Capitolo 14

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Sono in ritardo.

-Claire, che stai facendo ancora in bagno? Sono le 7:30, dovrei essere già al lavoro! - mi lamento.

-Ho quasi finito, tra un secondo esco.

-L'hai detto anche cinque minuti fa, fammi lavare i denti, ti prego.

-Ecco, eccomi, ora apro.

Si sentono rumori di cassetti e oggetti messi a posto, poi finalmente la porta si apre.

-Finalmente! - esclamo, mentre mi lancio sullo spazzolino.

-Allora io vado Cleo, grazie per avermi ospitata!

-Figurati - mugugno, con la bocca impastata.

-Ciao!

-Haoo! - rispondo, cercando di non sbrodolarmi il dentifricio addosso.

Mi risciacquo la bocca, e come un missile corro fuori.

Per fortuna Claire non ha preso l'ascensore.

A volte vorrei che questo aggeggio fosse più veloce, poi mi rendo conto che è già tanto se non si blocca.

Forse dovrei iniziare a fare più spesso le scale.

Ma anche no.

Quando arrivo, noto che la porta è socchiusa.

-Jason? -lo chiamo.

Nessuna risposta.

-Jason! - ancora nulla. Entro nell'attico, mentre comincio a preoccuparmi.

Inizio a vagare per la casa, e noto che la sua giacca è appesa al solito gancio.

Non riesco a fare a meno di pensare al peggio.

Probabilmente sono solo esagerata, sarà andato a prendere un pacco, o qualcosa del genere.

Lo chiamo al telefono, ma squilla a vuoto.

-Cavolo, dove sei? - dico ad alta voce.

-Sono qui. - Jason entra in casa, con il fiatone.
È senza scarpe, e i suoi vestiti e capelli sono tutti arruffati e sporchi di fango.

Jason! - urlo, e corro da lui.

Lo abbraccio, accorgendomi troppo tardi di aver esagerato.

-Scusami - mi stacco - non ti ho visto, c'era la porta aperta e non avevi preso la giacca. Mi sono preoccupata. Ma per fortuna stai bene, anche se... cosa ti è successo, perché sei conciato così?

-Non è nulla, ho solo avuto un imprevisto. - dice, evasivo.

-Un imprevisto che ti ha spinto a correre fuori in queste condizioni? - insisto.

-Sì. Per favore, non chiedermi altro.

Non sembra proprio in vena di parlare. Sembra preoccupato.

-Non ti importunerò oltre, ma se è successo qualcosa e hai bisogno di parlarne io ci sono, d'accordo? - Gli prendo una mano tra le mie.

Non voglio infastidirlo, se è già preoccupato. Ma tornerò sull'argomento. Non ho intenzione di lasciarlo a sé stesso.

-Grazie. -mi sorride leggermente.

Dopo qualche secondo gli lascio la mano.

-Devo cambiarmi. - e mentre lo dice inizia a sfilarsi la maglia.

Istintivamente mi volto.

Lo sento ridere.

-Puoi guardare se vuoi. Io non mi vergogno.

Tricked by the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora