Capitolo 9

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Apro gli occhi alla luce che penetra attraverso le tende tirate.

Allungo braccia e gambe per stiracchiarmi, e mi rotolo da una parte all'altra. Il letto non è mai stato così comodo, le lenzuola mai così morbide.

Un attimo. Il letto non è mai stato così comodo, né le lenzuola così morbide.

Questo non è il mio letto! Dove sono?

Mi guardo attorno, ora completamente sveglia, ma non vedo nessuno.

Lo stile della stanza però è familiare: minimale ma elegante, con un gusto un po' retrò.

Oltre al letto su cui mi trovo, a due piazze e in legno massiccio, c'è un grosso armadio dello stesso materiale del letto, due comodini, una sedia in un angolo.

Mi metto a sedere, e i miei piedi scalzi entrano in contatto con la sofficità del tappeto che copre il pavimento. Le mie scarpe sono poco distanti.
Le indosso e mi alzo.

Gli eventi di ieri tornano alla mia mente, e mi danno conferma dei miei sospetti: sono a casa di Jason.
E ho dormito nel suo letto.

Mi assale l'istinto deviato di rimettermi nel letto e godermi l'abbraccio del suo profumo, ma lo ignoro.

Esco dalla stanza, e vado verso il salotto.

Sento dei rumori provenire dall'altro lato di esso, quindi lo attraverso e vedo una porta socchiusa, da cui fuoriesce un profumino di uova strapazzate e bacon e il suono di qualcuno che canticchia.

La mia pancia brontola fortissimo.

Il suono si blocca, e la porta si spalanca.

-Ti sei svegliata Cucciola- Jason mi scruta dalla testa ai piedi, come a rassicurarsi del fatto che io sia ancora tutta intera.

Ignoro il nomignolo, ormai non mi dà più fastidio, e inoltre quest'uomo mi ha salvata; può chiamarmi come vuole, d'ora in poi.

-Sì. Grazie per ieri, non so come avrei fatto se non fossi arrivato in tempo. - non so come ringraziarlo a sufficienza, probabilmente gli devo la vita.

-Non dirlo nemmeno, sono contento che tu stia bene. È un sollievo.

Vorrei abbracciarlo, ma non credo sia il caso, quindi mi trattengo al mio posto.

-Ho preparato qualcosa da mangiare, immagino che tu abbia fame. - indica il piatto sul tavolo.

-Grazie, e scusami se ti ho causato tutti questi problemi. Non c'era bisogno di farmi da mangiare, comunque, se non ti ricordi il mio appartamento dista solo 5 piani.

-Lo so benissimo, Cucciola; ma non ho nessuna intenzione di lasciarti sola adesso. È lo stesso motivo per cui ti ho portata qui, invece di usare le chiavi che avevi nella tasca della giacca.

Annuisco - È stato un pensiero gentile.

-Adesso però sto bene, e non voglio crearti ulteriore disturbo, per cui penso che tornerò casa. Ho bisogno di farmi una doccia e di cambiarmi. - non voglio che pensi che stia scappando, ma stare con lui in questo momento non mi fa sentire la calma di cui avrei bisogno.

Ogni volta che siamo nella stessa stanza il mio intero essere tende verso di lui, è come se fossi uno spillo e lui una calamita.

-Certo, capisco. Se hai bisogno di qualsiasi cosa però non esitare a chiamarmi. La porta per te è sempre aperta. -mi sorride.

-Grazie, davvero. - Lo saluto ed esco da casa sua, portando con me la mia giacca, che vedo agganciata accanto alla porta.



JASON'S POV

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