appunto.
Mi irrigidisco leggermente e sospiro in modo impercettibile, infastidita da come questo ragazzo riesca sempre a mettermi in posizioni scomode.

«Certo»

Borbotto, girando i tacchi e avvicinandomi a lui non sapendo bene cosa fare.
Lo affianco e mi avvicino alla luce in attesa che mi dia qualche indicazione sul da farsi.

«Da 'n momento all'altro s'è spenta»

Mi spiega il moro in piedi accanto a me con la braccia incrociate, stortando le labbra in una smorfia insoddisfatta e guardandomi come se dovessi sapere cosa fare.

«Immagino che dobbiamo cambiare la lampadina»

«Grazie amò 'nce sarei mai arrivato oh»

«E allora qual è il problema?»

Gli chiedo scocciata, irritata dal modo superficiale che ha di affibbiarmi soprannomi e soprattutto dall'essere trattata come se fossi una stupida.

«È che nun so come se fa»

«Anni e anni di vita a Londra da lupo solitario e non sai neanche cambiare una lampadina?»

Lo prendo in giro io stavolta, beffeggiandolo e rivolgendogli un'occhiata furba perché per una volta sono io che posso deriderlo.

«Ah perché tu lo sai fare? Nun ce crede nessuno»

«Posso provarci»

Ribatto invece, guardandomi intorno in cerca del pezzo di ricambio che immagino il moro abbia comprato.
Una volta individuato decido di prenderlo dopo, meglio fare una cosa alla volta.

Parole||Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora