Capitolo 5

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JASON

Devo assolutamente capire che diavolo di problemi ho.

La mattinata è stata allucinante: ho passato la maggior parte del tempo ad osservarla fingendo nonchalance, bramando di poterla toccare e, di conseguenza, sentendomi un maniaco.
Cercavo di comportarmi normalmente, ma il mio continuo muovermi per la stanza e spostare oggetti non deve essere sembrato segnale di rilassatezza.

Spero solo che non se ne sia accorta.

È stato terribile averla qui, davanti a me, senza poterla avere.
La parte razionale di me stava davvero faticando a trattenere i miei istinti.

Dopo cinque ore di questa tortura, le ho chiesto di andarsene con la scusa di dover preparare qualche documento, e chiedendole di cominciare a correggere le bozze già scritte.

Appena ha lasciato casa mia, accanto al sollievo di poter riprendere il controllo di me stesso, ho sentito un vuoto, un buco incolmabile.

Ho tentato di negare quello che era successo, o di darmi una spiegazione logica, ma è stato impossibile.

Non solo per quella sensazione di mancanza che aleggia dentro di me, forte e dolorosa, non intenzionata ad andarsene, ma anche per quel profumo che ancora sento; un profumo che non potrei mai dimenticare, o ignorare. Il suo profumo.

Se dovessi descriverlo, direi che si trattava di un misto di rose, libri antichi e sole estivo.

E il pensiero di lei, del suo corpo, della sua voce, bastava per farmi diventare duro, tanto eccitato da dover rimediare alla cosa con la mia mano. L' ho immaginata completamente nuda, sdraiata sotto di me mentre gridava il mio nome, e l'idea è bastata a farmi finire con una velocità vergognosa.

Cosa mi sta facendo quella donna?

Voglio rivederla il prima possibile, ne ho bisogno, ma allo stesso tempo la ragione mi dice di tenerla lontana, perché non riuscirei più a trattenermi, se l'avessi di nuovo vicina. Se stare con lei per qualche ora mi ha ridotto in questo stato, non so cosa possa farmi passare ogni giorno in sua compagnia, a stretto contatto, mentre scriviamo il mio prossimo libro.

Ho superato la fase di negazione da qualche ora, ormai. Sono giunto alla conclusione che deve esserci una ragione per il modo in cui mi sento, perché non può trattarsi di semplice attrazione.

E adesso mi ritrovo qui in salotto, di fronte alla mia biblioteca, a cercare di capire cosa è successo oggi.

Sto fissando gli scaffali da diversi minuti, scandagliando i titoli ad uno ad uno, senza però riuscire a trovare il libro che sto cercando.
Eppure è un libro enorme, il più vecchio della mia libreria, un libro dalla copertina rovinata, con le lettere dorate.
Il mio primo libro, ed un libro rubato, sottratto a chi mi aveva creato prima di andarmene per sempre. È l'unico ricordo materiale che ho tenuto di quella parte così buia e lontana della mia vita.

Certo che, con tutto il tempo che ho avuto, avrei potuto anche utilizzare una giornata per sistemare e riordinare i miei libri. In alcune sezioni della libreria, infatti, si sono create delle montagnole e delle colonne di volumi poggiati sul fianco. Alcuni sono messi in modo tale che non è possibile leggerne il titolo, perché il dorso è rivolto verso il muro.

Scorrendo lo sguardo sull'ultimo scaffale a destra, mi rendo conto che c'è un libro fuori posto che ne copre altri.
Lo sposto di lato, e dietro trovo il testo che sto cercando.

Il titolo è "Alchimia delle razze".

Questo è il libro che descrive tutto ciò che si sa sulle due razze da cui sono stato creato: i vampiri e i lupi mannari.

Tricked by the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora