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Quando finiamo di cenare, accompagniamo Francesca e ci dirigiamo verso casa. Quella che è di nuovo mia.
"Mi piace molto! Avevi ragione! Non dovevo avere paura di incontrarla!"
"È vero, è una persona splendida! Ci siamo aiutati tanto. Io sono stato la sua famiglia qui. Sai quella persona da cui vai se hai un problema, o se ti senti solo, o se sei nervoso, o se semplicemente non sai cosa fare. E lei... Vabbeh te l'ha detto lei... come mi ha aiutato!"
Lo vedo abbassare lo sguardo e rabbuiarsi. Abbiamo le mani intrecciate ma sento la necessità di essergli più vicino. So bene cosa ha provato perché a questo punto non è molto distante da quello che ho provato io in questo periodo. Allora tenendo le mani ancora intrecciate porto il suo braccio sulla mia spalla stringendomi a lui.
"Però vedi questa volta avevo ragione: quando l'ho vista a casa tua ho fatto bene ad avere paura. Ho visto nei suoi occhi, nel suo sorriso e nei suoi movimenti quella bellezza pura e diversa. Quella che tu ami, e ho pensato davvero che non ci fosse più spazio per me a quel punto..." Ammetto in modo sincero ma senza preoccupazione.
"Beh se la vedi così sì! Lei è bella ed è vera, senza fronzoli. È speciale ma non l'ho mai vista in altro modo se non come una sorella... Ma non potevi saperlo!" Il suo sorriso è dolce. Dolce per Francesca. Per la persona che è. Dolce per me. Per la mia paura sventata.
"È stato bello stasera davvero! Vivere con te qualcosa che riguarda il periodo in cui siamo stati lontani ed entrarci... farne parte..."
"È stato bello! Vorrei farlo anche io! Giuro che non sarò antipatico con quel Claudio..."
"Basta che non mettiamo mai nella stessa stanza Elena e Francesca... perché ne usciamo decisamente con le ossa rotte entrambi!!!"
E scoppiamo a ridere. Come due bambini. Sereni e senza pensieri.

Quando arriviamo davanti al portone di casa lo guardo un po' spaventata.
"Che c'è? Dai, vieni!"
"È che l'ultima volta anzi le ultime due volte che sono stata qui... Non è andata alla grande!"
"Entra Giulia... Roberts!!!"
"Ma pure tu con sto film? Oh ma tutti l'avete visto..." Rido incredula di fronte alla casualità.
"Che vuoi da me? Te la sei cercata! Fila dentro e non continuare a dire chiacchiere!" Mi dice dandomi un leggero e scherzoso scappellotto su una natica.
"Ma che comportamento! Forse era meglio se andavo a cena con Javi stasera..." Cerco di canzonarlo giocando sulla sua gelosia nascosta.
"Ma davvero??? Ancora con quello?? Domani quando ti vengo a prendere vedi che combino!"
"Aooo cretino! Non ce provà a fare una delle tue scenate... come le chiami??? Per marcare il territorio!" Lo colpisco sul braccio mentre lui si scansa approfittando delle porte dell'ascensore che si aprono e sgattaiolando fuori.
Lo seguo davanti la porta di casa. Con un gesto veloce forse col fine di non farmi pensare troppo, infila la chiave nella serratura ruotandola e aprendo la porta.
"Bentornata principessa..."
Quando metto piede in quella che era la nostra casa un brivido mi attraversa la schiena. Mi guardò intorno. Vedo la cucina ordinata. I barattoli di ceramica che avevamo comprato insieme in quel negozio in Corso di Porta Ticinese. Il mestolo di silicone fucsia appeso di lato ai fornelli, quello che avevamo preso su Amazon. Vedo il piccolo quadro che abbiamo preso insieme a Porta Portese in uno dei nostri ritorni a Roma. La lavagnetta, dove scrivevamo la lista della spesa o semplicemente delle scemenze, è ancora appesa lì vicino al frigo. C'è ancora disegnata la mia faccina con lo spazietto tra i denti. Vado avanti cauta. Sul divano ci sono i cuscini che avevo comprato in un posto tremendo, Sangio li odiava. Pensavo si fosse sbarazzato subito di loro. Invece troneggiano lì come se li avessi poggiati proprio ieri. Sul tavolino c'è la foto di Virginia che le avevo scattato la prima volta che sono andata a Vicenza. Mi volto verso di lui. È a qualche metro da me. Mi guarda sorridente. Mentre io comincio invece a sentire un pizzicore negli occhi. Allora entro nella camera da letto e anche qui è tutto identico. Il piumone dai disegni geometrici, le abat jour, il tappeto davanti al letto. Avevamo fatto una ricerca di uno che fosse anallergico. Siamo impazziti per trovarne uno che non gli desse fastidio. Guardo il comò e mi si stringe il cuore. È lì l'unica vera differenza. Normalmente lì avevamo un'accozzaglia di portafotografie e gancetti e vari quadretti pieni zeppi di nostre foto. Il comò è completamente vuoto. Mi avvicino ad esso passandoci la mano sopra. Accarezzo il ripiano mentre vengo investita dalla consapevolezza, alla luce di tutto quello che ci siamo detti, di quanto sia stata dura per lui continuare a stare qui, a vivere qui. La casa che avevamo insieme. Rivederci in ogni angolo, in ogni oggetto che presenziava in quel luogo. Forse io ero lontana e mi sono sentita abbandonata, ma era più facile evadere dai miei pensieri... Per lui sarà stato tremendo. Questa casa sarà stata una gabbia. Mi volto verso di lui e solo quando lo vedo avvicinarsi preoccupato mi rendo conto che le mie guance sono bagnate di lacrime.
"Che succede?"
Mi domanda tirandomi su il viso e iniziando ad accarezzarlo con le mani in quel gesto che mi fa sentire protetta.
"È che mi sono accorta di quanto tutto sia uguale... Tutto tranne..."
"Tranne il Santuario di Sangio e Giulia!" La sua voce è ferma, ma all'interno c'è una nota di dolcezza ma anche di malinconia.
"Sì, lo chiamavi così! Monello... Pure  un po' blasfemo!" Dico emettendo un suono che sembra una risata soffocata dalle lacrime.
"Quando sono tornato da Melbourne, stavo davvero uno schifo. Pensavo non ci sarebbe stato proprio più niente da fare e vederci felici in quelle foto mi faceva stare ancora peggio. Ho preso tutto il santuario e l'ho chiuso in una scatola di cartone e l'ho messo nella camera della follia. L'ho chiusa, ho dato la chiave a Franci e non l'ho più aperta!"
La camera della follia era la stanza in più, quella in cui io mi sarei dovuta rifugiare quando la casa ci sembrava troppo stretta. A  conti fatti non mi sono mai dovuta rifugiare lì nel periodo in cui sono stata a Milano ma c'ho accumulato di tutto. Da strumenti vari per esercitare l'elasticità, il collo del piede a vestiti di scena, poi c'ho piazzato anche un tapis roulant che in teoria sarebbe dovuto servire anche a lui...
"Era di questo che mi rendevo conto... Non deve essere stato facile per te vivere qui... Io forse sarei impazzita!" Mi seggo sul letto mentre gli parlo. Le lacrime si sono fermate. È importante capire anche cosa è successo in questo periodo distanti. Magari non tutto insieme ma poco per volta dobbiamo lavorare anche su questo.
"Beh più o meno!" Mi segue sedendosi al mio fianco stringendomi una mano e portandola alle sue labbra per posarci un dolce bacio.
"Non che per me sia stato facile... Non a caso ero talmente fuori che dopo due settimane ero in Italia. Poi quando vidi quella cosa lì, ho passato dei giorni in solitudine per ricomporre i pezzi, i pezzi di un cuore distrutto e mi sono aggrappata come sempre alla danza... Mi sono detta che se alla fine avevo fatto in modo che tu andassi via per lei almeno ne doveva valere la pena... E così mi sono rialzata...!"
"Beh anche io ho scritto e ho scritto un sacco... Ho tipo trenta pezzi depressi che Fabio non vuole pubblicare nello stesso album perché sono troppo tutto insieme..."
A quel punto mi stendo sul letto di lato e lui anche mi segue. Quasi non ci tocchiamo se non fosse per la mano che continuiamo a stringerci. Ma i nostri occhi si cercano, si studiano. Cercano di capire qualcosa che magari le parole non hanno la forza o il coraggio di esprimere.
"Tra questi c'è il pezzo con Francesca..."
"No quello è un'altra cosa. Un giorno pioveva. Erano tre mesi o forse un po' di più che non stavamo insieme. Era un inferno. Ero in session ma non riuscivo a combinare nulla. Stavo per mollare. Stavo per chiedere a tutti di tornare a casa. Poi Fabio entrò nella stanza e mi disse di buttare tutto su carta... ed è uscito il pezzo. Era forte! Tutti erano impazziti..."
"Eh ma Francesca?"
"Francesca arriva dopo! Il pezzo era pronto da un po' saranno passati diversi mesi e in quel periodo io e Franci ci siamo legati tanto, tantissimo. Luca a volte sembrava non capirmi, è tanto caro ma siamo molto diversi. Con Deddy non volevo tanto parlare di quanto stessi male perché temevo che arrivasse a Chiara e quindi a te... Mentre con lei era facile parlare ed essere capito. Una sera per caso ha sentito il pezzo dal computer e ne è rimasta affascinata... in realtà pensavo fosse finita lì..."
"E invece?? Che è successo??" Ero curiosa... Curiosa di capire come si fosse evoluta la situazione.
"Sono passati diversi mesi, stavamo a casa sua e ho trovato quel pezzo sul suo pc! Lei mi ha detto che lo sentiva spesso perché le piaceva. Io allora gliel'ho buttata così, le ho detto di scriverci lei qualcosa. Intanto ci eravamo legati davvero tanto. Mi sembrava naturale. Lei inizialmente mi ha detto di no perché non voleva rovinarlo. Diceva che era perfetto così. Poi due mesi fa mi ha passato un foglietto con le sue barre... Mi ha detto che non sapeva se la proposta era ancora valida, che potevo buttarlo se non mi fosse piaciuto..."
"Invece le sue parole sono stupende..."
"Ho quasi pianto quando le ho lette, mi sono sentito ancora una volta capito come mai... È vero che tu non c'eri ma in quel momento davvero non c'era più tanto buio..." 
"Siete stati fortunati a trovarvi, si vede quanto ti voglia bene!" E sono davvero felice abbia trovato una persona così.
"Beh hai visto anche con te? Non sembrava mica che vi conoscevate in quel momento..."
"Proprietà transitiva!!" Scoppio a ridere. "Voi siete affini e io sono l'amore della tua vita, tipo predestinata... Per forza doveva andare così!"
"Chi l'ha detto che sei l'amore predestinato della mia vita, scusa?" 
"Io! L'ho detto io! È evidente!"
Ci scambiamo un dolce bacio senza malizia a confermare quello che ormai pensiamo entrambi.

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