Sono schietto: non so a cosa cazzo servirà tenere questo stupido diario. Ma è stata lei dottoressa a darmelo e vedrò di fare il meglio per non gettarlo nella spazzatura.
|| Aric
(STORIA CONCLUSA)
Ok, ok. Glenda è davvero strana. Questa mattina è venuta con me e Davie ad una caffetteria. Le abbiamo fatto assaggiare il caffè americano, ha detto che quello italiano era decisamente l'opposto da come se lo ricordava.
Si chiederà: come siamo arrivati a questo punto?
Bene, facciamo un passo indietro. Il giorno dopo l'arrivo di Glenda, mi sono recato all'università, e l'ho aspettata davanti alla porta del dormitorio. Alcune studentesse mi mangiavano con lo sguardo, non appena mi vedevano. Non sono un super modello come quelli che vede su Instagram, però non sono neanche brutto. Ci tengo al mio aspetto fisico, Ber mi ha insegnato ad allenarmi in palestra e mi passa gli stessi prodotti che usa lei per la corsa. Correre per me è essenziale. Mi alzo spesso alle sette di mattina per andare a correre. Attraverso il centro, arrivo a Central Park, e torno indietro. Ci metto quasi un'ora. Ma la doccia e la colazione sono rapidi. Essendo che sono tutor di una studentessa internazionale mi permette di cominciare le lezioni alle 9.00. Mi tocca frequentare la stessa classe di Glenda. L'università ha un gruppo riservato agli studenti esteri che studiano i nostri stessi argomenti, ma in una classe più ristretta. Non c'è alcun problema per me. Ho letto nel curriculum di Glenda che frequenta anche lei il secondo anno.
Top direi, no?
Sono stato io a salutarla, quando è uscita dal dormitorio. A guardarlo mi ricorda una prigione. È un edificio tutto grigio con qualche finestrella. Niente di speciale, preferisco l'appartamento di Ber. Glenda mi ha sorriso, ha spostato una ciocca di capelli dietro l'orecchio e ho visto che aveva una borsa.
Sono rimasto inebetito a osservarla per qualche secondo.
-Non hai uno zaino?-. Mi è sfuggita come domanda. -Sí, ma preferisco la borsa-. Glenda ha mantenuto il sorriso. -Ah, ok-.
Ci siamo incamminati lungo i giardinetti del parchetto. Nulla di che, non si immagini chissà che piante, si tratta solo di qualche cespuglio striminzito e alcuni vasi fiori rinsecchiti.
Ho consigliato allo zio di mettere delle piante finte, fanno più scena. Non so se mi ha ascoltato, perché era al telefono quel giorno. La faccenda di Merda sembra abbia assunto una brutta piega. Devie mi ha spifferato che l'avvocato è stato messo alle strette e che aveva fornito delle prove falsificate...
Non che mi importi, ma mi lasci dire che il karma sta facendo i suoi effetti :)
Mi ha chiesto cosa ho fatto con Glenda di speciale quel giorno. Nulla, siamo andati a lezione insieme. Lei è sempre silenziosa, troppo silenziosa. Speravo che sarebbe stata una ragazza socievole, una di quelle logorroiche che non la smettono di riempirti la testa di cazzate. Avevo bisogno delle cazzate, volevo evitare i soliti pensieri su Merda.
Scrivere su questo diario mi sembra ancora strano, ma ha notato dei cambiamenti. Ne sono felice, comincia a starmi simpatica. Ma non accetto che osi mettere becco nella mia vita. Terrò la bocca chiusa su quella notte. Si accontenti della mia vita presente, che il passato è meglio evitarlo.
Riguardo Glenda, dopo le lezioni, abbiamo fatto il giro dell'Università. Le ho spiegato come funzionavano le cose e di stare attenta a non accettare inviti alle confraternite. Le feste sono uno sballo, lo ammetto, ma se sei una novellina, soprattutto straniera, la gente ne approfitta per farti il culo.
Non c'è da meravigliarsi se poi nessuno ti parla per il resto dell'anno per le cazzate fatte da ubriaco.
C'era già passata Eva. Davie s'era incazzata con Oliver, il playboy dell'Università. È il top del top nei suoi muscoli scolpiti, capelli biondi e barba appena accennata. Del fisco non c'è nulla da dire, ma manca la testa. Era uno stupido... Fine.
Puoi essere figo quanto vuoi, ma se ti manca la maturità, resterai un idiota.
Ricordo ancora le parole di mia cugina. Anche Ber è d'accordo con me. È spettacolare: ha un fisico asciutto grazie alla corsa, gli addominali appena visibili, la pelle liscia, i capelli rossi e gli occhi a mandorla. I suoi feriscono un ristorante di lusso in centro. Suo padre è di New York, sua madre viene dal Giappone.
Non è appassionata di manga, anzi li detesta. Quindi no, non tutti gli stereotipi sono veri.
Neanche io vado matto per la cultura orientale. Non mi ritengo un razzista, però resto fedele alla mia pasta con ketchup.
Ma direi di tornare al discorso principale "Glenda e le sue stranezze". Ho iniziato a notarle, quando per pranzo alla mensa ha preferito mangiare un piatto di riso. Devo averla guardata in modo strano.
Pensavo che in Italia si mangiasse la pizza a pranzo... no? Mi sbaglio io?
Controllerò a fondo su Google. Comunque ci siamo seduti con Davie e le sue amiche. Mia cugina ha sfoggiato la sua estroversione e ha subito tirato Glenda in un vortice di parole senza fine. Però hanno parlato, rispetto al silenzio della mattina.
Cosa avevo di strano?
Vabbè, vedrò di parlarle di più io.
Ho ascoltato solo l'ultima parte della conversazione...
-Come mai sei venuta a New York?-. Davie s'era sporta in avanti con i gomiti sul tavolo. I suoi capelli ricci le sono caduti davanti agli occhi. -Oh, ho vinto una borsa di studio-. Glenda ha esitato un momento prima di rispondere. Strano... Ma forse è stata solo una mia impressione.
Le ho già detto che i suoi occhi mi ipnotizzano? È strano, è la prima volta che mi succede. Quel blu mi mette agitazione, stuzzica qualcosa in me. Forse mi ricorda l'estate in California a casa della zia. È li che per la prima volta mi sono sentito libero senza nessun vincolo. L'acqua per me è essenziale, fare surf è una delle attività che preferivo...
No, no, no... Niente passato, niente ricordi, la mia è stata solo un infanzia di merda.
Glenda è strana. Davvero strana. Oppure lo sono tutti gli italiani?
Comunque è venuta in caffetteria con me e Davie oggi, come le dicevo all'inizio, perché mia cugina ha voluto farle assaggiare la vera colazione americana. Bacon e uova, una botta di proteine. Glenda ha rifiutato, preferiva cappuccino e brioche alla marmellata. Non credo che le siamo comunque piaciuti.
|| Aric
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