Avrei voluto pubblicare ieri... ma inavvertitamente ho cancellato un intero capitolo stanotte! Volevo festeggiare Sangio a Sanremo ma ho dovuto rimandare il festeggiamento di un giorno🤣🤣🤣
Sono sfinito! Non pensavo fosse così stancante nè tantomeno così difficile cercare una casa. Sono le 7 del pomeriggio e avrò visto 10 case. Tutte più o meno zona Monti. La casa discografica è vicina ma anche il quartiere dove vivono gli altri. Alcune erano delle vere schifezze. Tipo infissi usurati, poca luce dalle finestre, bagni orrendi. Una era già ammobiliata, con gusto estremamente discutibile. Mi domando davvero come abbiano potuto proporre certe cose. In generale. Questa da cui sto uscendo è l'unica per cui vale la pena chiedere informazioni. Forse è solo un po' troppo grande per una persona sola. Cioè ha un soggiorno molto comodo e un bel terrazzo. Alla fine se il resto sul mercato è quello che ho visto oggi posso anche non pensarci. Vorrà dire che organizzeremo delle cene con gli altri visto che gli spazi lo consentiranno. Sicuramente Deddy e Luca ne saranno contenti. Supero l'incrocio dell'isolato in cui si trova l'appartamento che ho visitato e vedo una figura uscire da una struttura che sembra una maxi palestra a 3 piani. Ha un grosso borsone su una spalla e una camminata inconfondibile. In realtà non so se è più inconfondibile il borsone o l'andatura. Attraverso velocemente la strada guidato dalla necessità di vederla. Lo so che non è normale ma già ieri mi sono forzato a non sentirla. Sembra un segno del destino vederla lì di fronte a me.
Accelero il passo ritrovandomi alle sue spalle.
"Attenta alle sue spalle Signorina Stabile!" Le parlo con una voce appena modificata. Un po' più grave.
La vedo saltare in aria e voltarsi con sguardo spaventato verso di me. Mette una mano sul petto e, quando mi vede, comincia a urlarmi contro.
"Ma sei cretino??? Mi volevi far prendere un colpo! Mi viene un infarto così! Stendo i tacchi! Appendo le scarpette al chiodo! Stop! Chiuso e tutto buio! Cavoliiii!" E comincia a colpirmi con i suoi piccoli pugnetti.
Le affetto i polsi e mi sporgo verso di lei. Le lascio un bacio sulla guancia inspirando il suo profumo, e le dico in un orecchio.
"L'agguato di Sabato ne merita parecchi altri..."
"Ma vaffambene!" Mi dice questa volta con un sorriso.
"Che fai?" Le chiedo incuriosito di trovarmela davanti, così per caso.
"Ho appena finito gli allenamenti e sto andando a casa! Tu?" Vede il suo sguardo sereno. Non è più arrabbiata.
"Ho appena visto una casa qui di fronte! Molto carina! Penso che potrei prenderla solo per farti altri mille agguati!" La canzono sapendo che in fondo le piace.
"Scemo!" Mi schiaffeggia il braccio.
"Ti va di mangiare qualcosa? È quasi ora di cena!" Non voglio lasciarla andare. Ho voglia di stare con lei. Di vederla, sentire la sua voce e la sua risata.
"Quasi quasi! Ieri non ho avuto tempo di fare la spesa e non ho davvero nulla in casa." Mi confessa con sguardo colpevole.
"Come non hai nulla? Ma sei pazza??" Come sempre questa cosa mi fa arrabbiare. Non ci pensa proprio. Poi torna a casa affamata e non ha nulla. Finisce per stuzzicare qualcosa senza mangiare per davvero.
"Ho finito tardissimo!" Si difende.
"Dove hai detto che è casa tua?" Le chiedo su due piedi. Mi è appena venuta un'idea geniale.
"Qui dietro! Perché?" Mi guarda stupita.
"Vieni con me!" Le prendo la mano e svolto l'angolo, proprio dove ho parcheggiato avevo notato un supermercato. Entro continuando a trascinarla da una mano.
"Ma che vuoi fare?" Mi chiede in parte in protesta e in parte stupita.
"La spesa!"
Le dico come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo.
Prendo un carrello e mi avvio tra gli scaffali. Inizio a metterci di tutto: banalità come farina, zucchero, sale, latte, passata di pomodoro; ma anche the e camomilla e una piccola selezione di tisane. Non sono niente di che, gliene porterò di migliori, ma per ora può arrangiare. Poi entro nel reparto dolci e le prendo fette biscottate, pane in cassetta, marmellata e nutella, pan di stelle, gocciole, un pacco di Togo, pan goccioli, cereali e barrette. Vendendo quello che sto facendo si lascia trascinare dal momento e allora mi porta verso il banco frigo per prendere degli yogurt, formaggi spalmabili di vario tipo e fiocchi di latte, sottilette. Poi vado in salumeria e prendo mozzarella, guanciale. Le prendo della fesa di tacchino già imbustata da portarsi a lavoro e delle scamorzine. Poi in macelleria pollo, controfiletto, salsiccia. Può congelarle e deve solo ricordarsi al mattino di spostarle in frigo per trovarle pronte per cena. Poi le prendo legumi in scatola di vario tipo, tanto so già che non li cucinerà mai, almeno così ha delle cene già pronte. Poi prendo pasta di varie misure e riso. Ormai non è più stupita, anzi conduce il carrello verso il banco dei surgelati prendendo del minestrone, degli spinaci, piselli. Poi prende pomodori, insalata. Alla fine mi guarda chiedendomi
"Ma mi spieghi come ci portiamo tutta sta roba???"
"Donna infedele! Fidati di me!" Le faccio un occhiolino e rido.
Alla cassa come immaginato c'è una ragazza della mia età. Le faccio un sorriso dei migliori, non so se mi ha riconosciuto.
"Scusami, mi chiedevo, ma potresti prestarci il carrello per qualche minuto. Ci siamo fatti prendere un po' la mano... Come vedi..."
"Certo certo! Basta che in una ventina di minuti siete di nuovo qui!"
Mi risponde civettuola. Ok, mi ha riconosciuto!
"Grazie! Sei la mia salvezza oggi!" Le dico facendole l'ennesimo sorriso un po' marpione.
Quando usciamo trascinando il carrello Giulia comincia a ridere.
"Non ci credo! L'hai fatto davvero?"
"Cosa? Che avrei fatto io?" Le chiedo con sguardo innocente.
"Il cascamorto con la commessa per avere il carrello!!!" Mi guarda divertita.
"Intanto come vedi ho un carrello e mi sto dirigendo a casa tua con la spesa! Quindi fai meno la splendida e aiutami che non c'è il saliscendi a sto gradino!" Le dico dandole un colpetto di anca sul suo fianco.
"E che dovrei fare?" Mi chiede
"Aiutarmi banana!"
E mentre cerco di far scendere il carrello
"No Giuli, di lato, tienilo di lato!"
Ovviamente una ruota mi finisce sul piede quando mi lancio di lato per evitare che il carrello si rigirasse.
"Ahia! Ma cazzo!" Impreco per il dolore.
"Ehi tu no. Sì dicono queste parole!" Mi ammonisce.
"E cosa dovrei dire? Grazie Giulietta per avermi massacrato un piede???"
Le chiedo saltellando sul piede sano.
"Ma mica sono stata io!" Protesta con fare innocente.
"Se mi avessi aiutato gne gne gne!"
Arriviamo a casa sua e cominciamo a riordinaste velocemente la spesa per poi tornare al supermercato per lasciare il carrello. Lancio un sorriso alla cassiera e Giulia mi riprende ancora
"Ma guardati! Ma davvero? Continui???"
Vorrei chiederle se è gelosa. Un po' ci spero ma alla fine lascio cadere. Cominciamo a chiacchierare allora di tutto. Dei suoi primi giorni di lavoro. Di come è strano essere tornata a Roma. Delle differenze rispetto al vecchio lavoro. Di quello che dovrebbe fare a Milano. Di quanto le siano mancati gli affetti lì e di come abbia dovuto contare di più su se stessa. Della mia vita molto più tra Roma e Milano di prima. Di come ho fatto a rimanere legato ai soliti scemi dei miei amici. Della mia musica, del disco che sta uscendo. Di quanto me c'è lì dentro. Di come la casa discografica non ha ancora deciso come muoversi. Sono attento a non toccare argomenti che voltano verso il sentimentale. Io so ma non voglio che lei me lo dica. Voglio sentirmi libero di fare quello che sento. Anche lei non mi chiede nulla ma in fondo la mia vita è ovunque... fotografata, paparazzata e spoilerata su siti, giornali e fan page."Allora Giuliana, ricordi il sapore della carbonara???" Le chiedo aprendo il frigo finalmente pieno.
"Ma dai!!! Avevi detto che mi facevi cenare stasera non che mi facevi cenare per tutte le sere che non ho cenato!!!"
Fa un piccolo broncio con il labbro inferiore e si mette a braccia conserte quasi offesa! Io allora mi avvicino e la sollevo dai fianchi facendola sedere sul bancone della cucina. Mi avvicino pericolosamente a lei e le nostre fronti sono solo a pochi centimetri di distanza...
"Non fare quella faccia... tanto lo sai anche tu che la mia carbonara ti fa impazzire..."
E io vorrei dirle che a me è lei che fa impazzire e che tornerei indietro nel tempo per riaverla tra le mie braccia perché non avrei mai voluto lasciarla andare.
Lei arrossisce appena sulle gote ma poi si volta dall'altra parte. Evita il mio sguardo. Così mi ricordo tutto. E anche se la vorrei ancora al mio fianco ho bisogno di capire ancora tante cose di lei. Cosa le è successo in questo tempo. Se sta con quel Claudio. Se c'è stata in passato. Se è per lui che ci siamo lasciati.
Mi allontano appena e comincio a prendere il guanciale: lo tagliuzzo e lo metto in padella.
Prendo una grande pentola e la riempio di acqua. La metto su un fornello per portarla ad ebollizione. Poi con una forchetta comincio a girare il guanciale in padella. Lei allora scende dal bancone e si viene a mettere tra me e i fornelli.
"Dai insegnami..." Inspiro ancora il suo profumo, sfioro i suoi capelli con le mie labbra. Quanto mi è mancato tutto questo.
Così dicendo avvicina la mano alla forchetta. Io allora gliela lascio e stavo per fare un passo indietro, se prima solo guardandola l'ho messa a disagio non voglio perseverare in questa situazione...
"Non la lasciare. Non so come si fa... aiutami." Me lo chiede in un sussurro e così cominciamo a rigirare il guanciale in padella insieme, con le nostre mani che si toccano, i nostri corpi che si sfiorano, i nostri profumi che si mischiano. Continuiamo così a preparare, chiusi in una bolla. Non ci guardiamo, ci sentiamo però. Io sorrido e non so perché ma sono sicuro che lei ha la mia stessa espressione sul viso...
Quando devo scolare la pasta la allontano appena dicendole che potrebbe scottarsi ma poi quando dobbiamo saltare la pasta di intrufola di nuovo sotto di me. Ed è così bello averla così vicino.
Cazzo, in che casino mi sto infilando. Stavolta mi schianterò con tutto il corpo e non penso che ci sarà una minima parte di me residua...
"Urca... se è buona la cucina romana! Cavoli mi mancava proprio!" Mi dice mentre infila in bocca una forchettata enorme.
"Vuoi dire la mia cucina!! Inutile che fai la vaga!!" Le rispondo con la bocca un po' piena.
"Cretino! Nooo! Non hai idea dello schifo che si mangi altrove, poi non trovi neanche la roba per prepararti tu delle cose decenti! Davvero devi adattarti!" Mi confida mentre continua a mangiare con gusto.
"Essì perché immagino che saresti stata in grado di prepararti da mangiare senza dare fuoco a tutta l'Australia se avessi trovato i giusti ingredienti!!" Le dico ridendo.
"Ou! Che ti ridi!!! Imparerò prima o poi..." e così dicendo si infila un boccone enorme...
"Però almeno la roba fa così schifo che hai una forma perfetta anche se mangi solo schifezze!" Aggiunge pulendosi con la lingua l'angolo della bocca... "mentre mi sa che qui mi tocca ricominciare a starci dietro.."
"Direi che per il momento riprendi un paio di chili e poi si pensa..." cerco di lanciarle un sorriso rassicurante. Così rimaniamo a fissarci. Per qualche attimo di troppo. Attimo che viene poi disturbato dallo squillo del suo telefono. Vorrei dirle di non rispondere. Di chiudere il mondo fuori, che non vale la pena rispondere adesso a quel telefono. Invece dopo tre squilli in cui continuiamo a guardarci si alza per prenderlo e io la seguo togliendo i nostri piatti ormai vuoti. Comincio a sciacquarli in fretta. Poi quel nome e vedo tutto nero. Le parole mi arrivano ovattate. So solo che voglio uscire da questa stanza. Da questa casa. Voglio rifugiarmi nel mio mondo e nella mia musica. Nelle note del mio telefono. Richiudere tutto il più lontano possibile.