22.Vestita così

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Ho mangiato così in fretta da rischiare un'indigestione, sotto la costante pressione di Vic che ci avvertiva che di lì ad un'ora saremmo dovuti uscire essendo ormai le undici passate.

Io me ne sarei stata volentieri al calduccio tra le coperte, ma essendo ospite ho preferito non dare noie già dalla prima sera.
Andremo in una simil discoteca piuttosto irregolare in centro, quindi almeno posso sperare in una serata divertente in cui l'ostacolo irremovibile purtroppo è uno solo: Thomas.

Non so che problemi abbia io e lui, ma non siamo mai andati d'accordo.
A dire la verità è più colpa sua che mia, ha vissuto da me a Milano un mese l'anno scorso e non penso di essere mai stata così stressata nella mia vita.

Mi irrita, sporca e non pulisce, lascia vestiti in giro e fuma dentro casa anche dopo che gli ripeti mille volte che non vuoi che lo faccia.

Non si è mai comportato come un ospite e questa cosa un po' mi infastidiva, anche se riconosco la mia incoerenza perché ora che Damiano si comporta come se fosse il Re della mia casa io manca poco che mi inchino al suo cospetto.

«No amò levate sto schifo devi esse' stra figa non andare a messa»

Victoria boccia il mio quinto outfit di seguito e comincio a pensare che il problema sia lei, visto e considerato che i miei vestiti sono tutt'altro che casti e dimessi ma lei continua a vedermi come una suora di clausura.

«Non capisco cos'hai in mente, il mio tubino è ancora più corto di quello che hai tu, perché non va bene?»

«Non lo so devi spaccà di più, se co' questo ce metti gli stivali alti con il tacco allora ci sta abbastanza»

Concede, scegliendo di scendere a compromessi considerando il ritardo atomico in cui siamo.

«Quali?»

«I miei ciccia, quelli che te arrivano a metà coscia quasi»

Annuisco accettando, a me piace essere guardata quando vado alle feste e quindi non mi dispiace vestirmi un po' più provocante, soprattutto considerando il mio piano di far dannare un po' Damiano per vedere fino a dove si spinge.

Dopo una ventina di minuti sono pronta, con indosso il mio bel completo da battaglia e truccata solo con mascara e rossetto rosso su consiglio di Vic.

Ethan ha preso la saggia scelta di essere lui a guidare al ritorno, perché dubito che Damiano non beva in una serata così, e a metterci nelle sue mani rischiamo di rimanere bloccati fuori dalla discoteca per tutta la notte.

Quando io e la bionda usciamo i due ragazzi sono già in macchina ad aspettarsi, Damiano si è seduto dietro senza apparente motivo e allora io colgo l'occasione per lasciare che Vic vada davanti in modo da potergli stare vicina.

Apro la portiera ed entro fingendomi più rilassata di quanto non sia in realtà.
Saluto volutamente Damiano con un solo cenno del capo disinteressato, accavallando le gambe e godendomi il suo sguardo bruciante che immediatamente cade su di esse, squadrando e l'intera lunghezza con attenzione.

Poi risolleva lo sguardo e i suoi occhi hanno un luccichio familiare, che insieme al mezzo sorrisetto diabolico che sfoggia mi provocano dei brividi lungo la schiena.

Non ci salutiamo, rimaniamo in silenzio ma l'aria è comunque piena di tensione e per un attimo temo che anche gli altri due possano percepirla.

«Avete visto che turbofregne? Stasera so' tutti nostri»

Scherza Vic facendomi ridere, mentre Ethan in risposta alza gli occhi al cielo e Damiano non varia espressione neanche per un secondo.

Quando davanti alzano la musica allora finalmente il moro parla, spezzando il silenzio che alpeggiava tra di noi e non facendo altro che aumentare l'elettricità già presente.

«Per chi ti sei vestita così?»

Chiede guardandomi di sbieco, e io alzo un sopracciglio incuriosita da dove sta andando a parare.

«Così come?»

«'o sai. Lo faresti venì duro anche a mi nonno de ottant'anni»

Arrossisco alla sua affermazione mandando all'aria il mio piano di fare la sostenuta, perché davanti alla sua voce che dice certe cose è piuttosto inutile provare ad opporsi.

«Deve per forza essere per qualcuno?»

Chiedo, alzando gli occhi al cielo e sistemandomi sul sedile sfiorando accidentalmente la sua gamba con la mia.

«Sì, e credo pure de sapè per chi»

Continua, e io deglutisco lentamente mentre controllo che davanti Ethan e Vic stiano ancora facendo il karaoke di qualche canzone orribile, perché ho l'impressione che la conversazione prenderà una piega che decisamente loro non devono sentire.

«Sì?»

Chiedo, leccandomi le labbra senza distogliere lo sguardo dal moro neanche per un istante.
Lui ricambia con sicurezza, come se dall'alto della sua persona niente potesse minimamente turbarlo.

«Sì, perché vuoi disperatamente che te guardi»

«È sbagliato essere troppo convinti, Dam»

Lui alza le spalle con apparente disinteresse, accennando un sorrisetto enigmatico a cui non so attribuire un significato.

Qualche minuto dopo arriviamo davanti al locale, e non appena metto piede fuori dall'auto mi pento di essermi vestita così leggera.
È pieno di gente, decine di ragazzi sono in fila per entrare.

Ci accodiamo a loro e io noto quanto le ragazze siano belle e tiratissime, in confronto a loro mi sembra di essere troppo semplice o addirittura ridicola in questi stivali troppo alti.

Incrocio le braccia e mi guardo intorno un po' in imbarazzo, restando isolata per qualche minuto mentre Vic è andata a parlare con il buttafuori sperando di convincerlo a farci entrare prima, e i ragazzi hanno incontrato qualche vecchio conoscente con cui si sono messi a chiacchierare.

In realtà più Ethan, perché Damiano se ne sta semplicemente affianco a loro con le mani in tasca, fingendo di ascoltare mentre mi tiene d'occhio guardandomi di sbieco.

Fa un passo verso di me allontanandosi dai suoi amici, mettendosi dietro alla mia schiena e sporgendosi verso di me lasciandomi un inaspettato morso sull'orecchio.

«Aia! Ma che fai!»

Esclamo, girandomi di scatto verso di lui e corrugando le sopracciglia.

«Te guardano tutti porcoddue»

Sbuffa alzando gli occhi al cielo, e io lo guardo incuriosita dal suo nervosismo.

«Ma quando mai»

Ribatto incrociando le braccia al petto e sentendo le guance scaldarsi subito dopo alla sua frase.

«nte dovevi vestì così»

«Non ti piace?»

«Me piace pure troppo Lucì, ma non sono l'unico a quanto vedo»

Continua a parlarmi stando alle mie spalle, poi scivola verso di me poggiando il palmo aperto sulla mia pancia, facendomi avvampare e seccandomi la bocca.

«E questo ti dà fastidio?»

Chiedo, girandomi leggermente di lato in modo da guardare il moro negli occhi, non abbastanza lontana dagli sguardi indiscreti dei nostri amici.

«Te l'ho detto come la penso sulle mie cose»

Soffia al mio orecchio, e per poco non mi sciolgo sul pavimento.

«Rinfrescami la memoria»

Guardandosi intorno e accorgendosi di essere riparato dalla folla che aspetta di entrare, fa scorrere la mano fino alla mia coscia stringendola con prepotenza.

«Te voglio potè vedere solo io così provocante»

Continua, e io mi distacco da lui volendo continuare il mio gioco.

«Peccato che io non sia tua allora, Dam»

Poi gli faccio l'occhiolino e senza fare una piega mi allontano nel modo in cui fa sempre lui dopo aver sganciato una bomba, e raggiungo Vic davanti all'entrata aiutandola nella missione-convincimento-buttafuori.

Parole||Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora