Capitolo 16 - Truffa

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Erano le sette di mattina e Sana ancora non aveva chiuso occhio. Nella sua testa aveva preparato il racconto da fare a Nayeon, comprensivo di tutti i dettagli e aveva deciso di essere completamente sincera con lei, accettandone a pieno le conseguenze. Sicuramente si sarebbero lasciate e ne avrebbe sofferto, ma stava comunque soffrendo dentro, si doveva togliere quell'enorme peso che portava e doveva farlo subito. Non le importava neanche se avesse creduto al fatto che suo padre era ancora vivo, ma non le importava, aveva solo uno scopo in mente: Essere del tutto sincera.

Appena sentì il rumore delle porte dell'ascensore che si aprivano, si precipitò subito davanti alla porta, fece un enorme respiro ed uscì in fretta.

«Nayeon!» Quasi urlò quando la vide. La donna appena nominata, aveva gli occhi lucidi ed era completamente bianca sul volto, quasi come se stesse per vomitare da un momento all'altro. «Che succede, stai male?» Le disse avvicinandosi a lei e prendendole le mani.

«Non mi toccare!» Le urlò contro Nayeon scrollandole le mani di dosso.

«Che succede?» Le domandò preoccupata.

«Che succede? Dov'è il tuo bracciale Sana?»

«Il mio...» Sana si toccò i polsi e controllò le tasche, ma il suo bracciale non c'era.

«Te lo dico io dov'è, eccolo!» Tirò fuori l'oggetto dalla tasca e glielo sventolò sul viso.

«Dove l'hai trovato?» Sana non era solita separarsi da quell'oggetto così prezioso, quindi pensò che l'avesse lasciato a casa sua dopo aver passato un intero pomeriggio da lei il giorno prima, tuttavia non riusciva a capire perché Nayeon si fosse arrabbiata così tanto.

«Secondo te? Dove sei stata ieri sera?»

«A lavoro, come sempre...»

«Tu sei...» Nayeon tirò fuori le chiavi di casa ed entrò nel suo appartamento, trascinando Sana con se. Non voleva rischiare di svegliare tutto il vicinato, anche se probabilmente lo aveva già fatto.

«Hei, che ti prende?»

Nayeon si chiuse la porta alle spalle e l'affrontò a brutto muso. «Dimmi dove cazzo sei stata!»

«A... A lavoro» Ripetè Sana.

«Bene, allora dimmi che cazzo ci faceva il tuo braccialetto su una scena del crimine!» Sana impallidì. Non era possibile che le era caduto, era del tutto improbabile che avesse fatto un errore del genere, non era da lei. «Rispondi, cazzo!» Le urlò nuovamente tirando il braccialetto a terra.

«Nayeon, aspetta... Ci sono delle cose che devo dirti»

«Si, spiegami come sei diventata un'assassina, ti prego... Delucidami»

«N-non è così... La storia è più complicata di quello che sembra, sediamoci ti prego, così posso dirti tutto»

«Non mi voglio sedere! Capisci che ti ho anche coperta con i miei colleghi? Ho messo a repentaglio tutto per pararti il culo, mi dei una spiegazione ORA!»

«Io non sono un'assassina, non ho mai ucciso nessuno... É cominciato tutto quando tuo padre mi ha chies-»

«Mio padre è morto Sana! Non iniziare a raccontare ancora delle stronzate!»

«Non è morto, lui è vivo Nayeon, mi ha mandato da t-» Sana non riuscì a finire di parlare, che sentì la sua guancia destra bruciare. Nayeon le aveva appena rifilato un sonoro schiaffo.

«Esci da casa mia» Sussurrò tra le lacrime.

«Se soltanto tu mi lasciassi spiegare» Cercò di dirle Sana con tono pacato.

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