Capitolo 3 - Incontri

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Erano le quattro del pomeriggio e Nayeon, dopo un duro lavoro di almeno cinque minuti, si era stufata di tirare fuori le sue cose dagli scatoloni.

Vedeva le file infinite di cartoni ammassati davanti a lei e le veniva quasi da piangere. L'unica cosa che le dava la forza di andare avanti, era il fatto che voleva fare bella figura davanti alla sua vicina e farle trovare una casa sistemata prima di cena era l'unico modo secondo lei.

Ed era vero... Sana non sopportava il disordine, era una perfezionista, le cose avevano un preciso ordine, persino le posate riposte nel cassetto: Da sinistra verso destra, prima le forchette, poi i cucchiai ed infine i coltelli. Se non era così, entrava nella paranoia più totale finché non le rimetteva a loro posto.

Nayeon al contrario era una casinara totale, non aveva il ben che minimo senso dell'ordine, persino quando era piccola, le lettere dell'alfabeto le diceva in ordine sparso. Non le interessava punto. Ma per la sua vicina aveva deciso di fare un'eccezione e di riordinare almeno la cucina e il salone.

Mentre Nayeon si dava da fare, Sana veniva riaccompagnata a casa dalla sua amabile cugina, dopo che quest'ultima l'aveva incastrata in una sessione di Shopping dopo il loro pranzo.

«A quando il prossimo pranzo insieme Sana-chan?» Le domandò sua cugina accostando l'auto vicino ad un marciapiede.

«Quando vuoi, purché tu non mi trascini di nuovo a fare shopping, sai che devo studiare...»

«Devi sempre studiare»

«Momo...»

«Lo so, lo so, devi laurearti e diventare la più grande perfezionista di sempre» La prese in giro sua cugina.

Sana e Momo non erano cugine di sangue in realtà, ma i genitori di quest'ultima l'avevano sempre trattata come una di famiglia e le aveva affibbiato la nomea di cugina, solo perchè desiderava ardentemente far parte di qualcosa che somigliasse vagamente al concetto di famiglia.

«Come vuoi tu, ma sappi che quando sarò l'architetto più famoso di Seoul, non venirmi a cercare...»

«Che cugina ingrata» Momo poggiò le sue mani sul volante e scosse leggermente la testa.

«Certo certo, adesso devo andare che ho solo...» Sana controllò il suo orologio da polso prima di proseguire a frase. «Benissimo, ora grazie a te ho solo due ore per studiare...»

«Ma ancora le sei... Non ordini la solita pizza e ceni mentre finisci di studiare?» Momo conosceva Sana come le sue tasche e sapeva benissimo quali erano i suoi piani quotidiani. «Poi non è né martedì, né giovedì, che altro hai da fare?»

«La mia nuova vicina mi ha invitato a cena da lei»

«Ah Sana... Possibile che tu riesca a rimorchiare anche solo respirando?»

«Non è come credi, lo fa per ringraziarmi del fatto che oggi l'ho aiutata...»

«Si certo...» Momo alzò gli occhi al cielo.

«Vedila come vuoi, fatto sta' che ora come ora non posso permettermi alcun tipo di distrazione, ho un obiettivo ed intendo arrivarci»

«D'accordo, ma ricordati che a volte delle distrazioni sono necessarie... Non dico che devi uscirci insieme o altro, ma almeno andarci a letto ogni tanto...»

«Ma ti senti quando parli? Non la conosco neanche e mi ha invitato a casa sua solo per ringraziarmi... Non è che mi ha detto: "Hey, che ne dici se sta sera mangiamo da me poi ti faccio vedere la mia camera da letto?"»

«Poteva benissimo essere scritto tra le righe...»

«Non credo proprio, ma in ogni caso, ciao Momo, ci vediamo la prossima volta»

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