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"Allora, come mai mi hai chiamato?" chiese Sirius sorridendo all'amico.
"Dobbiamo parlare" disse Remus senza aggiungere altre spiegazioni.
L'altro annuì non sapendo se preoccuparsi o no e lo seguì in silenzio fino ad una delle panchine del parchetto in cui erano.
"Cosa devi dirmi? È una cosa brutta?"
"No per niente" disse l'altro mettendosi leggermente più vicino a lui. "Però è una cosa seria"
"Mi stai facendo preoccupare"
"Non devi" disse Remus stringendogli un braccio attorno alle spalle.

Okay, ora o mai più.

"In realtà ti ho portato qui perché volevo dirti che ti amo. Da un bel po' in realtà" disse, osservando attentamente l'espressione stupita di Sirius.
"Cos- veramente?"
"Certo" disse il biondo.
Sirius sorrise ancora non capacitandosi di quello che era appena successo, semplicemente gli si strinse vicino posandogli la testa sulla spalla.
"Anche io ti amo" disse. "Da quando ti ho visto per la prima volta sul bus"
sapeva che Sirius non diceva totalmente la verità ma stette zitto e si limitò a baciargli la testa.

I due si guardarono qualche secondo in silenzio, poi Remus gli sorrise e gli si avvicinò.
Sirius sembrò capire e lo baciò.

L'altro ricambiò posandogli una mano sulla guancia, sentendo le famose farfalle nello stomaco di cui aveva sempre letto nei libri.
Non pensava nemmeno potessero esistere, erano solo qualcosa che si inventavano i libri.

Però quel nodo allo stomaco, quella sensazione di potersi sciogliere in qualunque momento e la morbidezza delle labbra di Sirius a contrasto con le sue... L'unico modo per descrivere il suo benessere era solo dire che avesse le farfalle nello stomaco.

Sirius d'altro canto sentiva di stare per esplodere.
Si staccò appena sentì il fiato mancargli con tutte le guance rosse, e Remus nel notarlo rise un pochino.
"Come sei carino" gli disse facendogli un buffetto su una guancia.
"Anche tu sei carino Rem" mormorò l'altro posando la testa sulle sue gambe guardando verso l'alto.
"Se lo dici tu" disse l'altro continuando ad accarezzargli il viso.
"Sì, lo dico io"
Rimasero qualche secondo di nuovo in silenzio a guardarsi.

Non c'era molto bisogno di parole in quel momento, serviva soltanto la vicinanza.
"Remus non l'avevo visto quel tatuaggio sul collo"
"no? Mel'ha fatto Anna tipo un mese fa"
"Anna chi? Voglio tatuarmi qualcosa anche io"
e ricominciarono a parlare.
Perché per quanto fosse bello coccolarsi in silenzio non riuscivano a fare a meno di parlare.

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